Cruciani, un derby che sa di rivincita
Di Cecco: «Prima i fischi, ma adesso abbiamo imbroccato la strada giusta».
AVEZZANO. Parla Michel Cruciani. Dice e non dice, ma lascia intendere. Fa capire che il divorzio dell’estate 2008 non è stato indolore. Il centrocampista della Valle del Giovenco ricorda positivamente i due anni trascorsi a Lanciano dal 2006 al 2008. E’ arrivato (attraverso Wolfango Patarca, ex responsabile del vivaio della Lazio e collaboratore del club frentano) che era un ragazzino, è andato via temprato da due stagioni culminate con il fallimento.
Anni di stenti, visto che di soldi ne ha visti pochi. Anni in cui è maturata l’amicizia con Drazen Bolic e Mirko Pagliarini, guarda caso i due giocatori ai margini della prima squadra perché non rientrano nei piani tecnici dell’allenatore rossonero. Domenica la sfida con il suo passato, la prima partita da ex per il 23enne centrocampista romano cresciuto nella Lazio.
«Facevo le giovanili e ogni tanto mi capitava di andare ad allenarmi con la prima squadra. C’era anche Cesar in quel gruppo. A distanza di anni me lo sono ritrovato compagno di squadra nella Valle del Giovenco».
In un gruppo in cui ci sono anche altri giocatori dal passato glorioso in serie A.
«Da loro c’è sempre da imparare, si sono messi a disposizione del gruppo con umiltà».
E dopo la vittoriosa trasferta di Terni, ecco il derby casalingo contro la Virtus Lanciano.
«Non vedo l’ora».
Addirittura!
«Diciamo che ho qualche conto in sospeso».
Di che genere?
«Adesso non mi va di parlarne».
Lei era in scadenza di contratto nell’estate del 2008?
«No, avevo un altro anno di contratto, ma con il fallimento è venuto a cadere. C’erano state delle promesse all’epoca, ma non è il caso di parlarne».
Il suo ricordo di Lanciano?
«Bello, sono stati due anni importanti per me. Mi hanno aiutato a crescere. Sono rimasto legato all’ambiente e alla città. Nella passata stagione sono andato spesso a vedere il Lanciano, quando i miei impegni me lo permettevano».
E’ rimasto amico anche di Drazen Bolic e di Mirko Pagliarini.
«Certamente, sono stati come due fratelli maggiori per me. Ero un ragazzino quando sono arrivato, mi hanno messo sotto la loro ala protettiva durante quei due anni di grandi difficoltà. Non c’era un soldo, eppure mi hanno trattato come un fratello minore. Oggi sento dire tante di quelle menzogne sul loro conto che mi viene da vomitare. E’ pazzesco! Mi dispiace per la situazione che si è venuta a creare. Mi dispiace vedere soffrire degli amici che sono un esempio di professionalità e di qualità umane».

Anni di stenti, visto che di soldi ne ha visti pochi. Anni in cui è maturata l’amicizia con Drazen Bolic e Mirko Pagliarini, guarda caso i due giocatori ai margini della prima squadra perché non rientrano nei piani tecnici dell’allenatore rossonero. Domenica la sfida con il suo passato, la prima partita da ex per il 23enne centrocampista romano cresciuto nella Lazio.
«Facevo le giovanili e ogni tanto mi capitava di andare ad allenarmi con la prima squadra. C’era anche Cesar in quel gruppo. A distanza di anni me lo sono ritrovato compagno di squadra nella Valle del Giovenco».
In un gruppo in cui ci sono anche altri giocatori dal passato glorioso in serie A.
«Da loro c’è sempre da imparare, si sono messi a disposizione del gruppo con umiltà».
E dopo la vittoriosa trasferta di Terni, ecco il derby casalingo contro la Virtus Lanciano.
«Non vedo l’ora».
Addirittura!
«Diciamo che ho qualche conto in sospeso».
Di che genere?
«Adesso non mi va di parlarne».
Lei era in scadenza di contratto nell’estate del 2008?
«No, avevo un altro anno di contratto, ma con il fallimento è venuto a cadere. C’erano state delle promesse all’epoca, ma non è il caso di parlarne».
Il suo ricordo di Lanciano?
«Bello, sono stati due anni importanti per me. Mi hanno aiutato a crescere. Sono rimasto legato all’ambiente e alla città. Nella passata stagione sono andato spesso a vedere il Lanciano, quando i miei impegni me lo permettevano».
E’ rimasto amico anche di Drazen Bolic e di Mirko Pagliarini.
«Certamente, sono stati come due fratelli maggiori per me. Ero un ragazzino quando sono arrivato, mi hanno messo sotto la loro ala protettiva durante quei due anni di grandi difficoltà. Non c’era un soldo, eppure mi hanno trattato come un fratello minore. Oggi sento dire tante di quelle menzogne sul loro conto che mi viene da vomitare. E’ pazzesco! Mi dispiace per la situazione che si è venuta a creare. Mi dispiace vedere soffrire degli amici che sono un esempio di professionalità e di qualità umane».