Truffa commissioni invalidità, l'Asl di Pescara non è parte civile al processo

L’ente parte offesa nella presunta truffa da 300 mila euro non va in tribunale. La difesa dei 53 medici indagati: già rimborsati i crediti delle invalidità

PESCARA. Per la finanza e la procura, la Asl di Pescara è la «parte offesa» di una presunta truffa da 300 mila euro. Ma, ieri, la Asl non si è costituita parte civile alla prima udienza preliminare del processo sulle commissioni di invalidità, con 53 medici e funzionari indagati: nessun avvocato e nessun dipendente del dipartimento Affari legali si è presentato in aula davanti al giudice Gianluca Sarandrea. «Parte offesa assente», così è stato annotato sul verbale dell’udienza.

In aula. Un’udienza lampo quella di ieri, aggiornata al prossimo 15 novembre per l’assenza dell’avvocato Giuliano Milia, difensore di 4 indagati, costretto a casa per un infortunio: Milia si è avvalso del legittimo impedimento.

Tra 5 mesi, però, l’inchiesta sul presunto caos dei gettoni di presenza che ha portato la Asl sulle cronache nazionali potrebbe rivelarsi una bolla di sapone per 3 motivi. Uno: la Asl, che finora ha rifiutato di costituirsi parte civile, non si ritiene danneggiata perché i presunti ammanchi relativi al 2006 e al 2007 sono stati recuperati già con ritenute sugli stipendi. Due: con le richieste di rinvio a giudizio, la Asl ha aperto d’ufficio i procedimenti disciplinari che sono stati archiviati già perché, così c’è scritto sui documenti, non sono state ravvisate «colpe» né «dolo», né «obblighi violati» e neanche «danni o pericolo di danni» economici. Tre: secondo la Asl, «il monte orario è stato prestato» dai dipendenti.

Accusa. È il contrario delle tesi della finanza, guidata dal comandante provinciale Mauro Odorisio, e del pm Annalisa Giusti: «Con artifici e raggiri», così dice il capo d’imputazione contestato, i medici e i funzionari hanno attestato «contemporaneamente e falsamente» la propria presenza sul posto di lavoro alla Asl e nelle commissioni d’invalidità. Sotto accusa è finito il cumulo, vietato, dei gettoni di presenza da 50 euro per le commissioni e degli stipendi di dipendenti Asl e i doppi e tripli gettoni, sempre da 50 euro, percepiti in un giorno soltanto.

Avvocati. Per gli avvocati che difendono i medici e i funzionari, l’accusa di truffa non regge: «La Asl ha definito in via amministrativa la compensazione dei crediti», fa notare il legale Ugo Di Silvestre che nel fascicolo consegnato al gup ha inserito anche i 3 documenti della Asl che smontano l’ipotesi di truffa. «Le prestazioni di lavoro sono state rese e i compensi sono dovuti», spiega l’avvocato Stefano Rossi, «è un principio di diritto che tutela i lavoratori». Non si ravvisa l’«indebito profitto» per l’avvocato Luca De Felice.

Attesa. Con queste premesse, l’obiettivo delle difese è chiudere la pratica nel tempo più breve possibile: il giudice potrebbe decidere già alla prossima udienza se rinviare a giudizio o no i 53 indagati. Se arrivasse una sentenza di non luogo a procedere sarebbe una pietra sopra all’indagine partita nel 2007 da un esposto anomino – la firma è quella di Vincenzo Esposito: «È ormai sotto gli occhi di tutti», così recita la denuncia, «lo scandalo indecoroso e ignobile della commissioni di invalidità della Asl d’Abruzzo e in particolare di quella di Pescara».

Indagati. Tra gli indagati, ci sono anche nomi e cognomi di spicco della sanità pescarese: il primo è Valterio Fortunato, 53 anni, direttore medico dell’ospedale. Coinvolti anche Carla Granchelli, 60 anni, dirigente del servizio di Igiene, epidemiologia e sanità pubblica della Asl, e Antonio Caponetti (54), a capo dell’ufficio Procedimenti disciplinari della Asl: sia Granchelli che Caponetti sono indagati anche per il caso del concorso vinto dalla moglie del presidente Pdl del consiglio regionale Nazario Pagano. Sotto inchiesta è finita, poi, Rita Mazzocca, 57 anni, ex dirigente del distretto sanitario di Pescara sud (via Rieti), già rinviata a giudizio, in un altro procedimento, con l’accusa di aver coperto un’assenza ingiustificata della sorella fisioterapista. Coinvolto anche Riccardo Alderighi, 64 anni, ex direttore del distretto sanitario di Scafa, finito già sotto processo per il presunto malaffare dell’ente.

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