Di Fulvio, tre fratelli in A1 nel segno di papà Franco

Francesco nella Pro Recco, Andrea e Carlo con il neopromosso Verona sulle orme del padre protagonista dell’epopea pescarese negli anni Ottanta

PESCARA. Una famiglia in vasca, è quella dei fratelli Di Fulvio, pescaresi doc che saranno tra i protagonisti del campionato di serie A1 che prenderà il via sabato 4 ottobre. Tre fratelli nel gotha della pallanuoto italiana: bisogna tornare indietro alla fine degli anni Settanta per trovare un’altra famiglia così numerosa in A1, quella dei Marsili (Mino Sante e Vittorio) protagonista con la Rari Nantes Napoli.

I Di Fulvio sono distribuiti tra Recco e Verona. Con la squadra campione d’Italia, dopo una parentesi a Brescia, c’è Francesco, 21 anni, attaccante, fresco di medaglia di bronzo agli Europei con l’Italia; gli altri due, Andrea (26 anni), difensore, e Carlo (24 anni), centro-vasca, giocheranno con lo Sport Management Verona, neopromosso in A1. La sfida in famiglia è in programma il 25 ottobre in occasione di Verona-Pro Recco (a Monza) e quel giorno in tribuna ci saranno amici e parenti per assistere all’evento.

Sono tutti e tre figli d’arte, perché papà Franco ha giocato nove campionati di A1 negli anni Ottanta, vivendo da protagonista l’epopea (scudetto e Champions) della pallanuoto pescarese. Oggi, a 51 anni, allena l’Original Marines Pescara in serie B. La signora Monica, invece, è un’insegnante di scuola nuoto alle Naiadi. Per forza di cose i figli sono cresciuti in mezzo all’acqua. E ognuno di loro dopo un assaggio di nuoto è passato alla pallanuoto. «Ma», chiarisce papà Franco, «la loro è stata una libera scelta. E ognuno ha fatto un percorso diverso dall’altro». Tutti e tre, da tempo, vivono (e giocano) lontano da Pescara. Uno solo, Carlo, è stato alle dipendenze del papà, nella Bustino (in serie B). «Ma è un’esperienza da non ripetere», sostiene Franco, «perché il rapporto tra papà-allenatore e figlio-giocatore non è libero e spontaneo come dovrebbe essere». Appunto, come ha cresciuto i figli in vasca e in famiglia? «Per loro sono stato solo il padre, mai un allenatore. Fatta eccezione per la parentesi con Carlo, non ho mai messo becco sulla carriera dei ragazzi. Ho potuto dare dei consigli, ma da padre».

E da tecnico come giudica i suoi figli? «Francesco, probabilmente, è il più talentuoso. E’ arrivato in Nazionale e adesso deve essere bravo a restarci. Non è facile perché la concorrenza è forte. A mio avviso, è più facile arrivare nel giro azzurro che rimanerci».

E gli altri? «Carlo è un centro-vasca, capisce il gioco e ha una buona visione. E’ alla prima stagione in un campionato così impegnativo; Andrea è un difensore, un ottimo nuotatore contropiedista. A volte marca il centro-boa avversario. Entrambi hanno grande voglia di allenarsi e grossi margini di miglioramento».

Per chi tiferà quando si affronteranno tra di loro? «Io tifo solo Pescara», sostiene Franco Di Fulvio. «E se un giorno dovessero giocare contro il Pescara io sarò dalla parte della squadra della mia città. Loro lo sanno».

E la mamma? «Lei è più apprensiva del sottoscritto. Io sono fatalista. A me piace vedere le partite dei figli più da tecnico che da tifoso. E magari discutere con loro di cosa è andato e di cosa non ha funzionato. Tanto per parlare dello sport che amiamo».

Raccomandazioni? «Una sola: divertirsi e studiare. Ho sempre cercato di educare i figli con l’esempio. Anche se devo dire che loro stanno dimostrando carattere e mentalità, al di là delle qualità tecniche. La pallanuoto è uno sport duro, richiede allenamento e sacrifici. E loro sono riusciti ad affermarsi lontano da casa. Lasciare la famiglia in tenera età li ha aiutati a maturare. Ormai sono grandi e viaggiano con la loro testa».

E fanno dei Di Fulvio una famiglia di serie A1, nonostante la pallanuoto pescarese viva più che altro di ricordi.

roccocoletti1

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