Loreto Aprutino

Calcio, cimeli e tanti ricordi: il museo sportivo a Loreto Aprutino

9 Aprile 2025

Il sindaco Renato Mariotti: il mio vuole essere un atto d’amore per i giovani

LORETO APRUTINO. «Ormai, da metà degli anni Novanta, il calcio è diventato una industria trascinando purtroppo, nei suoi aspetti peggiori, anche l’attività dilettantistica». Una cosa che Renato Mariotti, sindaco di Loreto Aprutino, non riesce a mandare giù. Da qui, ormai da tempo, l’idea di mettere assieme, per ripercorrere la storia del calcio internazionale, una collezione di palloni, scarpini, giornali sportivi, maglie e tute in grado di far rivivere antiche emozioni. Una collezione che si è andata sviluppando fino a diventare un vero e proprio museo. Ovvero l’“International Football Museum” ospitato nel Palazzo Guanciali Tanzi di Loreto Aprutino. «Mi piace considerarlo un atto d’amore verso il mio paese e, soprattutto, verso i ragazzi che oggi conoscono il calcio solo attraverso la televisione». Centinaia i cimeli esposti, frutto di continue ricerche tra gli appassionati, per far conoscere quel calcio in grado di suscitare emozioni e coinvolgimento. In una partita tra amici come in una grande manifestazione internazionale.

Puntuale, sul volto del sindaco, appare l’espressione di un bambino che fa coincidere l’inizio della propria memoria con il giorno in cui, «silenzioso e felice» viene accompagnato dal padre a vedere una partita dove «il campo era la quiete e l'avventura», facendo tornare alla mente stati d’animo perfettamente calibrati nei versi di una bellissima poesia di Maurizio Cucchi. Proprio così. Renato Mariotti parla di lui ragazzino, contagiato dalla passione di famiglia, aggrappato alla rete di recinzione di un campo di gioco per poi allungare i ricordi alle prime esperienze nel ruolo di portiere che lo portarono anche a disputare, con il Chieti, nei primi anni Ottanta, diversi campionati Berretti. «Ci allenavamo spesso con la prima squadra, allora in serie C2, e ricordo bene i rimbrotti di Tom Rosati, un allenatore che chiedeva il massimo dai suoi giocatori e, in particolar modo, sotto il profilo del comportamento, dai più giovani». Nelle teche del Museo non mancano oggetti relativi ad altri sport come scarpette di atletica utilizzate alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Inevitabilmente il discorso si sposta al mese scorso quando Loreto Aprutino ha ospitato il congresso nazionale del comitato italiano Fair Play. Occasione, in concomitanza con la Giornata della Donna per una iniziativa dedicata alla memoria di Ondina Valla, prima atleta italiana a vincere una medaglia d'oro olimpica, alla quale è stato intitolato uno spazio in centro storico. Omaggio alla tenacia di una ragazza che superò, vincendo una medaglia d’oro negli 80 metri a ostacoli proprio ai Giochi di Berlino, schemi e pregiudizi propri di un mondo sportivo, e non solo, al tempo estremamente maschilista. Presente alla cerimonia Luigi De Lucchi, figlio di Ondina Valla, al quale è stata consegnata una scultura, opera dell’arista loretese Ester Crocetta. La magia del pallone non conosce confini ed il Museo, divenuto itinerante, dopo aver toccato negli anni diverse città italiane, potrebbe allungarsi fino a Toronto in occasione dei campionati del mondo in programma nel 2026 in Canada, Messico e Stati Uniti. «Ci sono stati dei contatti e da parte nostra esiste la massima disponibilità. Vedremo nei prossimi mesi se si potrà concretizzare l’iniziativa», spiega Mariotti tornando, attraverso i vari cimeli, a ripercorrere la storia dei mondiali di calcio a partire da quelli disputati nel 1930 in Uruguay. Il primo pallone di fine Ottocento, con il quale il Genoa ha iniziato a giocare, e la prima scarpa prodotta dai fratelli Adolf e Rudolf Dassler nel 1925, prima del loro diverbio con la conseguente divisione in Puma e Adidas. Poi, una curiosità legata al primo campionato mondiale, ossia i differenti palloni con i quali vennero giocati i due tempi della gara inaugurale. L’arbitro, infatti, ad inizio incontro risolse così il litigio per il quale ciascuna squadra voleva giocare con il proprio pallone. Sport, socialità e cultura. Rigorosamente sul filo della passione. Senza la quale diventa tutto più difficile. Da capire e tramandare, finendo per farsi ammaliare dalle lusinghe dello show mediatico. 

Un rischio da esorcizzare ed anche stavolta, negli occhi del sindaco Mariotti, si concretizza una immagine. Quella del “Festival Rombo di Tuono. Dai Nuraghi ai Tholos- Il mito di Gigi Riva” che, in autunno, per due giorni, ha portato a Loreto Aprutino importanti personaggi del mondo del calcio, del giornalismo e del cinema. Tra questi l’allenatore Claudio Ranieri. «Una sera, lungo il nostro borgo medievale, si parlava di tanti argomenti e lui ribadiva, tra l’altro, come la decisione di chiudere la propria carriera fosse ormai definitiva», conclude Mariotti. «Si lasciò però scappare che magari, se fosse stata la “sua” Roma a chiamarlo, sarebbe stato difficile dire di no. Capii subito come sarebbe andata. E sono felice per lui dal momento che, oltre ad esprimere la figura di un grande uomo di sport, è davvero una persona straordinaria, legata a valori che si stanno sempre più smarrendo». E dei quali si parla ormai solo per rimpiangerli.

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