Sale e carbone, la sfida degli arrosticini

Sono 27 i locali aperti in due strade, i signori delle pecore raccontano i loro segreti: girati 4 volte sul fuoco vivo e pazienza

MONTESILVANO. Sono più buoni quelli di Villa Celiera o di Pianella, quelli fatti a mano da 32 grammi o tagliati a macchinetta (22 grammi), ma soprattutto meglio quelli del Chilometro lanciato o dello Stradone? È quasi una sfida fatta di bacchette di bambù e carne di pecora quella che mette uno contro l’altro i ristoranti di via Vestina e via Verrotti: 27 locali lungo le due strade di Montesilvano, tutti con la stessa missione e cioè scommettere sugli arrosticini per difendere l’orgoglio abruzzese dall’avanzata della globalizzazione culinaria.

«Gli arrosticini sono un marchio d’Abruzzo e ancor di più un marchio della provincia di Pescara», riflette Carlo Chiola dell’Hostaria Vestina. Chiola prepara arrosticini da 40 anni: «La qualità e la frollatura della carne sono il punto di partenza, non si possono cucinare arrosticini appena uccisa una pecora: la carne va tenuta due giorni in frigo. E poi gli arrosticini», dice il ristoratore, «si cucinano sul carbone rosso vivo, girandoli 4 volte e mettendo soltanto sale: in media 7/8 minuti di cottura. In 40 anni di lavoro, il gusto degli arrosticini è cambiato e si è fatto più moderno: meno saporiti e più cotti ma sempre con un fascino entusiasmante. In questo scenario», afferma Chiola, «il ruolo di Montesilvano è importante perché la bretella degli arrosticini che parte da Villa Celiera e Civitella Casanova porta proprio da noi».

«Noi facciamo cucina casereccia a prezzi popolari, a partire dagli arrosticini», dice Daniele Trabucco del ristorante Da Festerino, via Sciesa traversa divia Vestina, con lo slogan in stile Hard Rock Cafè: «Hard lu fock li rrustell». «Gli arrosticini vanno forte, da quelli classici a quelli di pollo che facciamo noi fino a quelli tosti, con fegato, cipolla e peperoncino». La variante light, di pollo, si trova anche allo Stuzzico e da Sapori di pizza, entrambi in via Vestina.

«I nostri arrosticini sono fatti a mano, altro che industriali. È tutta un’altra cosa», sorride Gabriella Michelucci della trattoria Abruzzese in via Vestina, «i veri intenditori vengono qui apposta». Ma come si fa a riconoscere gli arrosticini più buoni? Se il pesce va guardato per capire se è fresco, non è così per li rrustell: «Bisogna provarli e basta», avverte Michelucci che guida il suo ristorante da 38 posti dove l’imperativo è comprare il meno possibile perché quasi tutto si produce in casa.

L’ultimo personaggio sbarcato alla pizzeria Da Luciano, un locale aperto dal 1984 in via Verrotti, è il nuovo attaccante argentino del Pescara, Milton Caraglio: «Gli arrosticini sono piaciuti anche al calciatore e ai suoi procuratori», racconta Rita Manes che gestisce il locale con il marito Pasquale e i figli Alessio e Aurelio, «l’importante è offrire un prodotto abruzzese e genuino, cotto a puntino, né troppo e né troppo poco. Insomma, fare gli arrosticini è una cosa semplice ma mi sono accorta che fare bene le cose semplici è piuttosto difficile». Gli arrosticini sono un po’ come il Martini dell’agente 007: se James Bond lo pretendeva «agitato e non mescolato», gli arrosticini devono essere «morbidi ma non mollicci», dice Manes.

La Pecorella, in via D’Annunzio, è un circolo aperto da 6 anni che si regge su arrosticini, bruschette e salsicce: «Cucina semplice e senza segreti. Ma serve tanta pazienza», dice Cristina Gagliardo che gestisce il locale con Monica Evangelista, «il buon nome del nostro ristorante, oltre che sulle recensioni su Internet, viaggia con il passaparola. Bisogna provare».

«Gli arrosticini devono essere teneri, dal sapore gradevole e non troppo forte, cotti sulla brace a fuoco vivo», raccontano i fratelli Lorenzo e Luana Di Liborio che gestiscono la Vecchia Locanda in via Vestina, a un passo dallo stadio Mastrangelo: «Siamo teramani e offriamo anche le nostre specialità, dalle virtù al tacchino alla canzanese. Sono le nostre radici e pure i pescaresi le apprezzano tanto».

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