Vertenza Brioni, i sindacati chiedono un nuovo confronto

10 Luglio 2022

A 5 mesi dalla fine della cassa integrazione, sono 250 i lavoratori che hanno firmato l’uscita volontaria E le segreterie nazionali di Cgil, Cisl e UIltec ora sollecitano all’azienda un incontro al ministero

PENNE. A cinque mesi dalla fine della cassa integrazione straordinaria per tutti i dipendenti Brioni, le segreterie nazionali di Cgil, Cisl e Uiltec hanno indirizzato ai vertici aziendali una richiesta di incontro urgente per fare il punto sulla vertenza in corso. La richiesta di incontro è stata indirizzata al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, alla dottoressa Chiara Cherubini e ai vertici Brioni Mehdi Benabadji (amministratore delegato) e al capo delle risorse umane Alessandro Paparelli. Occorrerà verificare la gestione delle uscite previste dal piano industriale presentato al Mise il 13 aprile 2021. Per i sindacati sarà importante capire che impatto avranno per i vertici aziendali, nell’immediato futuro di Brioni, i rincari energetici che stanno mettendo in difficoltà quasi tutti i settori dell’imprenditoria.
Rispetto ai 321 esuberi paventati dai vertici Brioni, ad oggi, circa 250 lavoratori hanno sottoscritto il percorso d’uscita volontaria, che si concretizzerà a fine dicembre 2022. E qualora dovessero concretizzarsi tutte le uscite paventate ad aprile 2021 dall’azienda, l’ammontare delle maestranze Brioni nell’area vestina scenderebbe a circa 627 unità. Oggi sono 958 i dipendenti del comparto produttivo Brioni Roman Style nell’area vestina: 618 dipendenti nella sede di Penne, 228 a Montebello di Bertona (camiceria, pantalonificio e maglieria) e 112 a Civitella Casanova (taglio e logistica). Virano verso una decisa trasformazione le produzioni dei tre stabilimenti vestini. La linea camiceria negli stabilimenti vestini è ferma da alcuni mesi. Delle 71 maestranze esperte nel confezionamento delle camice, sotto contratto almeno fino al 31 dicembre, molte sono in cassa integrazione e solo in poche stanno lavorando su altre linee. In maglieria, altra linea che i vertici Brioni hanno deciso di chiudere nell'area vestina, si continua a lavorare in un piccolo nucleo ed esclusivamente sul “su misura”. Come confermato durante l’ultimo tavolo al ministero dello Sviluppo lo scorso 21 ottobre dal capo delle risorse umane Alessandro Paparelli, lo stop a camiceria e maglieria è arrivato perché entrambe le linee sono ritenute non economicamente sostenibili nell’area abruzzese.