Sospiri, Cordoma e la paura dell'arresto

Caso Ecoemme, i due politici intercettati si fanno coraggio: «I soldi? Li ha presi An»


PESCARA. La bomba rifiuti esplode al tramonto dell'estate. Innescata da Pescara, deflagra tra Teramo e Spoltore. Ma le sue schegge raggiungono e scuotono anche Montesilvano. Quando l'assessore regionale alla sanità Lanfranco Venturoni e l'imprenditore della Deco Rodolfo Di Zio vengono arrestati - è il 21 settembre 2010 - il timore di misure cautelari si diffonde anche nella quinta città d'Abruzzo.
RICHIESTA DI ARRESTI E' una sensazione fondata, ché la Mobile di Pescara ha già sollecitato la procura a chiedere gli arresti domiciliari per il sindaco Pasquale Cordoma e per il consigliere regionale del Pdl Lorenzo Sospiri. I due si sentono più volte al telefono, si fanno coraggio. Spunta anche un incontro vicino al cimitero.
E' il filone Ecoemme, lo stesso per il quale pochi giorni fa il pm Anna Rita Mantini ha sollecitato il processo per entrambi, accusati di corruzione, insieme ad altri 7 tra politici e amministratori.
La richiesta di arresti stavolta incontra una procura più cauta, ma gli investigatori (prima guidati da Nicola Zupo e poi dall'attuale capo della Mobile Pierfrancesco Muriana) a gennaio 2011 reiterano la richiesta, giustificandola con la necessità di evitare nuovi possibili reati da parte dei due principali indagati, accusati di avere favorito il predominio dei Di Zio attraverso la Ecoemme, società pubblica-privata per la raccolta dei rifiuti di Montesilvano, composta da Comune (49,86 per cento), Comunità montana Vestina (2,31) e Deco spa di Spoltore (47,83).
«NON MOLLARE» La Mobile ha appena arrestato Venturoni e Di Zio, quando Cordoma telefona a Sospiri: «Teniamo duro al momento...Lorenzo non mollare...non mollare di un centimetro...non mollare, io dico, a livello psicologico». Ma l'altro replica: «A livello psicologico, ho già mollato».
I due si preoccupano di accertare se Sospiri sia indagato, dando per certo - deducono gli investigatori - il coinvolgimento di Cordoma. Il quale, al telefono con un familiare che gli domanda chi sia Di Zio, sintetizza: «Di Zio è la Deco, ha il monopolio della spazzatura in tutto l'Abruzzo. Semplicemente questo». Commenta la polizia: «Peccato che proprio lui, con un'inversione di marcia, abbia contribuito affinché tale stato di cose in Abruzzo non mutasse».
Il riferimento, secondo l'accusa, è al dietro front del sindaco che dopo una dichiarata volontà di riportare la legalità nell'Ecoemme, torna sui suoi passi e favorisce Di Zio, impedendo, dopo esserne stato il promotore, la liquidazione dell'Ecoemme e di indire la gara a evidenza pubblica per il servizio di igiene urbana per il Comune di Montesilvano. «Il tutto per favorire l'amico Sospiri che aveva necessità di ottenere contributi elettorali e per rinforzare la sua posizione con assunzioni di favore».
LE GARANZIE A scandalo scoppiato, Cordoma cerca di informarsi sulla posizione giudiziaria del consigliere comunale di Pescara e al telefono - intercettato dalla Mobile - lo tranquillizza, sostenendo di avere ricevuto garanzie sul fatto che non sia coinvolto nell'inchiesta. E' il 22 settembre.
Sospiri: dimmi
Cordoma: non c'è proprio niente
Sospiri: per il momento
Cordoma: eh ma no, è chiuso quindi...
Sospiri: e chi lo ha detto?
Cordoma: lo dicono, così è uscito. Oggi è chiuso, è chiusa, è chiusa, però non c'è niente
Sospiri: questa è una buona notizia anche per te
Cordoma: sì, sì, ma io e te siamo stati tranquilli
Sospiri: io sono tranquillo, ma Di Stefano (il senatore del Pdl coinvolto nel filone teramano, ndr) l'hanno messo sotto inchiesta per contributi regolarmente denunciati, capito?
Cordoma: però Mascia no! Non l'hanno messo sotto inchiesta per contributi regolari
Sospiri: bravo
Cordoma: no, stai tranquillo che non c'è. Perché se c'era, stai pur certo che...è tranquillo.
Il giorno dopo, esce la notizia di un contributo elettorale di 10 mila euro versato dalla Deco a Sospiri. Per l'accusa, è il prezzo della corruzione. I due commentano la notizia al telefono, Sospiri nega di avere ottenuto personalmente i soldi, diretto a suo dire, non solo a lui, ma a 7 candidati di An, e sostiene che Di Stefano li avrebbe "costretti" a percepire denaro da Di Zio.
Sospiri (commentando l'articolo): c'è un filone d'indagine che riguarda Montesilvano? Spunta anche il mio nome perché ho ricevuto un contributo da Di Zio...e che tu prima volevi fare la gara...e poi avresti smesso di farla...io mi incazzai con Di Stefano, dicendogli che non li volevamo, se ti ricordi, così come non li ho presi io perché li ha presi An... Aveva sette candidati, mica li ho presi solo io...ma, Lillo, non è che dice che sono contributi irregolari...
IL CIMITERO La mattina del 27 settembre, qualche giorno prima dell'interrogatorio fissato in procura, il sindaco chiede a Sospiri un incontro urgente: «Ho bisogno, Lorenzo, ti devo dire una cosa...appena sei in zona ci vediamo, subito». I due s'incontrano poco dopo, al parcheggio del cimitero.
Il 28 settembre, ricostruisce la Mobile, durante un consiglio comunale che deve votare un assestamento di bilancio, Cordoma prende atto che alla sua maggioranza mancano i numeri per votare favorevolmente la delibera. Il sindaco telefona a Sospiri e gli chiede di mediare. Sospiri lo consola, gli riconosce di avere fatto appieno il suo dovere, escludendo trattative politiche per evitare le dimissioni di Cordoma.
Sospiri: «Non ha più senso continuare questa buffonata, prendi atto di non avere una maggioranza e ti appresterai a dare le dimissioni...non è colpa tua se certi consiglieri per ripicche personali o per questioni politiche votano contro gli equilibri di bilancio
Cordoma: perfetto
Commenta la Mobile: «E' evidente che le dimissioni del sindaco, in una fase in cui Sospiri era fortemente preoccupato dagli effetti delle indagini in corso, avrebbero giovato agli indagati, facendo venire meno i presupposti per un'eventuale misura cautelare».
Cordoma lascia l'incarico. Ma dopo l'interrogatorio in procura - dove respinge le accuse e assicura, fuori verbale, che il suo rapporto con Sospiri si è raffreddato - intende ritirare le dimissioni e cerca di ottenere dai suoi legali rassicurazioni che nessun provvedimento cautelare lo possa colpire. Almeno questa è la tesi degli investigatori. «Tutto a posto, mi hanno detto», commenta Cordoma con un consigliere comunale, «fai, fai, mi hanno detto: vai avanti».
LA RICHIESTA BIS La richiesta di domiciliari si ripete il 3 gennaio scorso, lo stesso giorno in cui il Comune dà il via alla gara d'appalto per i rifiuti attesa dal 31 dicembre 2006. La firma, stavolta, è del successore di Zupo, Muriana: «Le esigenze cautelari appaiono accresciute», scrive l'investigatore insieme all'ispettore capo Franco Nonni, «visto che le perquisizioni prima (novembre 2009) e le misure cautelari dopo (settembre 2010) non sembrano aver determinato l'interruzione» dei reati. Ma il 20 gennaio la procura chiude l'inchiesta.

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