Studenti bocciati, ricorsi respinti

25 Ottobre 2011

Decine di casi al Tar, ma le sentenze difendono l'operato delle scuole

PESCARA. I figli vengono respinti a scuola? Impugnare l'esito degli scrutini davanti ai giudici non è il migliore dei affari. Sono decine i ricorsi che ogni anno arrivano davanti al Tar di Pescara per contestare bocciature a scuola, vissute spesso dalle famiglie come una disgrazia "precipitata" in casa senza alcun preavviso. Il tentativo di rovesciare il giudizio dei docenti s'infrange regolarmente contro la volontà dei giudici, che ricordano ai genitori - prima ancora che ai ragazzi - il dovere di seguire e assistere regolarmente i propri figli durante il loro percorso di studi. In molti casi, le famiglie rimproverano alle scuole di aver omesso di predisporre nel corso del secondo e decisivo quadrimestre gli interventi didattici necessari per il recupero dell'alunno e di non essere state adeguatamente informate dell'andamento scolastico dei figli.

La giurisprudenza amministrativa ha già più volte precisato che sulla legittimità del giudizio finale espresso in sede di valutazione per l'ammissione alla classe successiva non possono incidere la mancata attivazione durante l'anno delle iniziative di sostegno che si concretizzano in corsi di recupero.

«La mancanza di quest'ultimi», infatti, scrivono i giudici nelle sentenze, «non ha alcuna influenza sul giudizio che il consiglio di classe è chiamato a esprimere in sede di scrutino finale, dal momento che le eventuali disfunzioni organizzative verificatesi nel corso dell'anno scolastico, pur se idonee a determinare una migliore fruizione di attività integrative, non sono di per sè sufficienti a giustificare o modificare l'esito negativo delle prove di esame, visto che il giudizio di non ammissione di un alunno alla classe superiore si basa solo sulla constatazione sia dell'insufficiente preparazione personale dello studente sia dell'incompleta maturazione personale, ritenute necessarie per accedere alla successiva fase di studi».

In un caso, dice il Tar, i genitori dell'alunno «erano di certo a conoscenza della fragilità e della carenza delle competenze manifestate» e nessuna «rassicurazione» era mai stata manifestata al riguardo dai docenti. Peraltro, la situazione scolastica del figlio emergeva non solo dai risultati del precedente anno scolastico, ma anche dalla scheda personale del primo quadrimestre, nella quale erano evidenziate 4 insufficienze (un 4 e tre 5) che, spiega il Tar, «avrebbero dovuto indurre i genitori a seguire il percorso scolastico del figlio nei mesi successivi con attenzione e assiduità, non potendo addebitare alla scuola carenze informative». Là dove, poi, i genitori contestano la mancanza di «motivazioni adeguate» sulle schede, i giudici replicano che «la scheda personale dell'alunno «contiene analitiche valutazioni, relative alle singole discipline, all'insufficiente preparazione dello studente e all'incompleta maturazione personale». Tutti elementi sufficienti a giustificare la decisione di far ripetere l'anno. E a vedere respinti i ricorsi al Tar. (g.p.c.)