Uccise il collega con la balestra Racconta il delitto in un libro

CHIETI. «Ero sceso in guerra», scrive Arturo Geoffroy prima di raccontare l'omicidio del suo collega, Lorenzo Bignamini. Era l’8 agosto del 2003: sedici anni dopo quel giorno che lasciò l'Italia con...
CHIETI. «Ero sceso in guerra», scrive Arturo Geoffroy prima di raccontare l'omicidio del suo collega, Lorenzo Bignamini.
Era l’8 agosto del 2003: sedici anni dopo quel giorno che lasciò l'Italia con il fiato sospeso, lo psichiatra di Chieti, autore del delitto commesso con una balestra, presenta il suo libro verità. “Se segui l’ombra” (editore Tabula Fati), è una cronaca agghiacciante, ma avvolta anche da una profonda umanità, che si legge tutta d'un fiato, finché si arriva a pagina 117. «Feci manovra, gli fui dietro, lo tamponai, cadde e si rialzò, uscii dalla macchina con il pugnale sguainato e lo colpii all'addome con due fendenti. Tentò di difendersi, quasi ingaggiamo un corpo a corpo, urlò: «Sono un medico!». Non mi aveva riconosciuto e probabilmente non si aspettava quell’aggressione. Si divincolò, tentò di sfuggirmi, ma poi, disorientato, tornò verso di me. Io sembravo ipnotizzato: con movimenti meccanici imbracciai la balestra, gliela rivolsi contro e senza mirare scoccai il dardo, che gli trapassò il torace giusto all'altezza del cuore. Lo sventurato barcollò e stramazzò a terra esanime. Avevo agito accecato da una disperazione, rabbia e insieme paura sconfinate».
Non andiamo oltre, lasciando al lettore la voglia e la curiosità di scoprire perché un brillante psichiatra, che oggi ha 63 anni, decide di ammazzare in modo forse premeditato il collega che lo teneva in cura.
Il titolo del libro è già una risposta. Sarà presentato oggi, alle ore 21, nella libreria De Luca di Chieti, da Geoffroy, il suo avvocato Luigi Massari e la professionista teatina, Sandra Matteucci.
«Da una ragione che nessuno voleva riconoscermi, ero passata un torto clamoroso con l'intenzione di fare finalmente breccia in quel muro impenetrabile, che assorbiva con indifferenza qualunque mio tentativo di ottenere una giustizia reclamata a voce sempre più alta». È questo il movente dell’omicidio: Geoffroy, rimasto precedentemente vittima di due violente aggressioni mentre esercitava la professione a Milano, si trasformò da vittima in carnefice. Come in un tragico e folle specchio, divenne lui l'aggressore di uno psichiatra, Lorenzo Bignamini, 42 anni, sposato e padre di due bambini. «Una vittima innocente», la definisce oggi il suo assassino che da psichiatra, e non da scrittore seppure il suo libro scorra veloce alla lettura, analizza se stesso, e concepisce finalmente il pentimento e il disvalore ma, allo stesso tempo, ottiene ciò che non era riuscito ad avere prima: l’attenzione del lettore sulla sua angosciosa frustrazione per un risarcimento mai ottenuto dallo Stato, dopo le aggressioni subìte sul lavoro. Una frustrazione che lo portò a presentare 50 denunce, tutte inascoltate, e a diventare un killer spietato. In Geoffroy nacque l'idea del complotto: compilò una lista con i nomi di chi, a suo avviso, congiurava contro di lui. E in cima alla lista scrisse Bignamini, che uccise colpendolo con un coltello e una balestra in piazza Angilberto a Milano. Dichiarato incapace di intendere e di volere, lo psichiatra teatino viene rinchiuso per anni nell’ospedale giudiziario di Aversa.
«Sarà un cammino di dolore, con la perdita della libertà personale e la continua, quasi kafkiana, convinzione di essere preso in una trappola senza uscita», si legge sulla quarta di copertina del libro. Che forse oggi lo aiuta a uscire per sempre da quella trappola. (l.c.)

