La protesta contro Maduro a Caracas

Venezuela nel caos, apprensione e manifestazione in Abruzzo / VIDEO

Sale la tensione internazionale. Sono 100mila i nostri corregionali. Contro la dittatura di Maduro la protesta da parte della comunità sudamericana a Montesilvano. Ecco le immagini del video-denuncia sulla rappresaglia a Maracaibo 

PESCARA. Uno Stato sull'orlo del precipizio. Una situazione difficile, con il rischio di ripercussioni internazionali. Intanto è scattata la rappresaglia. Ecco la situazione in cui è precipitato il Venezuela, una volta perla dell'America del Sud e di grandi prospettive, oggi ridotto alla fame, sfruttato e dal quale in tanti tentano di scappare. Il leader dell'opposizione Guaidò si è autoproclamato presidente, in attesa delle elezioni. L'esercito respinge l'autoproclamazione, ma il presidente Usa Trump lo riconosce ufficialmente. Sostegno anche dalla Francia, mentre l'Ue ancora valuta la sua posizione. Il presidente in carica Maduro intanto non si arrende e chiama il popolo alla mobilitazione incassando l'appoggio di Erdogan e Assad. Mentre la Cina, che ha grossi interessi in Venezuela, mette in guardia gli Usa: "Non interferite". In due giorni i morti sono arrivati a 16 e i feriti 218.

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Protesta in Venezuela, un fiume di gente nelle strade di Caracas
Il video della manifestazione contro Maduro, pochi anni fa erano circa 100mila i nostri corregionali in Venezuela

Ieri, 23 gennaio, giorno in cui 61 anni fa cadde la penultima dittatura in Venezuela, si è svolta la maxi manifestazione contro Maduro che ha letteralmente invaso le strade della capitale Caracas. In tutto questo vive, sopravvive, anche la comunità italo-venezuelana. Prima che scoppiasse il caos, erano circa 120mila gli italiani in Venezuela, centomila dei quali di origini abruzzesi. Mentre la comunità venezuelana in Abruzzo era fino a qualche anno fa composta da 630 persone, numero che dev'essere notevolmente aumentato a causa proprio della situazione di caos.

Mentre a Caracas  andava in onda la protesta, a Montesilvano la comunità venezuelana si è unita alle oltre 200 manifestazioni promosse in tutto il mondo: bandiere, striscioni e canzoni intonate in gruppo con un’intensità tale da arrivare virtualmente oltreoceano. L’appuntamento è stato promosso proprio nella piazza della città adriatica che è diventata il punto di riferimento per la comunità, Largo Venezuela, che si è animata con i colori del Paese sudamericano indossati con orgoglio da adulti e bambini. «Ci siamo uniti a questa manifestazione organizzata in tutto il mondo», spiega Antonio Locantore, «per riconoscere la realtà politica e istituzionale del Venezuela. Quello di Maduro non è un governo, ma una dittatura portata avanti dalla dittatura Castro-comunista. Maduro è il fantoccio di turno. Noi vogliamo un Venezuela libero, dove si facciano delle elezioni democratiche, con votazioni pulite. L’unico potere eletto democraticamente è l’Assemblea nazionale che noi sosteniamo. E siamo qui per far alzare il nostro grido di libertà e democrazia».

Due frammenti del video-denuncia sulla rappreseglia della polizia contro i manifestanti a Maracaibo

IL VIDEO-DENUNCIA. Lo Stato di terrore sembra impadronirsi del Venezuela. Lo testimoniano le notizie che arrivano sulla rappreseglia innescata dagli uomini di Maduro per mano della polizia e dell'Esercito. In un video di estrema violenza, che non pubblichiamo per le immagini troppo forti che esprime ma da cui traiamo e proponiamo due frammenti, si vede come vengono picchiati alcuni giovani che la polizia sospetta abbiano partecipato a una manifestazione a Maracaibo (seconda città del Venezuela e ombelico della protesta) contro il presidente. I giovani vengono fatti spogliare, e sono ripetutamente colpiti dai poliziotti con una mazza da baseball. Un agente getta loro acqua fredda addosso. Un altro grida: "Estabas guarimbeando?", ossia "stavi a bloccare la strada per protesta?". I ragazzi negano, ma arrivano lo stesso due bastonate sul sedere che li piegano. E al giovane che non si gira un altro poliziotto grida: "Dale en la pierna", cioé "rompigli la gamba". Minuti terribili, di sofferenza e anche di vergogna per chi indossa una divisa. Che si concludono con l'unica opportunità possibile per i giovani di salvare la vita: la fuga che i poliziotti col bastone concedono loro dopo averli umiliati e massacrati. (a.mo.)