Tangenti, D'Alfonso a processo

A giudizio anche Dezio, Carlo e Alfonso Toto. Udienza il 14 aprile

PESCARA. Processo per Luciano D'Alfonso: è nel tardo pomeriggio di ieri, nell'aula gremita di avvocati, che il gup Guido Campli ha rinviato a giudizio l'ex sindaco e altre 24 persone chiudendo la fase preliminare dell'inchiesta sulle presunte tangenti al Comune di Pescara.

A un anno e mezzo dalla richiesta di rinvio a giudizio del pm Gennaro Varone e dopo le ultime arringhe di ieri, tra cui proprio quella dell'avvocato Giuliano Milia che aveva chiesto il non luogo a procedere per l'ex sindaco, il giudice per l'udienza preliminare ha definito la vicenda che va sotto il nome di Housework, chiedendo il processo per D'Alfonso, il suo ex braccio destro Guido Dezio, gli imprenditori Carlo e Alfonso Toto e disponendo il non luogo a procedere per l'ex tesoriere della Margherita Fabio Zuccarini e l'imprenditore Valterino Di Persio.

Il processo - il secondo per D'Alfonso dopo quello che riguarda l'assunzione del suo segretario particolare - inizierà il 14 aprile ma con una limatura nella posizione dell'ex sindaco. Non c'è stata concussione nel pagamento delle luminarie natalizie nel 2007, nell'installazione di pannelli multimediali e in un computer ricevuto in regalo. Episodi, insieme a uno di corruzione, per cui il gup ha chiesto il non luogo a procedere, facendo dire all'avvocato Milia: «Un passo in avanti notevole, sono state tolte le concussioni, tra i reati più fastidiosi per un amministratore pubblico».

Limata anche la posizione di Dezio per un episodio di ipotesi di corruzione e dell'ex dirigente comunale Luciano Di Biase che andrà a processo per turbativa d'asta ma non per associazione per delinquere.

D'ALFONSO-TOTO
Il cuore dell'inchiesta, quella per cui l'ex leader del Pd venne posto agli arresti domiciliari il 15 dicembre 2008 - poi revocati alla vigilia di Natale - è rimasto in piedi: sono i lavori pubblici, l'appalto per l'area di risulta e per il cimitero. Sotto accusa la gara d'appalto per l'area di risulta, l'affidamento in concessione agli imprenditori Toto dei parcheggi per 30 anni per cui l'ex sindaco avrebbe ricevuto presunte regalìe: aerei messi a disposizione gratuitamente, cene elettorali per circa 10 mila euro, contributi in prossimità delle elezioni del 2006, lo stipendio mensile di circa 1.500 euro all'autista factotum e l'acquisto di un mezzo di soccorso da donare al Comune di Lettomanoppello. Accanto, sempre per l'accusa, i lavori di ristrutturazione della casa in via Salita Zanni a Pescara.

«SQUADRA D'AZIONE»
Gli imputati devono rispondere, a vario titolo, di associazione per delinquere, concussione, corruzione, peculato, falso, truffa, finanziamento illecito ai partiti, abuso e turbata libertà degli incanti. Tra i reati contestati anche l'associazione per delinquere, quella per cui il pm ha parlato di una «squadra d'azione» capeggiata dall'ex sindaco «che agiva per la distrazione di denaro pubblico» per finanziare La Margherita e attività fuori bilancio utili a far conseguire a D'Alfonso «un ritorno d'immagine» mentre l'ex sindaco «operava in modo strategico, mandando avanti i progetti di imprese a lui legate da vincolo affaristico e bloccando quelli presentati da chi non poteva godere del medisimo favoritismo». In questa squadra, per la procura, Dezio «raccoglieva in modo sistematico contributi in nero utilizzati per l'arricchimento personale».

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