Da Fantini a Ciccone, ecco l’Abruzzo che vince
Otto i ciclisti di casa nostra ad aver vinto almeno una tappa nelle 100 edizioni Taccone e Di Luca i migliori, ma con storie diverse. Poi i vari Masciarelli e Giuliani
Sono otto i ciclisti abruzzesi ad avere vinto almeno una tappa nelle 100 edizioni del Giro d'Italia. E uno di questi, Danilo Di Luca, si è anche aggiudicato la Corsa Rosa nel 2007. Il primo abruzzese a salire sul gradino più alto del podio, al termine di una tappa, è stato Alessandro Fantini. Il corridore di Fossacesia, nell'edizione del 1955, vinse in volata la quarta tappa (Sanremo-Acqui Terme) e fece il bis due settimane dopo sul traguardo di Trieste. Nell'edizione del 1956 Fantini replicò l'exploit dell'anno precedente aggiudicandosi le tappe Alessandria-Genova e Genova-Salice Terme. Il momento d'oro di Fantini proseguì nel 1957, con i successi di Loreto (5ª tappa) e Como (17ª tappa), e si chiuse nel 1959 con la vittoria a San Pellegrino Terme (16ª tappa) davanti al bergamasco Armando Pellegrini e al romagnolo Arnaldo Pambianco.
Nel 1961, anno della tragica morte di Fantini, iniziò l'epopea di Vito Taccone, indimenticato protagonista del ciclismo italiano. Il Camoscio d'Abruzzo vinse in quell'edizione del Giro la tappa Bari-Potenza, si piazzò al quarto posto della classifica generale nel 1962 ed entrò nella storia nel 1963, anno che vide Taccone trionfare in cinque vittorie di tappa, di cui quattro consecutive (sui traguardi di Asti, Oropa, Leukerbad e Saint-Vincent).
Al termine del Giro d'Italia 1963 il corridore avezzanese conquistò per la seconda volta in tre anni anche la maglia verde, che all’epoca era quella del Gran premio della montagna. Nel 1964 e nel 1966 Taccone si regalò le ultime due vittorie sui traguardi di Parma e Diano Marina diventando il ciclista abruzzese con più successi di tappa (otto) nella Corsa Rosa.
Negli anni segnati dalla classe e dall'esuberanza di Taccone, l'Abruzzo scoprì il giovane Vincenzo Meco, che il 2 giugno 1962 vinse per distacco la tappa dolomitica sul Passo Rolle. In quella edizione il corridore di Corcumello, piccolo paese in provincia dell'Aquila, indossò per un giorno la maglia rosa.
Per ritrovare un abruzzese sugli scudi al Giro d'Italia bisognerà aspettare fino al 1981, quando il pescarese Palmiro Masciarelli si impose nella tappa Bari-Potenza.
Masciarelli riuscì a replicare il successo nel 1983 a Bibbiena, in Toscana, precedendo lo svizzero Hekimi e il francese Bonnet. Cinque anni più tardi un altro pescarese, Stefano Giuliani, mise la sua firma sulla tappa Borgo Valsugana-Arta Terme e bissò la gioia nel 1989 sul traguardo di Potenza.
Nel 2000 iniziò a farsi notare Danilo Di Luca, soprannominato il "Killer" di Spoltore, che sorprese con un pregevole spunto Belli e Lanfranchi nella tappa Matera-Peschici.
Le strade del sud incoronarono Di Luca anche nel 2001, al santuario di Montevergine, in uno sprint vincente ai danni di Simoni e Garzelli. Lo spoltorese vestì la sua prima maglia rosa nel 2005, anno dei successi a Giffoni Valle Piana e all'Aquila e del quarto posto nella classifica finale. Il capolavoro di Di Luca arrivò nel 2007 con la conquista del Giro d'Italia (primo e finora unico abruzzese a riuscirci), caratterizzato anche dalle vittorie di tappa al santuario di Montevergine (bis del 2001) e a Briancon. La favola di Danilo Di Luca si è interrotta nelle stagioni successive a causa dei vari problemi con il doping, che gli sono costati la revoca dei due successi di tappa, il secondo posto dell'edizione 2009 e la squalifica a vita nel 2013.
Il Giro d'Italia del 2012 fece salire alla ribalta il pescarese Matteo Rabottini, figlio d'arte (il padre, Luciano, è stato corridore professionista dal 1981 al 1990), che arrivò a braccia alzate sul traguardo di Pian dei Resinelli (15ª tappa) davanti agli spagnoli Rodriguez e Losada.
In quella edizione Rabottini conquistò anche la maglia azzurra di miglior scalatore. La carriera di Rabottini ha poi subìto un brusco stop nel 2014, a causa della squalifica di un anno e nove mesi per la positività all'Epo.
Il resto è storia recente. L'edizione del 2016 è passata alla storia per l'exploit del teatino Giulio Ciccone, che nel primo anno tra i professionisti e alla prima partecipazione alla Corsa Rosa ha trionfato nella tappa di Sestola. Ciccone è stato uno dei vincitori di tappa più giovani di sempre (l'acuto di un anno fa è arrivato all'età di 21 anni e cinque mesi) alle spalle di corridori del calibro di Argentin, Coppi, Marchisio e Taccone.
Gaetano Lombardino
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