De Cecco da Di Francesco a Zeman: la passione per il Pescara e l’inizio della nuova era

Nel 2008 fu tra i promotori della nuova società che salvò il calcio biancazzurro dal fallimento: è stato poi presidente dal 2010 al 2011
PESCARA. È stato calciatore tra i dilettanti, da ragazzo, e poi presidente della sua squadra del cuore, il Pescara. Peppe De Cecco era innamorato dei colori biancazzurri, tanto da tatuarsi un piccolissimo Delfino sul polso dopo la promozione del Pescara in serie B, nel 2010. “Don Peppe”, come veniva chiamato in maniera quasi “religiosa” dai suoi più stretti collaboratori, era una manna per i giornalisti. Regalava titoli ogni volta che si presentava davanti a taccuini e microfoni. Non si tirava mai indietro quando bisognava parlare, nel bene e nel male, del suo Pescara. Durante le sessioni di calciomercato, anche a mezzanotte, rispondeva sempre al telefono al cronista di turno. «Il calcio? È come un casinò. Se hai i soldi, il problema non è mai come entrarci ma capire quand'è ora di uscire. Se no diventa una malattia. E ti fai male», disse una volta, parlando del suo amore per il calcio e per il Pescara. Lui non si è fatto del male, se non quando, dopo quasi tre anni intensi in sella al Delfino, decise di lasciare la società che aveva raccolto dal fallimento nel gennaio 2009.
Sì, perché il calcio pescarese dopo gli anni bui legati a gestioni traballanti è rinato grazie a Peppe De Cecco. Una società tutta pescarese che ha rilevato il club in seguito al fallimento della vecchia Pescara calcio nel dicembre 2008, dopo 72 anni di storia. Il 20 gennaio 2009 c’è l’asta pubblica in tribunale dove la fallita società Pescara calcio viene provvisoriamente aggiudicata dal curatore fallimentare alla Delfino Pescara 1936 srl, sodalizio ideato da De Cecco e formato da imprenditori capitanati da uno dei “re della pasta”, Deborah Caldora, Daniele Sebastiani e Maurizio Edmondo, oltre a tanti altri piccoli azionisti. I tifosi biancazzurri – dopo le profonde amarezze, illusioni e delusioni a livello societario – possono guardare finalmente al futuro con ottimismo per la nuova proprietà formata da imprenditori locali. De Cecco viene osannato dalla tifoseria, che il giorno dell’assegnazione del titolo si riversa in massa in tribunale portando in trionfo l’imprenditore pescarese. In quella stagione (2008-2009) arriva anche la salvezza sul campo, in serie C. Il titolo sportivo è stato salvato, la categoria è rimasta, la nuova proprietà pescarese può far nuovamente sognare un futuro competitivo ad alti livelli.
Nel gennaio 2010 De Cecco, dopo le dimissioni di Deborah Caldora, viene nominato presidente del club, che a fine stagione centra la promozione in serie B grazie all’arrivo di Eusebio Di Francesco, che in panchina sostituisce Cuccureddu. Di Francesco resta anche nella stagione successiva e poi nel giugno 2011 lascia la panchina a Zeman. Quello del boemo è il nome suggerito proprio da Di Francesco allo stato maggiore del Delfino ed è stato fortemente sponsorizzato da De Cecco. Il boemo incontra l’industriale a Roma il 21 giugno. Teatro della trattativa il rinomato Majestic in via Vittorio Veneto. A tavola insieme al boemo c’erano De Cecco, Sebastiani, all’epoca amministratore delegato del club, il direttore sportivo Daniele Delli Carri, l’agente Fifa Alberto Faccini e l’avvocato Giorgio Fraccastoro, che era il consigliere legale di Zeman.
Il boemo viene convinto dal progetto tecnico e si innamora della simpatia e dell’empatia dell’imprenditore pescarese. Lo sbarco di Zeman a Pescara fa aumentare l’entusiasmo in città e segna l’inizio della nuova “Zemanlandia”. De Cecco gongola e sogna in grande, poi alcune frizioni con le altre anime del club lo portano alla decisione di dimettersi dalla presidenza a metà novembre 2011. Il suo posto viene preso da Daniele Sebastiani, De Cecco resta nel club come socio ma con il tempo lascia completamente il sodalizio biancazzurro. Il Pescara a fine stagione viene promosso in serie A, grazie alle prodezze dei piccoli fenomeni Marco Verratti, Ciro Immobile e Lorenzo Insigne. Zeman dedica la promozione anche al suo primo presidente e tra i due il rapporto continua nel tempo. Dalle ceneri al trionfo. Dal fango all’olimpo del calcio. Se il Pescara è rinato dopo anni non facili, il merito è anche di “Don Peppe”.
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