Violentata dal branco nel garage a 17 anni, l’amica racconta: “Ho assistito allo stupro”

3 Marzo 2025

Le ragazzine sono fuggite da una comunità per minorenni, poi l’incontro a Pescara con due fratelli e gli abusi di gruppo. Da oggi gli interrogatori: indagati pronti a respingere le accuse

PESCARA. Spunta una supertestimone nell’inchiesta sulla ragazza di 17 anni che ha raccontato di essere stata stuprata dal branco in un garage della periferia di Pescara. È un’amica della vittima che il giorno degli abusi, lo scorso 13 febbraio, era con lei e ha assistito ai fatti, confermando tutto davanti agli investigatori. La versione di questa giovane, anche lei minorenne, può rivestire un’importanza decisiva per chiarire i contorni dell’orrore, nell’ambito degli accertamenti avviati dal Gav, il gruppo anti violenza della procura della Repubblica di Pescara.

Al momento sono due gli indagati per violenza sessuale di gruppo pluriaggravata: un ragazzo di 19 anni e il fratello non ancora maggiorenne. Ecco perché al fascicolo aperto dal pubblico ministero Anna Benigni si aggiunge quello parallelo della Procura per i minorenni dell’Aquila. I due accusati, difesi rispettivamente dagli avvocati Angelo Pettinella e Melania Navelli, si professano totalmente innocenti e sono pronti a rispondere alle domande dei pm.

Quel giorno le due amiche, che vivono in una comunità per minorenni, si sono allontanate dalla struttura. La responsabile ha denunciato subito l’episodio. L’indomani, però, si è rivolta di nuovo alle forze dell’ordine per riferire che, la sera precedente, aveva ritrovato a Pescara le due ragazzine ubriache. Una volta tornate sobrie, entrambe hanno raccontato alla donna che erano state portate in un garage da un ragazzo di 19 anni che conoscevano. E lì, in uno spazio angusto, una di loro – sempre in base alle contestazioni – sarebbe stata costretta a compiere e subire atti sessuali davanti a più ragazzi.

La vittima e l’amica, alla presenza di una psicologa, sono state poi ascoltate in tribunale e hanno confermato la versione fornita in precedenza. A quel punto carabinieri e poliziotti, su ordine delle due Procure, hanno sequestrato gli smartphone dei fratelli. Non si può escludere, infatti, che spunti investigativi possano emergere dalle chat e dalle immagini contenute nelle memorie dei cellulari degli indagati. Anche perché l’obiettivo degli inquirenti è di arrivare a identificare pure gli altri giovani che – secondo la denuncia – hanno partecipato alla violenza di gruppo.

Questa mattina il diciannovenne, convocato dal pubblico ministero per l’interrogatorio, dà la sua versione con la quale respinge su tutta la linea i pesanti addebiti. Si tratta di un reato punito – codice penale alla mano – con la reclusione da otto a quattordici anni, senza considerare le due aggravanti contestate, vale a dire quella di aver commesso il fatto con l’uso di sostanze alcoliche e nei confronti di una persona che non ha ancora compiuto diciotto anni. Domani, davanti ai pm dell’Aquila, sarà invece interrogato l’indagato minorenne: anche lui è pronto a dimostrare la sua innocenza.

©RIPRODUZIONE RISERVATA