«Va rilanciata l’area della discarica»

Bussi, comitato cittadino punta alla bonifica ma anche alla reindustrializzazione

BUSSI. Fa sentire la sua voce il comitato di cittadini Lavori@mo per Bussi sulla situazione delle discariche, del lavoro e della reindustrializzazione. In un documento diffuso in paese viene spiegata la posizione del Comitato, «che», dicono i componenti, «rappresenta l'opinione della maggior parte dei cittadini di Bussi».

Rispetto all’alternativa, se fare prima la bonifica integrale di tutti i siti reindustrializzabili, o procedere per piccoli passi, come ad esempio accumulare altrove il terreno inquinato dei siti di interesse e consentire l'ingresso di investitori su quei siti, il comitato si esprime a favore della seconda ipotesi, visto che per la prima occorrerebbero tempi lunghi e non ci sarebbe certezza sul finanziamento di una simile operazione. È evidente che il comitato in primis è per il risanamento totale del territorio a carico di chi ha inquinato, ma vuole restare con i piedi per terra, pensando al rilancio dell'economia, del lavoro, dell'occupazione. Rialzare la testa, insomma, dopo il disastro ambientale e la drammatica situazione instauratasi in paese dopo il terremoto dell'aprile 2009.

Ci sono 50 milioni disponibili per la messa in sicurezza del sito industriale? Bene, dicono i bussesi, utilizziamoli subito, anche per non correre il rischio di perderli, per un’operazione anche parziale che possa aprire spiragli di ripresa. «Oggi, si può puntare ad una riduzione del danno», si legge nel documento del comitato, «adottando anche provvedimenti transitori con l’obiettivo finale della rimozione totale dei rifiuti. Vogliamo evitare che anche a Bussi si ripeta quanto avvenuto in altri siti industriali italiani ricompresi in aree Sin (siti di interesse nazionale) che sono rimasti orfani e occupati solo da cumuli di rottami industriali. Questo rischio impone alle amministrazioni pubbliche di attuare senza indugio azioni di contrasto nelle ipotesi in cui ricorra una minaccia di danni gravi o irreversibili per l’ambiente».

Walter Teti

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