Terremoto, 12mila verifiche sul tavolo della Regione

Mancano i tecnici, scende in campo il governo. Oggi le nuove misure per smaltire i controlli

PESCARA. Un’emergenza dentro l’emergenza. Che interessa migliaia di abitazioni private, chiese e scuole in tutta la regione. Nelle aree toccate dal terremoto non sono solo le scosse che continuano a susseguirsi a seminare paura e apprensione. Perché se in Umbria e nelle Marche è sul fronte dell’assistenza agli sfollati che si stanno concentrando gli sforzi della macchina dei soccorsi, in Abruzzo è soprattutto la sicurezza delle proprie case a preoccupare di più i cittadini. Che, legittimamente, stanno inondando i comuni di residenza con decine - in molti casi addirittura centinaia - di richieste di verifica di agibilità. Oltre 12 mila segnalazioni che le amministrazioni municipali non sono in grado di soddisfare per carenza di tecnici abilitati. E che hanno riversato sulla Regione.

Un problema al quale il Consiglio dei ministri, presieduto dal premier Matteo Renzi, in programma oggi a Roma, a Palazzo Chigi, dovrebbe dare soluzione. Con una norma ad hoc contenuta nel decreto per gli interventi urgenti a favore delle popolazioni terremotate che, secondo quanto apprende il Centro, il governo dovrebbe varare proprio stamattina. Una norma che rimuoverà il vincolo attualmente previsto che permette solo ai tecnici con l’abilitazione di agibilitatori - quelli della Regione Abruzzo sono in tutto un quindicina, già impegnati a tempo pieno nei sopralluoghi - di effettuare le verifiche. Consentendo di affidare gli incarichi a tutti gli ingegneri della Pubblica amministrazione in possesso di determinati requisiti per smaltire, in tempi ragionevoli, la mole impressionante di domande pervenute. «Stimiamo che potrebbero superare, nei prossimi giorni, il tetto delle 40 mila», spiega Emidio Primavera, direttore del dipartimento Opere pubbliche della Regione, cui fa capo la Protezione civile abruzzese.

Nel dettaglio, le richieste finora pervenute, aggiornate al 2 novembre, riguardano 11.984 verifiche di agibilità su edifici privati. La maggior parte distribuite tra le province di Teramo (7.244) e L’Aquila (4.127). Cui si aggiungono le 633 avanzate dai residenti nei comuni pescaresi. Poi ci sono gli edifici di culto: altre 346 richieste sparse in tutta la regione. Senza contare quelle relative agli edifici strategici (198), come ospedali e prefetture, e a quelli scolastici (altre 265). Numeri che comprendono anche tutti gli stabili già dichiarati agibili, dei circa 4 mila segnalati, dopo il terremoto del 24 agosto che ha distrutto Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. E che, dopo il sisma del 30 ottobre, dovranno essere nuovamente verificati. «In occasione del primo evento sismico la Regione si avvalse della collaborazione dei tecnici della Reluis, la rete delle facoltà di ingegneria delle Università italiane - prosegue Primavera -. Grazie ai quali le circa 4 mila richieste di verifica furono smaltite in circa due mesi». Un termine, tutto sommato, ragionevole, che oggi, di fronte al triplo delle richieste e senza il supporto della Reluis, attualmente impegnati dalla Protezione civile nel cratere umbro-marchigiano, sarebbe impossibile rispettare. L’unica soluzione, insomma, resta quella dell’intervento legislativo. «Che consentirebbe di rimuovere gli ostacoli all’impiego di tecnici sprovvisti del titolo di agibilitatori», spiega ancora Primavera, ormai dalla scossa del 24 agosto in quotidiano e continuo contatto con il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio.

«Si sta lavorando anche alla stipulazione di una convenzione tra la stessa Protezione civile e gli ordini professionali, a cominciare da quello degli ingegneri - conclude il capo dipartimento della Regione -. Se non dovesse bastare, potrebbe essere allargata anche a quello degli architetti, ma è chiaro che lo strumento della convenzione può aiutare ma presuppone pur sempre l’intervento legislativo senza il quale sarebbe impossibile risolvere la questione delle verifiche». Oltre a incrementare il numero dei tecnici, per accelerare i tempi, il decreto legge che il governo si appresta a varare dovrebbe introdurre anche un nuovo modello semplificato, il Fast, destinato alle verifiche sugli edifici che hanno riportato i danni più lievi. Consentendo, in questo modo, di smaltire rapidamente il grosso degli interventi.