Il primo allenamento di Breda al Poggio degli Ulivi

IL CAMBIO DI ROTTA

Bravo a entrare in corsa: ecco chi è il nuovo tecnico 

Idolo di Salerno: centrocampista, capitano, assessore allo Sport con De Luca e allenatore. Utilizza spesso il 3-5-2. A Latina sfiora la A, a Chiavari lancia Zaniolo

PESCARA. Un idolo di Salerno sulla panchina del Pescara: negli anni Roberto Breda, 51 anni, trevigiano di Fontane di Villorba, è stato centrocampista, capitano, assessore allo sport e allenatore. Era il 2006 quando l’allora sindaco Vincenzo De Luca - oggi Governatore della Campania - lo nomina membro della giunta comunale con delega allo sport. «Mi diede carta bianca», il suo ricordo, «senza vincoli politici si lavora meglio. E stata una bella avventura, abbiamo lavorato per le periferie ed organizzato manifestazioni importanti, come una tappa del Giro d’Italia di ciclismo».
Aveva già scritto pagine di storia del calcio granata. A Salerno arriva nel 1993, lo prende dalla Sampdoria il ds Renzo Castagnini per metterlo a disposizione di Delio Rossi, in C1, appena arrivato dalla Primavera del Foggia. Scelta illuminata perché Breda - sposato con una signora genovese e padre di due figli - diventa il regista del 4-3-3 che infiamma la città. Dalla C1 alla A: sei anni di trionfi chiusi con la dolorosa retrocessione in B all’ultima giornata. C’era Franco Oddo in panchina, il papà di Massimo.
Finisce un’era. Vanno via lui e Di Vaio direzione Parma. Calciatore illuminato, diploma di ragioniere e qualche esame di Scienze Politiche all’università: era l’uomo che dava ritmo e geometrie alla manovra, innescava gli esterni e proteggeva la difesa. Tanto bravo quanto umile: non si ricordano parole sopra le righe o proclami. Eppure quella Salernitana macinava gioco, vittorie e spettacolo. Un idolo a Salerno dove ritorna dal 2003 al 2005 per chiudere la carriera.
Decide di fare l’allenatore («mi ispiro a Delio Rossi», dice spesso) e il ritorno sulla panchina granata è scritto nel destino. Inizia a Reggio Calabria con la Primavera, una parentesi in prima squadra - grazie alla promozione decisa dal ds Simone Giacchetta - e poi Salerno chiama e Roberto Breda risponde subito. Una sola stagione, tanto bella quanto sfortunata perché una squadra non eccelsa - e con una società indebitata alle spalle - arriva fino ai play off. E poi si gioca la promozione in A fino alla finale persa contro il Verona.

Il nuovo allenatore del Pescara Roberto Breda è nato a Treviso il 29 ottobre 1969
A Salerno ha casa, quando torna è festa. Però, poi, la carriera da allenatore prende altre strade in cui fa sempre fruttare quella intelligenza tattica che lo caratterizzava da giocatore. Un comune denominatore: è bravo a prendere la squadra in corsa; quando, invece, inizia la stagione i risultati non sempre lo premiano. Accade nel 2012 a Vicenza dove parte, ma non conclude la stagione.
Il capolavoro a Latina, nel settembre 2013, in B, dove viene chiamato al posto di gaetano Auteri: in quella squadra c’è anche Alessandro Bruno, il genero del presidente del Pescara Daniele Sebastiani. I pontini disputano un gran campionato che chiudono al terzo posto. E poi ai play off arrivano fino alla finale persa a giugno contro il Cesena. Va via, nonostante la dirigenza volesse tenerlo. E poi torna a stagione iniziata al posto di Beretta.
Ma l’impresa non riesce e il gennaio successivo arriva l’esonero. Fa bene a Terni. Non altrettanto a Chiavari dove inizia la stagione 2016-2017 alla guida della Virtus Entella, ma ad aprile gli viene dato il benservito. Nel frattempo, però, lancia Nicolò Zaniolo, oggi enfant prodige della Roma.
Ha un pregio Breda: è pratico. E, soprattutto, sfrutta l’intelligenza per capire come rimettere in sesto il gruppo che prende in mano. Spesso si affida al 3-5-2.
A Perugia (2017-2018) arriva al posto di Giunti. E lascia il segno perché un po’ alla volta il suo lavora permette agli umbri di risalire la china. I primi due mesi fatica, ma da gennaio c’è l’impennata che lo porta nelle zone alte della classifica. Il derby perso in casa contro la Ternana segna lo spartiacque che porta fino all’esonero deciso dal presidente Santopadre alla vigilia dell’ultima di campionato con il Perugia già dentro i play off. Subentra Alessandro Nesta e la squadra viene subito eliminata. L’arrivo in corsa funziona anche a Livorno nel 2018 dove prende il posto di Cristiano Lucarelli, l’idolo della città. Una lunga rincorsa fino alla salvezza conquistata all’ultima giornata.
Il presidente Spinelli lo conferma: ma, ormai si sa, Breda non funziona quando prende la squadra dall’inizio e quindi, tra tanti stenti, a dicembre, c’è il benservito. Ma quel Livorno non ha futuro, indipendentemente da chi c’è in panchina.
A Pescara arriva in corsa e i tifosi si augurano che non tradisca la sua indole. Poi, a giugno, si vedrà.
@roccocoletti1.

©RIPRODUZIONE RISERVATA