Spaccio, sfrattati i rom

Cacciati gli abusivi, il Comune si riprende le case
PESCARA. La mossa che dà lo scacco ai signori della droga, inquilini abusivi delle case popolari, comincia alle cinque e mezza di ieri quando a Rancitelli domina il buio. Quattro ore dopo, i rom delle famiglie Spinelli, Ciarelli, Di Rocco e Insolia sono fuori da quegli alloggi utilizzati per spacciare droga. In cima alla lista dei cento sfratti da eseguire per ridare le case ai cittadini in coda ci sono loro, i rom.
Quattro appartamenti - uno nel Ferro di cavallo di via Tavo, due in via Lago di Borgiano, uno in via Caduti per Servizio - vengono liberati dai loro inquilini abusivi, svuotati dai mobili, televisori al plasma, oggetti di valore, consegnati agli assegnatari in graduatoria. Un’operazione che va a segno per colpire i rom, padroni indiscussi del quartiere popolare che fa del degrado la sua legge. I quattro sfratti sono il pugno di ferro brandito dalle istituzioni per riportare le regole a Rancitelli, una zona dove la legalità viene calpestata quotidianamente. Un’azione di forza che ha l’obietivo dichiarato di dare lo stop al potere incontrastato degli zingari, anche dopo l’omicidio di Alba Adriatica: Emanuele Fadani, 37 anni, è morto per i pugni di tre rom.
IL BLITZ La colonna di mezzi delle forze dell’ordine arriva in via Lago di Capestrano, svoltando da via Tiburtina, quando è ancora buio e le strade sono deserte. Il serpente di pattuglie che marcia lento e a sirene spente si divide: una parte svolta verso via Lago di Borgiano e i suoi palazzi coperti da un’impalcatura perenne, un’altra parte punta in via Tavo invadendo il parcheggio del ferro di cavallo.
IL FERRO DI CAVALLO Il silenzio del Ferro cavallo, il luogo simbolo dello spaccio alla pescarese, viene violato alle cinque e mezza: a scortare i vigili urbani ci sono i poliziotti del reparto Mobile, diretti da Nicola Zupo e giunti anche da Bari. I poliziotti sono in assetto antisommossa, con i caschi attaccati alla cinta e i manganelli in mano: sono pronti a fronteggiare la rabbia dei rom cacciati di casa. Un’ira che prima cova in silenzio e dopo sfocia con i pugni alle porte.
IL MESSAGGIO DI ZUPO Era stato il dirigente della Mobile, il 16 novembre durante una conferenza stampa per il sequestro di 1,8 chili di eroina, a far capire la necessità di controlli mirati a Rancitelli perché è nelle case popolari che si annida il cancro dello spaccio gestito dai rom. Il paradosso è che gli appartamenti sono occupati abusivamente dai signori della droga mentre i cittadini sono in coda, tutti pazienti ad aspettare.
IL PALAZZONE La polizia municipale, coordinata dal comandante Giuseppe Chincoli, imbocca così la scalinata fino al terzo piano del Ferro di cavallo, suona il campanello del civico 181 e notifica il provvedimento di sfratto. Il palazzone si accende: è l’ora della sveglia scoccata all’alba.

Quattro appartamenti - uno nel Ferro di cavallo di via Tavo, due in via Lago di Borgiano, uno in via Caduti per Servizio - vengono liberati dai loro inquilini abusivi, svuotati dai mobili, televisori al plasma, oggetti di valore, consegnati agli assegnatari in graduatoria. Un’operazione che va a segno per colpire i rom, padroni indiscussi del quartiere popolare che fa del degrado la sua legge. I quattro sfratti sono il pugno di ferro brandito dalle istituzioni per riportare le regole a Rancitelli, una zona dove la legalità viene calpestata quotidianamente. Un’azione di forza che ha l’obietivo dichiarato di dare lo stop al potere incontrastato degli zingari, anche dopo l’omicidio di Alba Adriatica: Emanuele Fadani, 37 anni, è morto per i pugni di tre rom.
IL BLITZ La colonna di mezzi delle forze dell’ordine arriva in via Lago di Capestrano, svoltando da via Tiburtina, quando è ancora buio e le strade sono deserte. Il serpente di pattuglie che marcia lento e a sirene spente si divide: una parte svolta verso via Lago di Borgiano e i suoi palazzi coperti da un’impalcatura perenne, un’altra parte punta in via Tavo invadendo il parcheggio del ferro di cavallo.
IL FERRO DI CAVALLO Il silenzio del Ferro cavallo, il luogo simbolo dello spaccio alla pescarese, viene violato alle cinque e mezza: a scortare i vigili urbani ci sono i poliziotti del reparto Mobile, diretti da Nicola Zupo e giunti anche da Bari. I poliziotti sono in assetto antisommossa, con i caschi attaccati alla cinta e i manganelli in mano: sono pronti a fronteggiare la rabbia dei rom cacciati di casa. Un’ira che prima cova in silenzio e dopo sfocia con i pugni alle porte.
IL MESSAGGIO DI ZUPO Era stato il dirigente della Mobile, il 16 novembre durante una conferenza stampa per il sequestro di 1,8 chili di eroina, a far capire la necessità di controlli mirati a Rancitelli perché è nelle case popolari che si annida il cancro dello spaccio gestito dai rom. Il paradosso è che gli appartamenti sono occupati abusivamente dai signori della droga mentre i cittadini sono in coda, tutti pazienti ad aspettare.
IL PALAZZONE La polizia municipale, coordinata dal comandante Giuseppe Chincoli, imbocca così la scalinata fino al terzo piano del Ferro di cavallo, suona il campanello del civico 181 e notifica il provvedimento di sfratto. Il palazzone si accende: è l’ora della sveglia scoccata all’alba.