LAVORO

Ripresa al rallentatore, recuperati 6mila posti

Sale l’occupazione soprattutto tra gli over 55, scende il tasso di disoccupazione. In Italia si superano i livelli del 2009 con quasi il 65 per cento di persone attive

PESCARA. Siamo ancora distanti dai dati precedenti alla grande crisi del 2008, ma la macchina del lavoro sembra essersi rimessa in moto. In Italia e in parte in Abruzzo. Nella nostra regione a fine 2016 gli occupati erano seimila in più rispetto all’anno precedente: 485mila contro i 479 mila del 2015, ma ancora distante dai 511mila del 2008. Una buona notizia rinforzata dalla piccola flessione del tasso di disoccupazione che è sceso di mezzo punto dal 12,6 al 12,1 per cento.

Resta preoccupante, come nota nella pagina di fianco l’economista Giuseppe Mauro, il tasso di disoccupazione giovanile, di poco superiore al 38 per cento, anche se in questi casi è sempre bene ricordare che si tratta di un valore circoscritto ai giovani che effettivamente sono in cerca di lavoro e non all’intera platea. Un dato comunque troppo alto. Basti confrontare le curve occupazionali per classi di età: cresce in Abruzzo (e in Italia) l’occupazione degli over 55, diminuisce quella dei giovani tra 15-24 anni e quella dei giovani tra 25-34 anni.

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Complessivamente in Italia le cose vanno un po’ meglio. L’occupazione aumenta e riporta il numero dei lavoratori al livello precedente la crisi economica: nell’anno gli occupati sono aumentati di 293.000 unità raggiungendo quota 22.758.000, il dato più alto dal 2009. Negli ultimi due anni, anche grazie agli sgravi contributivi, gli occupati sono cresciuti di quasi mezzo milione con un boom tra gli over 50 (+436.000) per l'effetto combinato della demografia e dell’aumento dell'età pensionabile.

Nell'anno appena trascorso nonostante l'aumento consistente della partecipazione al mercato del lavoro è diminuito ancora il tasso di disoccupazione (dall’11,9% all’11,7%) ed è cresciuto il tasso di occupazione (al 57,2% dal 56,3% del 2015), anche tra i più giovani (al 39,9% dal 39,2% tra gli under 35). La crescita dell’occupazione è stata più consistente al Nord (+167.000 posti) e nel Mezzogiorno (+101.000 posti) dove si registrano anche gli aumenti più elevati del tasso di chi lavora (+1,1 punti e +0,9 rispettivamente). In Abruzzo mostra un andamento particolarmente positivo L’Aquila.

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In media annua 2016 i disoccupati erano 3.012.000 in calo di 21.000 unità sul 2015. Nel quarto trimestre la crescita è rallentata con un aumento di soli 32.000 occupati sul terzo trimestre (+252.000 sul quarto trimestre 2015) e una lieve ripresa della disoccupazione (all'11,9% rispetto all'11,7% del terzo trimestre). La partecipazione al mercato del lavoro è al top dall'inizio delle serie storiche (2004) con il 64,9% delle persone tra i 15 e i 64 anni «attive», anche grazie alla permanenza al lavoro della fascia più anziana bloccata dalla stretta sulle regole per l'accesso alla pensione.

L'occupazione al Sud tra i 15 e i 64 anni è cresciuta di 0,9 punti ma i divari territoriali - spiega l’Istat - restano accentuati con oltre sei persone su 10 nella fascia considerata occupati nel Centro Nord e poco più di quattro al Sud. Se a Bolzano è occupato il 72,7% di chi è in età da lavoro a Reggio Calabria la percentuale si ferma al 37,1%. Se a livello nazionale il tasso di occupazione è cresciuto di 0,9 punti l'aumento si attesta a 1,7 punti in Emilia Romagna mentre in Umbria si perdono 0,4 punti (dal 63,1% al 62,7%). Barletta è la provincia con la percentuale più bassa di donne in età da lavoro occupate (24,1%), seguita da Napoli (25,5%) e Foggia (25,6%) mentre Bologna è quella con la percentuale più alta (con la crescita dal 63,5% al 66,5% supera Bolzano). «Premesso che è sempre importante se la disoccupazione scende» ha detto il numero uno della Cgil, Susanna Camusso «è però «ragionevole dire che il rapporto tra i 18 miliardi di euro spesi per gli sgravi contributivi e il calo di 0,2 punti del tasso di disoccupazione nel 2016 rispetto all'anno precedente, dimostra che quelle risorse sarebbe stato meglio spenderle diversamente». Sarebbe stato meglio utilizzarle - ha sottolineato Camusso - «per un piano straordinario del lavoro e dell'occupazione.