Tre nuovi vini per Cantina Tollo. E la classe è servita

Wine Room ha ospitato ieri, 30 gennaio, la presentazione alla stampa della storica etichetta Hedos, che è stata ripensata con un bianco e un Rosé. Ma non manca il Pecorino
PESCARA. Wine Room ha ospitato ieri, 30 gennaio, la presentazione alla stampa di tre nuovi vini di Cantina Tollo. La serata è ruotata intorno alla storica etichetta Hedos, che è stata ripensata con un bianco e un Rosé. Ma non manca il Pecorino, all’insegna di quel trend che dagli anni ‘90 spinge per la riscoperta e la valorizzazione dei vitigni autoctoni. Gianluca Orsini, presidente di Cantina Tollo, ha esordito così: “Oggi facciamo questa presentazione su un restyling dei nostri prodotti perché siamo usciti con una nuova linea, la Hedos. Siamo famosi per il discorso del Cerasuolo, ma abbiamo voluto svecchiare e ringiovanire con i bianchi e il Pecorino”.
E Daniele Ferrante, enologo di Cantina Tollo, ha parlato di un “approccio un po’ più facile ma con una grande qualità e una sensazione aromatica maggiormente spinta. Abbiamo voluto tutelare la tipicità: il colore del Cerasuolo negli anni si è andato schiarendo, ma per noi il Cerasuolo deve esprimere la tipicità e deve accattivare una fascia di consumo specifica, essendo un prodotto tipico. Non è corretto continuare a seguire l’alternanza del mercato”. Parole assolutamente condivisibili: andare dietro alle mode o a tutto ciò che è di tendenza fa ottenere un unico risultato, e cioè quello di snaturare la validità – e, perché no, la bellezza – di un prodotto. Da anni, purtroppo, il nostro Rosato sta andando in questa direzione a partire dalla sua caratterizzazione cromatica, ed è un errore. Molto meglio, allora, non usare il termine “Cerasuolo”.
"Adesso – ha aggiunto Ferrante – abbiamo avviato questo nuovo progetto nel quale sposiamo la linea del Rosato con un approccio più leggero. Ma, se lo facciamo per l’Hedos, è giusto accompagnare tutto questo discorso anche con un bianco che abbia una bella aromaticità. Abbiamo perciò pensato a una base di Pecorino per il 60%, abbinato a un altro vitigno storico in Abruzzo che è la Cococciola, qui presente per il 20%. Volevamo portare qualità. Sul Pecorino c’è stato un rinnovamento principalmente di struttura per preservare al meglio la qualità del prodotto stesso”.
E’ stata pensata, ha spiegato ancora Ferrante, “un’etichetta un po’ più allegra. Inoltre sono state escluse completamente le pressature, abbinate a una vinificazione molto delicata e rispettosa della materia prima soprattutto nella fase di mosto. Lo definirei un approccio protettivo con atmosfere controllate. C’è un’acidità che lascia il palato in maniera molto gradevole, e le sensazioni al palato stesso permangono per qualche istante. Si sente il frutto della passione”.
E, relativamente alle nuove tendenze, Ferrante è chiaro: “Per un dealcolato di qualità c’è ancora tanta strada da fare, anche perché c’è il rischio che attualmente il consumatore assaggi e rimanga deluso. Vedremo più avanti”.
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