Truffa milionaria del superbonus, nei guai padre e figlio

Nel mirino della Finanza due imprenditori di Tortoreto, due tecnici e 4 società. Per la Procura avrebbero creato indebiti crediti di imposta giustificati dai lavori di super ed eco bonus
PESCARA. Padre e figlio, Fernando e Alessandro Di Paolo, due imprenditori originari di Tortoreto e titolari di quattro società (tre di Pescara e una di Tortoreto), anche queste finite sotto inchiesta, rischiano il processo per una serie di reati legati ai lavori di “ecobonus” e “superbonus”.
GLI ALTRI INDAGATI. Insieme a loro, nella richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pm Gabriella De Lucia, figurano anche Paolo Cerasoli (direttore dei lavori e tecnico) e Giovanni De Lauretis (tecnico incaricato): a vario titolo, i quattro imputati devono rispondere di evasione fiscale, truffa ai danni dello Stato per diversi milioni di euro, e falso, mentre le società (Immobiliare Costiera srl amministrata da Alessandro Di Paolo, e Fabbricati & Affini, Entity Holding e Camiceria Adipica, amministrate dal padre, Fernando Di Paolo) sono coinvolte con l’accusa di illecito amministrativo in relazione alla violazione del decreto legislativo 231, con riferimento alla truffa ai danni dello Stato.
IL SISTEMA. Il sistema illegale contestato dalla procura di Pescara, ideato da padre e figlio, sarebbe stato finalizzato alla creazione di indebiti crediti di imposta e a una massiccia evasione fiscale. Tutto messo in piedi e apparentemente giustificato da lavori di “ecobonus” e “superbonus”: una attività che sempre più spesso finisce nel mirino della guardia di finanza e, di conseguenza, della procura della Repubblica. Basta fare un esempio per comprendere l’entità delle cifre e le contestazioni del magistrato che riguardano questa vicenda. Alessandro Di Paolo, amministratore della “Immobiliare Costiera” con sede proprio dietro il Tribunale di Pescara, «emetteva», come si legge nel primo capo di imputazione, «nel corso dell’anno di imposta 2021 n. 7 fatture per un importo complessivo di 14 milioni di euro con Iva pari a 1.400.000 euro (relativi ad asseriti lavori in appalto di miglioramento sismico e riqualificazione energetica dell’immobile sito a Tortoreto di proprietà della Gpm Gruppo Produzione Moda, ma promesso in vendita - giusto contratto preliminare del 29 aprile 2021 - alla Entity Holding dietro il corrispettivo di euro 4.100.000, con possibilità per promissaria acquirente, entrata immediatamente nel possesso, di ristrutturare; società tutte legalmente rappresentate da Fernando Di Paolo, padre di Alessandro Di Paolo) per operazioni oggettivamente inesistenti, poiché relative a lavori non eseguiti o subappaltati dalla Immobiliare Costiera ad altra impresa del gruppo, Fabbricati & Affini». E quello stesso immobile di Tortoreto, per la violazione dello stesso reato di evasione fiscale del 2021, per lavori identici, ma con importi diversi (25 fatture per 5.166.000 euro), lo si ritrova nel secondo capo di imputazione.
LA TRUFFA ALLO STATO. La presunta truffa ai danni dello Stato si sarebbe invece concretizzata quando la Entity Holding beneficia dello «sconto sul corrispettivo dovuto, effettuando il pagamento delle fatture emesse dalla appaltatrice Immobiliare Costiera tramite il meccanismo dello sconto in fattura nella misura del 70% o 85%, dacchè la Immobiliare Costiera acquisiva il credito di imposta pari a euro 11.600.000». L'Immobiliare Costiera cede poi il suo credito alla società “Enel X” «che corrispondeva alla Immobiliare Costiera la somma complessiva di euro 9.139.915, in guisa da rendere immediatamente monetizzabile il credito di imposta e creando i presupposti perché “Enel X” portasse di poi in detrazione la relativa somma, conseguivano un ingiusto profitto con pari danno per lo Stato».
LA CAMICERIA. Stesso sistema verrà poi utilizzato per la Camiceria Adipica amministrata da Fernando Di Paolo, così come, nel capo di imputazione, vengono dettagliate anche le evasioni fiscali e i falsi che coinvolgono i due tecnici (De Lauretis e Cerasoli, quest’ultimo risponde anche di truffa). Falsi che riguardano le dichiarazioni rilasciate all’Agenzia delle Entrate, relative ad esempio a lavori indicati come effettuati mentre «non erano ancora stati iniziati».
L’AGENZIA DELLE ENTRATE. Parte offesa viene indicata l’Agenzia delle Entrate, mentre come fonti di prova vengono riportate le indagini delegate al Nucleo di polizia economica e finanziaria della Guardia di Finanza di Pescara. Ora la parola passa al giudice per le udienze preliminari, che dovrà decidere sul rinvio a giudizio o prendere in considerazione eventuali riti alternativi.
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