Viaggio nei Fratelli d’Abruzzo, dal 2% a forza di governo: ecco com’è cambiata la destra

18 Dicembre 2025

Oggi alle 23 con “Zoom, storie del nostro tempo” su Rete8 il racconto dei militanti di FdI partiti dalla regione verso Atreju: dagli ex missini alla “nuova” Gioventù nazionale, Meloni ha unito generazioni

PESCARA. Fratelli d’Abruzzo, alla riscossa. Potrebbe essere il titolo del film che descrive la parabola del partito guidato da Giorgia Meloni nella nostra regione negli ultimi 11 anni. Dal 2,95% dei voti ottenuto alle elezioni regionali del 2014 al secondo mandato consecutivo dell’uomo forte di FdI Marco Marsilio – che ha interrotto l’alternanza politica al vertice della Regione da quando è stata introdotta l’elezione diretta del governatore – la Sorella d’Italia ha preso le redini dell’Abruzzo prima ancora che del Paese. Da partito di estrema destra a forza di governo, il percorso è stato lungo «e pieno di battaglie» dicono oggi gli storici militanti. Ma chi sono i suoi attuali elettori? Con Zoom-storie del nostro tempo, in onda stasera alle 23 su Rete8 (regia di Carmine Di Cecco) siamo andati ad Atreju per scoprire nomi, volti e idee degli abruzzesi che votano Giorgia Meloni. Tra vecchie guardie missine e nuovi volti del partito, i Fratelli d’Abruzzo sembrano essersi raccolti attorno a un singolo personaggio: Giorgia Meloni.

Che sia lei la figura chiave per capire il fenomeno FdI lo si capisce dai numeri dell’ultima edizione della kermesse romana, «la più lunga di sempre» aveva detto il responsabile dell’organizzazione Giovanni Donzelli. Nove giorni di incontri e discussioni, con i protagonisti del governo e dell’opposizione, giornalisti e anche personaggi del mondo dello spettacolo. Almeno centomila le presenze certificate, tra cui tanti abruzzesi. L’apice nella giornata conclusiva dell’evento, con oltre 130 persone partite in massa dalla regione soltanto per poter ascoltare dal vivo il discorso della loro leader. «Stiamo andando per lei», hanno confermato i militanti che si sono svegliati all’alba per vivere quest’esperienza. C’è chi, come Nicola Sacchetti, ha 14 anni e già si è innamorato della politica («Meloni è il mio mito, l’ho vista parlare in Abruzzo ed è diventata subito un idolo») e chi invece la politica la vive da oltre mezzo secolo, come Enrico Mascioli, 80 anni, («Ho iniziato seguendo Giorgio Almirante, ma vado pazzo per Meloni»). Cinquant’anni di storia della destra racchiusi in un solo pullman. Eppure, il percorso di questa tradizione politica in Abruzzo non è stato per nulla lineare. Alle elezioni regionali del 2008 il Popolo della libertà (figlio dell’unione tra Alleanza Nazionale e Forza Italia) ottenne, da solo, il 38% dei voti. Su un binario parallelo viaggiava La Destra, il partito nato dalla scissione da An voluta da Francesco Storace in contrasto con la linea troppo moderata decisa dall’allora leader Gianfranco Fini. Fiamma tricolore ne simbolo, Il gruppo si richiamava chiaramente all’eredità del Movimento sociale italiano. Ufficialmente sciolto nel 2017, alcuni dei reduci di quell’esperienza oggi sono protagonisti dell’attuale governo, come nel caso dei ministri Nello Musumeci e Daniela Santanché. Per quanto riguarda l’Abruzzo, La Destra presentò come candidato governatore Teodoro Buontempo e raccolse 11.500 voti, appena l’1,94%. La fiamma tricolore si rivede tra i simboli delle elezioni regionali successive, quelle del 2014. Ma a sollevarla in cielo è un altro partito. Sono i Fratelli d’Italia, nati nel 2012 dalle ceneri di Alleanza Nazionale – e guidati da una giovane Meloni, reduce dall’esperienza come ministro della Gioventù nel quarto governo Berlusconi. È la Meloni dell’euroscetticismo e dell’antiestablishment, delle idee forti e radicali, lontana dalla leader che oggi parla con l’Europa nel segno di un inaspettato – almeno allora – europeismo. Nella tornata del 2014 il centrodestra unito raccoglie il 30%, ma FdI si ferma al 2,95% (nonostante il richiamo ad An nel logo). Poco, troppo poco. Nel giro di qualche anno, però, le cose sono destinate a cambiare. Le avvisaglie arrivano nel 2017, con le elezioni comunali dell’Aquila. Meloni fa candidare un suo uomo di fiducia, Pierluigi Biondi, che al turno di ballottaggio recupera lo scarto di quasi 12 punti con il candidato del centrosinistra Americo Di Benedetto, diventando il primo sindaco di capoluogo di regione eletto da FdI. Due anni dopo, l’obiettivo diventa prendersi Palazzo Silone. La Sorella d’Italia convince la coalizione a puntare su un altro candidato proveniente dal suo partito, Marco Marsilio. Già senatore e deputato, è un suo fedelissimo. I due hanno condiviso anni di militanza giovanile nella destra romana, vivendo insieme momenti importanti come la fondazione di Atreju. Erano entrambi parte della dirigenza di Azione Giovani che nel 1998 decise di fondare la kermesse. A ogni modo, pur esprimendo il suo candidato, FdI in regione gioca ancora da coprotagonista. La Lega domina con il 26%, i Fratelli “solo” il 5%. Ancora non basta, ma è l’inizio la riscossa. Lo si vede alle nazionali del 2022. L’exploit di Meloni ha un legame forte con la nostra regione, perché lei è stata eletta proprio nella circoscrizione Abruzzo. Con lei a Roma vanno politici con anni di militanza alle spalle come Guerino Testa, Etelwardo Sigismondi e Guido Liris. Presidenza del consiglio e timone del governo ben saldo in mano al partito. Lo stesso copione si ripete in Abruzzo nel 2024: 24,1%, Marsilio confermato e consiglio regionale a trazione meloniana, con numeri quasi decuplicati in soli 10 anni. La minoranza si è fatta governo.