Ultrà ucciso a Pescara, l'inchiestaIl legale di Ciarelli: si costituisce oggi

5 Maggio 2012

Massimo Ciarelli, 29 anni, accusato di aver ucciso l'ultrà del Pescara Domenico Rigante, dovrebbe costitursi nella giornata di oggi. L'Appello del fratello Angelo: sta male, ha bisogno di cure. La Mobile a caccia dei sei complici che hanno partecipato al raid mortale

PESCARA. Nelle prossime ore, a stretto giro. Dopo le anticipazioni al Centro di Angelo Ciarelli sull'imminente presentazione in Questura del fratello Massimo, è il legale della famiglia, l'avvocato Franco Metta a confermare la volontà di costituirsi di Massimo Ciarelli, latitante dalla sera dell'omicidio di Domenico Rigante, il primo maggio. Il legale dice di non poter rivelare come e quando, ma conferma che «senz'altro si costituirà. Nelle prossime ore, tra oggi e domani, al massimo nei prossimi giorni, ma l'orientamento è quello».

ROBA DI ORE.
«Questione di ore», ripete Angelo Ciarelli, «Massimo si presenta sicuro, perché sta male e ha bisogno di cure». Una mossa che al rom di 29 anni ricercato per omicidio, porto abusivo di armi e violazione di domicilio, non eviterebbe comunque l'arresto, dopo che la stessa vittima prima di morire ha fatto il suo nome ai poliziotti, e dopo le testimonianze incrociate raccolte la sera dell'omicidio in via Giambattista Polacchi e nella zona di piazza dei Grue dove il gemello di Domenico, Antonio, è stato assalito e inseguito fin dentro l'appartamento in cui è stato poi trovato, e ucciso per sbaglio, il fratello.

SALUTE E FAMIGLIA.
Una mossa, quella di presentarsi spontaneamente davanti agli investigatori, che il rom avrebbe studiato con i suoi avvocati proprio in relazione alle sue condizioni di salute (tre mesi fa è stato operato alla testa a Milano) e che sarebbe fortemente caldeggiata dalla famiglia. Se si consegnasse, oltre ai vantaggi processuali, contribuirebbe senz'altro a stemperare eventuali ritorsioni contro parenti e amici già vittime di minacce e lanci di molotov, e di un clima di tensione comunque alto a Rancitelli e non solo. Ma, anche, la scelta di costituirsi garantirebbe a Massimo Ciarelli una modalità di arresto che nulla ha a che vedere con la sua eventuale cattura: nessuna irruzione armata, nessun blitz in piena notte, come si potrebbe invece verificare.

I COMPLICI.
Da Lucera a Milano, da Roma al Molise, i poliziotti della Mobile diretti da Pierfrancesco Muriana stanno cercando non solo Massimo Ciarelli, ma anche i suoi sei complici.

Sei rom, presumibilmente coetanei della stessa cerchia familiare, come confermerebbe la Fiat Cinquecento utilizzata per l'incursione e ritrovata due ore dopo l'omicidio in via Caduti per Servizio, dove abitano i due cugini di Massimo ai quali risulta in uso la macchina. Un dettaglio non di poco conto che ha indotto subito gli investigatori a sottoporre i due cugini alla prova dello stub per verificare se siano o meno venuti a contatto con polvere da sparo nelle ultime ore. Ma secondo quanto ricostruito dalle testimonianze di quella sera, a tenere l'arma in mano era solo Massimo Ciarelli. È lui, secondo la polizia, che corre e spara una prima volta mentre corre dietro ad Antonio in via Polacchi. È lui che, con il revolver in una mano e il casco in un'altra, avrebbe scansato i due amici che si nascondevano sotto al tavolo della cucina dove si era rifugiato anche Domenico, per malmenare e colpire il ragazzo ripetutamente sul volto e alla schiena, convinto che si trattasse di Antonio.

Ed è sempre Massimo che, come riferisce lo stesso Domenico prima di morire, gli esplode un proiettile calibro 38 contro il fianco destro, mentre il giovane lo implora di non sparargli. Poi la fuga, mentre Domenico muore per un'emorragia interna.

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