Pescara

Spiava le colleghe nel bagno, carabiniere forestale patteggia: pena di un anno e due mesi

7 Luglio 2025

Pescara, i video registrati in caserma: telecamera nascosta nella toilette delle donne. (Nella foto, una telecamera Go-Pro come quella installata nel bagno della caserma)

PESCARA. Sceglie la strada del patteggiamento e, davanti al gup Francesco Marino e al pm Giuseppe Bellelli, concorda la pena di un anno e due mesi di reclusione. L'imputato è un carabiniere forestale finito sotto inchiesta e poi sotto processo, per «interferenze illecite nella vita privata», un reato piuttosto inusuale, soprattutto per un militare, che il pm Fabiana Rapino decise di contestargli. Altrettanto strana è la vicenda che riguarda questo sottufficiale dei forestali “guardone” che, non si è mai saputo per quale motivo, decise di mettere una telecamera nel bagno delle colleghe.

Le considerazioni strettamente tecniche legate al procedimento, lasciano però il tempo che trovano rispetto a quanto devono aver provato le due colleghe spiate nella loro intimità. Sicuramente stupore e angoscia per la violenza subita e per l’intimità violata da quell’oggetto rivolto verso di loro. Ma anche incredulità, dal momento che l’imputato era considerato una sorta di esperto in questioni informatiche, al punto che la collega si rivolse proprio a lui per farsi spiegare cosa poteva essere quello strumento trovato sopra l’armadietto del bagno. E, stando a quanto accertato dalla Procura, sarebbe stato proprio in quel momento che l’imputato, con estrema abilità, avrebbe sfilato la scheda Sim dal supporto, facendola sparire. Di qui la contestazione del pm poiché «immutava artificiosamente il corpo del reato, mediante distruzione ed occultamento della scheda di memoria ivi contenuta». A suo carico anche il reato di falso in quanto «redigeva la relazione di servizio del 25 maggio 2024 nella quale attestava falsamente e contrariamente a quanto emerso, che la Go-Pro (la telecamera n.d.a.) dallo stesso maneggiata, non era dotata di scheda di memoria».

Nell’imputazione principale si legge che l’imputato «mediante l'installazione di una Go-Pro all'interno del bagno delle donne nella caserma, funzionante, con l'obiettivo in direzione dei sanitari e rinvenuta accesa, fissata con nastro adesivo sulla parte inferiore dell'armadietto, si procurava indebitamente immagini attinenti alla vita privata delle colleghe e segnatamente immagini intime». La prima ammissione fu quella di riconoscere come sua quella telecamera, affermando che l'aveva comunque portata per girare delle immagini istituzionali. Due erano le parti civili: la collega che aveva scoperto la telecamera e presentato la denuncia, e un'altra. Le due, con la scelta del patteggiamento, avranno solo la possibilità di agire civilmente nei confronti del loro collega che attualmente è in malattia e in attesa che il tribunale militare esamini la vicenda. Nella perquisizione eseguita in casa dell'imputato da parte dei colleghi del Nipaaf, questi ultimi non trovarono immagini ricollegabili a quelle riprese incriminate, ma altro materiale utile alle indagini, forse scaricato da internet, ma sicuramente non quei video registrati in caserma.