Superbonus, il salvataggio oggi approda in Consiglio 

In aula la mozione delle opposizioni: il centrodestra deve uscire allo scoperto M5S, Pd e gli altri chiedono a Marsilio di intervenire sul Governo Meloni 

L'AQUILA. È il giorno della verità per la maggioranza di governo regionale. Nella riunione straordinaria del consiglio, che si riunirà oggi, a palazzo dell'Emiciclo, all'Aquila, per discutere dell'emergenza Superbonus dopo la cancellazione della cedibilità dei crediti fiscali, sarà messa ai voti la mozione promossa dal capogruppo regionale del M5S, Francesco Taglieri. Il documento, sottoscritto da tutta l’opposizione, impegna la Regione ad intervenire nei confronti del Governo centrale per rivedere i paletti imposti al 110%, in particolare il tema della cessione dei crediti. Il presidente Marco Marsilio, di Fratelli d'Italia, dovrà decidere se farsi portavoce della richiesta, nei confronti della premier, Giorgia Meloni, e appoggiare la mozione della minoranza. In aula, sarà presente anche l'Ance, che sta seguendo molto da vicino l'evoluzione della vicenda e le possibili conseguenze. Secondo gli ultimi dati, lo stop della cessione dei crediti e dello sconto in fattura mette a rischio default, in Abruzzo, 600 imprese e 5mila posti di lavoro.
LA MOZIONE.
Firmata da tutti i consiglieri della minoranza, la mozione del M5S impegna il presidente e la giunta regionale «ad attivarsi presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, affinché sia abrogato, con adeguato provvedimento, il decreto legge del 16 febbraio, che annulla la possibilità di cedere i crediti». Viene richiesto, inoltre, «che gli enti locali possano essere concessionari dei crediti d'imposta derivanti da interventi di efficientamento energetico e miglioramento sismico del patrimonio edilizio, realizzati su territori di loro competenza», che è l’altra possibilità cancellata, con un colpo di spugna, dal Governo.
Infine, si chiede al presidente Marsilio «di intraprendere ogni azione politica e amministrativa volta a favorire il coinvolgimento delle associazioni di categoria, degli ordini professionali e dei sindacati dei lavoratori, nell'assunzione di ulteriori provvedimenti normativi sulla cessione dei crediti, sul monitoraggio dei prezzi di mercato dei materiali e sulle politiche, a lungo termine, di efficientamento energetico».
NORMA DA RIVEDERE.
«Vogliamo sapere dalla maggioranza in consiglio regionale che cosa intende fare», dichiara Taglieri, «per correggere il tiro di un decreto legge assurdo. Si parla solo del deficit prodotto dal Superbonus, ma nessuno accenna al ritorno economico e al costo effettivo per abitante, che è di appena 88 euro. Pensiamo alla patrimoniale che porteremo sulle nostre spalle quando l'Europa ci chiederà di adeguare i nostri edifici alle nuove normative. Mi aspetto che la maggioranza e il presidente Marsilio propongano una soluzione per risolvere il problema ed evitare il tracollo di centinaia aziende. I posti di lavoro persi e la disoccupazione non saranno pagati sempre da noi italiani? Non vengono fuori dalle nostre tasche?», chiede Taglieri, «quello è debito, non il deficit che viene recuperato dal Pil prodotto dal Superbonus».
Lo stop del Governo al 110% è arrivato proprio quando il presidente del consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, si era fatto promotore, dopo i 5 Stelle, di una legge per l'acquisizione dei crediti incagliati nelle banca da parte degli enti locali, in particolare della stessa Regione. Un passaggio che avrebbe consentito di sbloccare migliaia di cantieri fermi. «Sto seguendo con particolare attenzione il tema del 110%», dice Sospiri, «lunedì prossimo verranno presentati gli emendamenti al Decreto di blocco dei crediti. Noi non vogliamo che continui questa logica senza controllo, che ha creato tante distorsioni, ma non possiamo permettere che venga messo in ginocchio un intero sistema, che stava operando su questa misura. Oltre il Governo, anche l'Abi (le banche, ndc) deve fare la sua parte».
L'ALLARME ANCE.
Ieri sono stati diffusi i dati ufficiali dell'Istat: i bonus edilizi, per i quali il governo Meloni ha deciso di eliminare i meccanismi di sconto in fattura e cessione del credito hanno prodotto un deficit del 9% nel 2021 e dell'8% nel 2022.
Percentuale, quest'ultima, ben più alta rispetto alle previsioni, ferme al 5-6%. Secondo l'Istat «nel 2023, e negli anni a seguire, considerando lo stop alle cessioni e la nuova classificazione statistica, il peso sull'indebitamento dovrebbe essere decisamente inferiore». Ma la preoccupazione dell'Ance, di fronte a questo quadro, è elevata. «In Abruzzo le imprese a rischio sono circa 600 (32mila in Italia) e i cantieri fermi quasi 1.200», dichiara il presidente dei Costruttori abruzzesi, Antonio D'Intino, «parliamo di ditte per lo più di piccole e medie dimensioni che non hanno la capacità economica di portare avanti i cantieri. A rischio licenziamento, solo in Abruzzo, ci sono 5mila operai». Dati della Cassa edile, che ha fornito un altro numero: in regione, grazie al Superbonus, sono arrivati circa 10mila lavoratori in più. «La metà potrebbe perdere il posto di lavoro», evidenzia D'Intino.
IL RUOLO DELLA REGIONE.
«Il consiglio regionale ha recepito subito l'istanza dell'Ance per aiutare il sistema economico abruzzese, aderendo al protocollo per acquistare i crediti dalla pancia delle banche», spiega il presidente Ance Abruzzo. Ma il decreto del Governo ha cambiato le carte in tavola.
«Sarò in consiglio per seguire l'andamento dei lavori», annuncia D'Intino, «si può fare lobbie, ma è il Governo che ha le redini in mano e che deve provvedere a disincagliare i crediti attraverso il modello F24 o, in alternativa, attraverso l'emissione di titoli di Stato a 10 anni, che danno un certo rendimento, annullando i costi per le imprese private».
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