Roselli e l'affare Prg: "A Spoltore sono tutti intontiti"

Arrestati Roselli, Ranghelli (ex Pd) e Vernamonte, 13 indagati. Inchiesta su urbanistica e rifiuti. Corruzione da 150mila euro: ecco le intercettazioni

SPOLTORE. «Spoltore si salva, eh, eh, eh, perché bene o male sono tutti intontiti, non so se mi sono spiegato». Parla così Marino Roselli dell'affare dei palazzi a Spoltore e della necessità di cambiare il Prg mettendo un architetto e un ingegnere «di fiducia» nell'ufficio di Piano. L'urbanistica è l'ossessione dei politici e l'ufficio di Piano il mezzo per decidere il cambio della destinazione d'uso dei terreni. Anche Luciano Vernamonte è interessato all'ufficio di Piano e protesta per il ritardo: «Franco», così si lamenta con il sindaco Franco Ranghelli, «io sono incazzato perché avevamo concordato una cosa e, poi, quand'è la fine non si fa. E questo a me non mi sta bene». Ma nelle intercettazioni, Enzo Giansante, responsabile della ditta Maggioli spa vincitrice dell'appalto per la pubblicità e riscossione tributi, annuncia a Ranghelli che la proroga del contratto a suo figlio è «cosa certa». È il 23 dicembre 2009.

Giansante
: «Sindaco, buongiorno».
Ranghelli: «Buongiorno».
Giansante: «Niente, solo per farti gli auguri di Natale, niente di più».
Ranghelli: «Grazie, contraccambio, tanti auguri pure a te, augurissimi».
Giansante: «Ok, fai gli auguri pure a casa, a, aaa, Alex dovrebbe».
Ranghelli: «Eh».
Giansante: «Dieci, l'11, dovrebbe rientrare».
Ranghelli: «Speriamo bene, dai».
Giansante: «Sì, vabbè, l'abbiamo chiesto il contratto, per cui, ho parlato pure con lui. Ho detto fatti senti' verso l'8, il 9, mah, insomma, dovrebbe essere cosa certa ormai, vabbo'?».
Lo stesso 23 dicembre Vernamonte si lamenta perché la nascita dell'ufficio di Piano, un gruppo di sei architetti e ingegneri con la missione di cambiare il Prg, è sparita dall'ordine del giorno del consiglio comunale.
Vernamonte: «Quindi, praticamente, non si è messa all'ordine del giorno perché l'assessore non ha provveduto a fare le cose?».
Ranghelli: «Beh, l'assessore non ha provveduto a fare le cose, mica le faccio io, no? Se uno ha la delega, sto fuori dalla delega».
Vernamonte: «Allora, se l'assessore propone praticamente non c'è problema a metterlo all'ordine del giorno, amagari con un ordine del giorno istruttivo».
Ranghelli: «Beh, il problema è dimostrare l'urgenza, l'ufficio di Piano difficilmente si dimostra l'urgenza. Però, io non ho problemi Lucia' di nessun tipo».
Vernamonte: «Apposto, io se eravamo d'accordo».
Ranghelli: «Visto che ci facciamo gli auguri, che queste cose siano dette nel termine giusto della discussione perché ho sentito che ci sono un sacco di casini, di storie, non ho capito bene».
Vernamonte: «Franco, io».
Ranghelli: «Francamente, sono io che mi dovrei risentire perché, per me, sta apposto, dopo non sono io quello che fa la delibera, no?».
Anche Roselli preme per l'ufficio di Piano.
Roselli: «Noi sai che dobbiamo fare? Una riunione con la cosa dell'ufficio di Piano pronta la delibera».
Ranghelli: «Marino».
Roselli: «Che però anche se non va».
Ranghelli: «Marino, Marino, ascoltatemi, sennò, io dopo mi incazzo quando uno spara le mattita'. Io dopo le mattita' non le posso sentire perché siccome noi ci facciamo il mazzo tutti i giornmi, uno che sta seduto alla scrivania e spara una mattita', mi fa incazza'. Allora, noi abbiamo fatto gli incontri, abbiamo stabilito le cose, tu sei venuto pure tu e ci stava pure Partenza e ci stava pure Edgardo ed abbiamo fatto l'incontro con la cosa. Per l'ufficio di Piano si tratta di preparare una bozza, significa lavorarci manualmente».
Con Ranghelli, l'assessore Ernesto Partenza parla di «unzioni» per il Prg.
Partenza: «La relazione, qua, mo' mo', ci dobbiamo sentire oggi. Casomai oggi, domani, pure dopo il consiglio, dopodomani per vedere di fare qua sennò non ci riusciamo a farlo il Prg».
Ranghelli: «Ah beh, sì».
Partenza: «Senza unzioni, capito?».
Ranghelli: «Sì, appunto, il problema è proprio questo, ecco di trovare le soluzioni mo' pure in sede di bilancio vediamo che cosa. L'ufficio di Piano, mo' io vedo un attimo se domani riusciamo a fa' una cabina di regia».
Vernamonte vuole nominare un ingegnere di sua fiducia nell'ufficio di Piano: «L'ingegnere, ho già detto che eravamo d'accordo che l'avrei messo io», dice. Ma sulla bozza di regolamento anziché la figura «ingegnere edile» come previsto spunta «ingegnere civile» e Paolo Cilli rischia di ritrovarsi fuori.
Vernamonte: «Senti, lì non dovete mettere ingegnere civile, dovete mettere ingegnere edile perché così avevamo concordato, io sono andato a rivedere».
Ranghelli: «Come, come?».
Vernamonte: «Ingegnere edile, così avevamo detto».
Ranghelli: «Eh, come c'è scritto?».
Vernamonte: «Invece, c'è scritto ingegnere civile, noi dobbiamo mettere ingegnere edile. Ti ricordi che lo specificammo? Io sono andato a rivedere i fogliettini miei, perché avete cambiato?».
Ranghelli: «Io non ho cambiato niente».
Vernamonte ordina a Partenza di cambiare la dicitura e Partenza esegue.
Partenza: «Ho scritto edile però mi ha detto: va bene, mo' lo cambiamo però civile comprende pure quello. Io gli ho detto: guarda fa come cazzo ti pare ma scrivici edile, chiuso».

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