Suor Olga, una vita per gli altri

La missionaria comboniana ha festeggiato il centesimo compleanno

PESCARA. Con la voce forte e piena ha rotto i toni sommessi della messa officiata per i suoi 100 anni, e in un attimo il calore della sua Africa è entrato prepotente nella cappella del convento di via Bardet. «Prego per la pace nel nord Africa, per la libertà di tutti i popoli». Suor Olga Pignatelli ha festeggiato ieri il secolo di vita stretta nell'affetto delle consorelle comboniane, con la mente rivolta alle missioni e alla sua vita spesa nei luoghi più difficili della terra alla «ricerca di cuori».

«Ti ringrazio per tutto il tempo che mi hai dato, per le persone che ho incontrato e per i posti in cui sono stata. Mi sono sempre sentita a casa», ha detto suor Olga, «e ti prego per la pace nel nord Africa, ma anche per la pace sociale nella nostra nazione, e per quella profonda dentro ognuno di noi».

La missionaria comboniana è nata il 27 marzo del 1911 da genitori aquilani. Papà ingegnere, lei si laurea in lettere. Giovanissima parte per Londra, per approfondire gli studi e migliorare la lingua, in modo da poter insegnare ovunque.

L'incontro con la spiritualità affonda le sue radici nella prima adolescenza, e poi è tutto un crescendo. Il primo Paese dove va in missione è l'Uganda, e lì fonda la prima scuola secondaria. E' il '52.

Sono stati anni di grande fatica e di entusiasmo, indimenticabili. «Suor Olga ha insegnato alle sue studentesse il rispetto per loro stesse», racconta don Tarcisio Agostoni, anche lui missionario comboniano e padre spirituale della suora, venuto da Como per celebrare la messa, «quando le ragazze si inchinavano davanti ai nuovi arrivati, diceva loro di alzarsi per un fatto di dignità».

Una sua scolara, di quelle che appartenevano al gruppo che lei amava definire «le stelle» per l'inclinazione allo studio, è ora ambasciatrice dell'Uganda presso l'Unesco.

E poi il Kenya, l'Eritrea, l'Etiopia, dove è stata sei anni e ha aperto scuole nelle missioni più disperse.

«Ha tenuto rapporti con re e capi di Stato», spiega suor Miranda Pigato, responsabile della comunità missionaria formata da 43 suore comboniane di ritorno da anni di opere nei Paesi bisognosi, «e ha provato a convincerli a creare scuole, ma anche università». Suor Olga è anche scampata a guerre e uccisioni e alla fine, 20 anni fa, quando il peso degli anni ha iniziato a farsi sentire, è rientrata in Abruzzo fondando insieme a don Nicola Ielo la mensa della Caritas pescarese, che ogni giorno ospita centinaia di persone.

E' una forza quella di suor Olga difficile da raccontare perché passa attraverso i gesti, gli abbracci che distribuisce a chi le si para davanti, la tenacia e la passione che mette nel voler cambiare le cose. «Dovete aiutarmi, non stiamo andando nella direzione giusta», dice cercando conforto negli occhi delle più giovani, «le donne abruzzesi in passato hanno affrontato la vita con straordinaria forza, attraverso sacrifici e vicissitudini, ora tocca a voi, riprendete in mano i valori di nonne e madri e vivete la vita davvero».

Non è voluto mancare alla festa di suor Olga, l'ex sindaco Luciano D'Alfonso con la sua famiglia, insieme a Paola Marchegiani e Enzo Del Vecchio. «E' una persona di straordinario impegno sociale», dice D'Alfonso che l'ha già premiata con il Ciattè d'oro, «è capace di abbracciare il mondo».

Scarta i regali suor Olga, c'è una maglia che le piace molto, ma non può sostituire quella che ha indosso: «Era di mia sorella Anna, è come se lei mi fosse vicina». Gli aneddoti sulla sua vita sono tanti. Dal gatto che la segue in ogni dove e a cui lei non ha mai voluto «appioppare un nome a caso, magari non gli piace», ai suoi consigli sul matrimonio: «Prima di sposarvi vedete quanto è buono il cuore di colui che amate, perché tutto il resto più o meno si perde, rimane solo quella cosa lì che a volte batte troppo forte».

I festoni, la torta, e poi gli auguri. Glieli cantano più volte. Tutte le suore intorno a lei, bianche e nere. Lei guarda suor Nicole che viene dal Congo e la incita: «Fai il fischio, forza». La giovane con abilità intona questo urlo festoso che è nella tradizione del suo Paese e suor Olga allarga le braccia e grida: «Siamo in Africa». Sembra di vederla, giovane missionaria, con intorno decine di bimbi africani.

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