Rimini, preso il capo del branco di stupratori: ha 20 anni ed è un richiedente asilo 

Di origine congolese, la Polizia lo ha intercettato e arrestato in treno ieri all’alba. Stava tentando di scappare in Francia. In Italia dal 2015 «per motivi umanitari»

RIMINI. Ultima fermata: stazione di Rimini. È qui che la Polizia all'alba ha fermato la fuga di Guerlin Butungu, 20enne congolese a capo del branco delle violenze a Rimini nella notte tra il 25 e il 26 agosto ai danni di una coppia di turisti polacchi e di una prostituta trans peruviana. Secondo gli investigatori, Butungu - arrivato in Italia nel 2015 da richiedente asilo per motivi umanitari e in possesso di un permesso di soggiorno fino al 2018 - stava cercando di scappare all'estero, forse in Francia. In tasca nessun biglietto ma alle 5.20, a Pesaro, è salito su un treno diretto a Nord dove presumibilmente avrebbe avuto il cambio per passare il confine. Si sentiva braccato dopo che, meno di 24 ore prima, due complici, fratelli di 15 e 17 anni nati in Italia da genitori marocchini, si erano costituiti mentre il terzo, nigeriano 16enne, era stato rintracciato dalla Polizia poco dopo. Gli uomini delle squadre mobili di Rimini e Pesaro e dello Sco erano sulle sue tracce. Ne hanno seguito gli spostamenti monitorando le celle telefoniche cui si agganciava il suo cellulare. Butungu, armato di coltello, alle 2 di notte era sfuggito alla cattura a Pesaro facendo perdere le tracce al parco Miralfiore. Nella corsa aveva perso i documenti. Poco dopo le 5 è salito sul treno e alla stazione di Rimini è stato intercettato e arrestato. Era solo a bordo del vagone, con sé aveva quattro bagagli, a conferma che voleva allontanarsi dal Paese. Quando ha visto gli agenti, freddo e impassibile, ha provato a rigettare le accuse negando l'identità. La perdita dei documenti però non gli dava scampo, e poi in una prima perquisizione gli sono stati trovati tre orologi, uno dei quali appartenente al polacco aggredito.
Per il questore di Rimini Maurizio Improta, cui sono arrivati i complimenti del capo della polizia Franco Gabrielli e del ministro dell’Interno Marco Minniti, è stato grande motivo di soddisfazione che all'arresto abbiano partecipato due agenti donne «per rendere anche simbolicamente giustizia alle vittime». Per stanare il quarto uomo, la squadra mobile di Rimini, diretta da Massimo Sacco, è stata affiancata dallo Sco di Roma il cui dirigente Alfredo Fabbrocini ha sottolineato che «era un dovere morale rendere giustizia alle persone oltraggiate. Persone non in grado di difendersi, la cui vita resterà segnata per sempre». Le forze dell'ordine hanno lavorato incessantemente per chiudere il cerchio attorno al branco.
Decisiva è stata la diffusione, due giorni fa, delle immagini delle telecamere di videosorveglianza che hanno ripreso i loro spostamenti dalla spiaggia di Miramare, dove hanno violentato la giovane donna polacca e pestato il compagno (entrambi dimessi dall'ospedale hanno fatto rientro in patria) fino alla Statale Adriatica dove hanno aggredito e violentato la trans.