«Va a momenti, in 10 minuti ho fatto 700 euro»

14 Aprile 2023

Nelle intercettazioni, gli affari di Di Pietrantonio e Di Lorito: «Io so’ zezzone, vendo tutto, pure la ketamina»

PESCARA. Il Ferro di Cavallo viene indicato nella misura cautelare come un’ isola del malaffare, una zona che ha subìto una trasformazione sostanziale a danno di quei residenti che vivono con terrore la vita del quartiere: «Una zona quasi del tutto sottratta al controllo di legalità delle forze dell'ordine», come afferma il giudice, dove persino la «giustizia» viene amministrata dagli appartenenti all’associazione, e quindi dalle famiglie coinvolte nell’operazione che ha portato la magistratura aquilana della Distrettuale antimafia a contestare per la prima volta il reato di associazione mafiosa.
Nel Ferro di Cavallo tutto è sotto controllo e ognuno svolge un ruolo finalizzato al profitto dello spaccio della droga. «La gestione unitaria e condivisa tra i vari indagati del comune interesse dello spaccio sistematico di droga», scrive il giudice Marco Billi, «emerge non solo dalla piena consapevolezza di quali siano gli alloggi deputati allo spaccio all’interno del Ferro di Cavallo e di quali tra essi siano, in quello specifico momento, riforniti e di quali sostanze, con conseguente “dirottamento” dei clienti, ma anche dall’attività di mutuo soccorso che i sodali si prestano per non rimanere senza riserva di stupefacenti. Gli indagati non si fanno concorrenza, ma al contrario operano in parallelo e in collaborazione». Il fatto di opporsi agli sfratti non è legato al problema della casa, ma al controllo della zona nella quale nessuno deve poter entrare, perché luogo ideale per il traffico di droga. Si spiegano così anche le aggressioni ai giornalisti. E questo emerge da alcune intercettazioni nelle quali Ermina Papaccioli parla con la cognata per capire di avrebbe svolto il ruolo di falso cliente con la telecamera nascosta durante la visita del giornalista Brumotti. Dopo aver visto il promo di Canale5, a proposito dell’«infame», dice Papaccioli: «Lo attacco dentro la macchina e me lo porto a Penne, io lo uccido», «è qualche tossico che è entrato con la telecamera, te lo giuro, lo porto a Penne e lo seppellisco là». E mentre vede il promo dice: «Ma forse ho capito chi è pure quello che mi ha ripreso... con un momento lo stecchisco qua per terra! Perché è qualcuno che gli ha detto che io spaccio solo cocaina perché parlano solo di cocaina». E poi: «Ho capito chi è quella bastarda di merda, sapeva tutto perché si vede da fuori casa di Jhonny che lei viene con quello della telecamera. Non mi viene in mente il nome ma te lo giuro l’acchiappo me la trascino, me la lego qua al palo dove ci sta la sedia! A cazzotti in bocca la devo prendere».
E c’è anche chi svolge il ruolo «di uomo di garanzia dell’ordine e del rispetto delle regole del quartiere» come Jhonny Di Pietrantonio. Il suo ruolo «di agente è chiaro, in quanto egli non solo svolge privatamente delle indagini, ma provvede anche a rintracciare e a punire l’autore del furto (in una macelleria del posto ndr). Di Pietrantonio appare l’uomo al quale rivolgersi al posto delle forze dell'ordine». E il giudice sottolinea, attraverso alcune intercettazioni, i termini economici di quello spaccio.
Dennis Di Lorito e Jhonny Di Pietrantonio, commentano gli affari altalenanti: «Che ne so compà qua mo va a momenti», dice Di Pietrantonio. E l’altro gli risponde che i suoi affari vanno bene: «In un quarto d’ora 20 euro, poi in dieci minuti 700 euro. Oggi, dalle dieci di mattina all'una 1.350 euro». Di PIetrantonio: «Domenica, dalle sei in poi fino a mezzanotte compà 1.800 euro...da domenica a oggi 300, 500, 800... io faccio la differenza». E Di Lorito ribadisce che la posizione logistica al Ferro di Cavallo gli consente di ricevere molti clienti e poi dice: «Io so zezzone, non me ne frega niente...io l'eroina, mo pure la ketamina, la krokodile (sostanza oppiacea sintetica derivante dalla morfina, conosciuta come "droga degli zombi" o "del cannibale" ndr), quella che ti squama la pelle, mo pure quella tengo, faccio tutto. Io mica ti vengo a casa a dirti vuoi l'eroina? È cullù che viene a casa mia a chiedere la droga e io dico di sì, io la tengo». Di Pietrantonio dissente per la troppa aggressività di certe sostanze e Di Lorito risponde: «Se non metti quello a volte non fai un cazzo». (m.cir.)