Semivicoli, design in mostra Marina Cvetic apre il castello

Dal 20 al 24 giugno l’esposizione di disegni e arredi dei coniugi Eames

di Federica D’Amato

. Non è un paragone avventato quello che tenta di instaurare una relazione positiva tra poesia e design: possiamo affermare che entrambe rappresentano la coscienza avanguardista delle loro sorelle più solide e monumentali, ovvero della prosa e dell’architettura; una sorta di zona franca in cui la contingenza di queste ultime si libera dal proprio carattere funzionale, abbandonandosi all’estro della creazione, tanto da far avanzare il linguaggio delle parole e delle forme, deliberando l’immaginario comune ad accogliere un nuovo paradigma.

Anche in negativo, purtroppo, il paragone è appropriato: non sono forse, poesia e design, giudicate “inutili”? Ahinoi all’interno di un luogo comune che confonde la necessaria gratuità della bellezza, della ricerca, con la sua improduttività. L’esempio tangibile di queste ed altre riflessioni sarà concretizzato dalla passione di Franco D’Amico, da Pierluigi Tranti e dall’amore per l’arte di Masciarelli Vini nella persona di Marina Cvetic, in collaborazione con le importanti aziende del mobile Vitra e Fritz Hansen, che nella suggestiva cornice del Castello di Semivicoli, a Casacanditella (provincia di Chieti), hanno dato vita ad una mostra retrospettiva su oggetti disegnati da Charles e Ray Eames , tra i più importanti architetti del XX secolo. L’esposizione, in programma dal 20 al 24 giugno con vernice mercoledì alle ore 19, mira ad informare e sensibilizzare il grande pubblico sull’importanza che riveste il design nella qualità della vita di tutti i giorni, al di là di quella percezione errata che ci fa pensare agli oggetti di design come lusso per pochi, superfluo mobilio atto a soddisfare i capricci di chi può permetterselo, suppellettili autoreferenziali buoni a riempire gli spazi vuoti di una mostra d’arte contemporanea. ll percorso della retrospettiva si apre con i prodotti degli Eames disegnati dal 1940 al 1970 e con una raccolta di disegni, schizzi, appunti dedicati ai temi centrali del loro lavoro, ovvero la ricerca di soluzioni per le esigenze primarie della gente: il comfort, l’abitazione e la conoscenza.

«Tutta la nostra struttura» spiega il designer pescarese Franco D’Amico «è ispirata alla filosofia progettuale degli Eames, i quali sostenevano che il design migliora lo standard di vita delle persone e che poteva quindi essere un fattore di cambiamento sociale. Oggi la grande distribuzione tende a standardizzare e mercificare i prodotti di design, non tenendo conto che quest’ultimo è il giusto compromesso tra funzione e forma. Credo che la qualità ripaghi sempre, specialmente in periodo di crisi, e mi auguro che la gente capisca che la qualità non è un valore aggiunto, ma un valore necessario». Ebbene, un’operazione divulgativa la cui tensione risulta essere quella di offrire all’uomo “comune” un punto di vista differente. Ma chi erano Charles e Ray Eames? «Chiunque coltivi un interesse nel campo del design è destinato prima o poi a incontrare il lavoro di Charles e Ray Eames», prosegue D’Amico, «e chiunque si dedichi al soggetto con serietà e attenzione non potrà non rispondere con stupore e ammirazione alla qualità, alla varietà e all'ampiezza della loro produzione, un'opera meglio compresa se vista come risultato di una fruttuosa cooperazione tra due personalità differenti, dotate tuttavia di un talento e una competenza perfettamente complementari. La collaborazione tra Charles e Ray Eames iniziò nel 1940. Prima di allora, Charles Eames, nato nel 1907, era attivo principalmente come architetto, mentre Ray Bernice, nata nel 1912, aveva studiato arte a New York. Unitasi in matrimonio nel 1941, la coppia si trasferì a Los Angeles, dove aprì uno studio: da quel momento gli Eames avrebbero dato vita a una produzione straordinariamente diversificata, che comprende molte soluzioni rivoluzionarie di design di mobili, importanti opere architettoniche, mostre, film, giocattoli, grafica, design: la Lounge Chiar & Ottman, ad esempio, rappresenta ancora oggi un simbolo del ’900. Un’opera che, fino al 1978 con la morte di Charles, e dieci anni dopo con quella di Ray, ha fortemente influenzato il ruolo del designer nella società moderna».

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