Thomas Ashby porta l’Abruzzo a Londra

Apre oggi alla British Academy la mostra con foto dell’archeologo e dell’archivio del Centro
Thomas Ashby torna a Londra. E con lui l’Abruzzo. Dimensione spazio-temporale fermata e raccontata per immagini. Quelle raccolte da Ashby nella sua campagna di scavi nell’Aquilano all’inizio del secolo scorso. Si chiama “Past, Present and Future in Abruzzo” la mostra che sarà inaugurata oggi alla British Academy, la prestigiosa accademia nazionale ingleseper le discipline umanistiche e le scienze sociali. L’esposizione, organizzata dalla British School at Rome (Bsr), in collaborazione con l’agenzia Ad. Venture di Pescara, resterà aperta fino al 13 luglio. Sarà articolata in tre percorsi: selezione di fotografie dell’Archivio di Ashby custodito al la Bsr, e che hanno già riscosso un enorme successo di pubblico nell’ultimo anno attraverso la mostra itinerante “Thomas Ashby, Viaggi in Abruzzo, 1901/1923”; immagini del terremoto del 6 aprile 2009 tratte dall’archivio de Il Centro; foto inedite del progetto scientifico della mostra “Sguardi dal silenzio. I volti degli Italici: le teste votive dai santuari abruzzesi”, organizzata dalla Soprintendenza beni archeologici dell’Abruzzo di Chieti. La mostra rappresenta una occasione per far conoscere le iniziative della Bsr alla comunità accademica britannica e internazionale, ma anche per riscoprire l’attività dell’archeologo inglese e direttore dell’Accademia britannica di Archeologia di Roma, che, dal 1901 al 1923, fotografò l’Abruzzo aquilano. La mostra itinerante ha infatti consentito di pubblicare scatti oltre che di Ashby, di Peter Paul Mackey e delle sorelle Dora e Agnes Bulwer. Archeologo appassionato e scienziato eclettico Asbhy nel suo moderno “Grand tour” tra Roma e il centro Sud Italia di inizio ’900, seppe cogliere e raccontare tanta parte della storia di quell’angolo del Bel Paese. Scrivendo e prendendo appunti. Su luoghi, tradizioni popolari, costumi e riti. Uomini e arte. Fissandoli in uno scatto in bianco e nero. Infaticabile. Forse anche per questo, l’archeologo Giuseppe Lugli, che di Ashby si dichiarò discepolo, disse: «Dove è passato il piede di Ashby, non vi è più grano da mietere per gli archeologi». E mentre la mostra sull’Abruzzo di Ashby, dopo essere stata esposta all’Aquila, Sulmona, Pescara e Chieti è ora ospitata al Museo archeologico “Savini” di Teramo (qui resterà fino al 28 settembre), una parte di quella ideale terra d’adozione italiana parlerà dell’archeologo a Londra, la città in cui morì.
Annalisa Civitareale
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