Sparò contro il buttafuori, arrivata la sentenza: condannato a 8 anni

Di Pietrantonio sparò dei colpi di pistola davanti allo stabilimento Maja nell’agosto dello scorso anno, dopo l’ingresso negato all’amica minorenne
PESCARA. Otto anni di reclusione con il rito abbreviato. È la condanna che il gup Francesco Marino ha inflitto a Jhonny Di Pietrantonio, difeso dall’avvocato Roberto Serino, accusato del tentato omicidio di un uomo della sicurezza dello stabilimento Maja: fatto accaduto il 23 agosto dello scorso anno.
Tentato omicidio, lesioni personali nei confronti di due persone coinvolte per caso in quella sparatoria, porto abusivo di pistola. Sono le accuse dalle quali si è dovuto difendere ieri Di Pietrantonio.
Quella sera l'imputato si era presentato davanti agli uomini della sicurezza del locale con un’amica minorenne e il buttafuori aveva impedito alla giovane di entrare proprio per la minore età. Ma quella risposta non venne accettata da Di Pietrantonio che, dopo aver minacciato l’uomo della security di “fargliela pagare”, gridandogli contro «mò vengo, ti faccio vedere io», si era allontanato dall’ingresso dello stabilimento. Una ventina di minuti più tardi, in sella al suo scooter, era però tornato da solo e con in pugno una pistola Browning calibro 7,65. Iniziò a sparare (in totale sei colpi) ad altezza d’uomo nel tentativo di colpire chi aveva impedito alla sua amica di entrare, ma senza riuscirvi perché l'uomo si rifugiò dietro delle transenne. Ma quei colpi sparati a caso finirono, invece, per colpire due giovani che si trovavano lungo la traiettoria e che rimasero feriti anche se, fortunatamente, in maniera leggera.
Iniziati gli spari ci fu il fuggi fuggi dei tanti clienti che non sapevano neppure del precedente diverbio e videro quell'uomo arma in pugno, iniziare a sparare. Panico totale in una serata che doveva essere dedicata al ballo e al divertimento. Una volta esplosi i colpi l'imputato si allontanò prima che giungessero le volanti della polizia. Ma le immagini delle telecamere della zona, le dichiarazioni rilasciate dai presenti e, soprattutto, quelle del buttafuori che conosceva Di Pietrantonio, indirizzarono gli investigatori verso l'imputato. Il suo legale, Serino, aveva chiesto il rito abbreviato condizionato all’esame di un teste che avrebbe dovuto dimostrare una sorta di provocazione subita dall’imputato da parte del buttafuori che avrebbe minacciato Di Pietrantonio e la sua famiglia se non se ne fosse andato. Ma, nonostante il risarcimento del danno nei confronti dei due ignari ragazzi che rimasero colpiti di striscio dalle pallottole esplose quella sera, il giudice Marino gli ha comminato una pena di otto anni di reclusione applicandogli anche le attenuanti generiche e non invece la recidiva, oltre alla interdizione perpetua dai pubblici uffici.