Spray, cartacce e urina Così soffoca la fontana delle 5 cannelle ai Colli

Il lavatoio ottocentesco, costruito davanti alla basilica della Madonna dei Sette dolori, è nel degrado

PESCARA. E' annoverata nel patrimonio culturale della Regione Abruzzo e conosciuta dai pescaresi come la fontana "de li cinque cannille". Il lavatoio ottocentesco, costruito dall'allora sindaco Leopoldo Muzii nella piazza di fronte alla basilica della Madonna dei Sette dolori, da tempo soffoca tra l'erba alta e il tanfo acre di urina.

L'allegro vociare delle massaie, che fino agli inizi del secolo scorso si davano appuntamento per lavare il bucato e raccontarsi le chiacchiere del quartiere, è stato sostituito dalle cartacce e dalla sporcizia. La fascetta decorata è stata imbrattata dai writer: quelle sigle illeggibili realizzate con lo spray compaiono tra i mattoncini a vista e ricoprono per intero la parete posteriore del monumento. Le foglie secche sono ammassate nelle vasche laterali, lì dove un tempo sgorgava l'acqua. Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di rimozione dei legami con il passato. Una traccia della storia recente sfuggita ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale si trova in stato di totale abbandono.

La fontana delle cinque cannelle compare sul sito internet della Regione Abruzzo nella sezione riservata alle opere di interesse architettonico, accanto alle fortezze medievali e alle chiese barocche. Fu donata agli abitanti dei Colli nel 1882, per risarcirli della perdita del municipio, trasferito l'anno prima da Castellammare alla sede di viale Bovio.

Oggi, l'aspetto che più imbarazza i residenti del quartiere, è rappresentato da quell'odore persistente di urina che proviene dai bagni pubblici e si espande nell'intero piazzale. Il cartello con l'indicazione dei servizi igienici è apposto su un albero ad alto fusto, ma i locali segnalati non possono essere utilizzati: a una porta manca la maniglia, mentre l'altra è chiusa a chiave.  Poco male, per sopperire alla mancanza sono stati sistemati due bagni chimici proprio accanto alla fontana dell'Ottocento, con buona pace di coloro che non hanno perso l'abitudine di leggere il giornale in piazza e di chiacchierare sulle panchine all'uscita dalla messa.

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