Ecco Gorgone, l’infanzia a Centocelle e l’amore per la filosofia

Il ritratto di Giorgio Gorgone. Pescara nel destino: nel 2004 centrocampista biancazzurro e dopo 21 anni allenatore. Tifoso della Roma, figlio di commercianti, appassionato di economia e di Heidegger
PESCARA. «Lavorando si arriva alla meta». È una delle frasi che ripete spesso ai suoi calciatori. Roma, primi anni Ottanta, quartiere popolare Centocelle. La carriera di Giorgio Gorgone, il nuovo allenatore del Pescara, nasce in strada. «Visto che giocavo tutto il giorno in strada, mia mamma Gina e papà Antonio mi iscrissero alla scuola calcio della Pro Roma», ha raccontato tempo fa il 49enne tecnico biancazzurro. Da quella scuola calcio alla Lodigiani il passo è stato breve, dove incontra Guido Attardi, aquilano doc, che lo lancia nei professionisti. Gioca in serie A, B e C, tra Lucchese, Alzano, Chievo, Triestina, Pescara, Perugia e Cagliari. Pescara è nel suo destino, perché nel 2004, in serie B, veste la maglia da calciatore, con il numero 33. Centrocampista dai piedi buoni, che si fa apprezzare subito per la grande generosità. Dopo 21 anni e tanta gavetta in giro per l’Italia, è tornato da allenatore e ora avrà il compito di salvare il Delfino.
Romano e romanista, a fine carriera sarebbe potuto tornare nella Città Eterna “divertendosi” a gestire Charlot, il negozio di abbigliamento sartoriale della famiglia, ma alla fine decide di rimettersi in gioco (in panchina) e da buon mediano fa tanti sacrifici prima di fare il salto in serie B. Se non ci fosse stato il calcio nella sua vita - lui che si è diplomato al liceo scientifico e che era appassionato di economia e finanza - forse sarebbe diventato un commercialista, ma con la passione per la filosofia. Adora Martin Heidegger e tanti suoi ex compagni di squadra raccontano delle sue letture in camera durante i ritiri, mentre gli altri trascorrevano il tempo a giocare a carte e ping pong. “Solo se davvero erriamo - ci perdiamo, possiamo imbatterci nella "verità”, uno dei pensieri di Heidegger che per Gorgone è diventato come una stella polare.
Sognatore quanto basta, perché a lui la vita non ha regalato mai nulla. E quando si parla di sogno nel cassetto, è sempre molto chiaro. «Non l’ho mai avuto. Ogni tanto mi sono posto questa domanda. A me piace fare questo lavoro da sempre. Sono ambizioso, ho voglia di andare avanti, però alla base metto sempre il campo: fino a quando mi piace fare quello che faccio sicuramente posso avere un obiettivo sempre maggiore. Se dovesse diminuire quel ‘fuoco sacro’ si farebbe tutto più complicato. Quindi, il mio obiettivo è fare bene indipendentemente dalla categoria, se sono ragazzi o grandi. E questo poi è il frutto di un lavoro che bisogna fare». Questo lo stralcio di una intervista rilasciata tre anni fa, quando era il vice di Stellone al Frosinone, che fa capire molto del personaggio.
Pescara la conosce già molto bene e sa che questa è la sua grande occasione per spiccare il volo da allenatore. Adora il mare e quando era a Lucca faceva sempre qualche chilometro per vedere il Tirreno con la Lalla, la sua barboncina nera. I suoi giocatori preferiti sono Barella e Verratti, con quest’ultimo, azionista del Pescara, che tra pochi giorni potrebbe incontrarlo e stringere la mano al “suo” nuovo allenatore. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

