Giulio Ciccone di Chieti scalo

CICLISMO

Ecco il Giro, Ciccone: "Andrò sempre all'attacco"

Il teatino capitano della Trek Segafredo in Ungheria per il via della corsa rosa: «Penso alla classifica generale, ma comunque voglio giocarmela alla giornata»

PESCARA. Ci siamo, parte il Giro d’Italia. Il calore dell’Ungheria e di Budapest ha accolto nel pomeriggio di ieri il “Team presentation”con tutte le squadre che hanno sfilato e salutato i tifosi. Domani, venerdì 6 maggio, la prima tappa con arrivo a Visegràd e con Van Der Poel che già punta alla maglia rosa. Da martedì si inizierà a fare sul serio in Italia con l’arrivo sull’Etna, mentre gli abruzzesi si sono già segnati le date del 15, 16 e 17 maggio. Blockhaus e Pescara ospiteranno per tre giorni la carovana rosa (c’è anche il giorno di riposo) e la Maiella assegnerà la prima maglia rosa pesante. E chi quel giorno lo ha segnato non in rosa, ma in rosso nella sua agenda è il capitano della Trek Segafredo Giulio Ciccone. Il Blockaus è la montagna di casa e sognare non costa nulla. «Tappa e maglia sul Blockaus? Un sogno grande. Metterei però la firma per fare tappa e maglia in qualsiasi tappa. Certo, se sto bene ci proverò. Non mi farò condizionare da nulla quel giorno e attaccherò anche perché ci sarà il calore dei miei tifosi».
Ciccone, le ultime settimane non sono state facili. Come arriva a questo Giro?
«E’ vero, l’ultimo mese per me è stato difficile tra Covid, bronchite e acciacchi vari. Ho rinunciato a correre la Freccia e la Liegi che erano nel mio programma per restare a Sierra Nevada e preparare queste tre settimane. Il Giro è il mio grande obiettivo, oggi i valori sono buoni e sinceramente non mi preoccupa che ho corso poco».
Correrà per la classifica generale o per vincere le tappe?
«Sì, penso alla classifica ma voglio vivermela alla giornata. Strada facendo faremo il punto e si vedrà se nell’ultima settimana sarò in grado di lottare per le posizioni che contano».
Detto del Blockhaus, ma nella prima settimana ci sarà anche l’Etna.
«Sono due salite dure, soprattutto quella di casa. Ma vi assicuro che anche le giornate di Potenza e di Napoli (circuito di Monte Procida, ndc) non saranno affatto facili. Sarà una settimana molto complicata e io qualche interrogativo ce l’ho perché arrivo da un periodo non facile e dovrò ritrovare il giusto colpo di pedale. Cercherò di non sprecare energie inutili, ma poi nel mio Dna c’è andare all’attacco e se capiterà l’occasione io ci proverò».
Poche crono e terza settimana con tantissime salite. Sembra perfetto per lei questo Giro.
«Vero, i pochi km a cronometro sono un grande vantaggio. L’ultima settimana (con Mortirolo, Santa Cristina, Pordoi e Fedaia ndc) sarà davvero dura. Ci arriveremo secondo me con la classifica già ben definita dopo il Blockaus, ma io vorrò farmi trovare pronto».

Ciccone, chi sono i suoi favoriti per la maglia rosa di Verona?
«Vi dico che Carapaz e Simon Yates sulla carta hanno qualcosa in più, ma avranno anche tanta pressione da gestire. Poi la corsa rosa e in generale le grandi corse a tappe hanno sempre riservato delle sorprese».
Ultimamente si parla di crisi del ciclismo italiano. Potrebbe essere lei (Moser lo ha indicato come protagonista) il salvatore della patria?
«Bella responsabilità che mi date. Però, io la penso diversamente nel senso che se per un periodo noi italiani non facciamo i risultati si parla di crisi, mentre vi ricordo che quando Colbrelli ha vinto la Roubaix eravamo in un momento magico. Per me non siamo in crisi».
Il teatino Ciccone saluta, lascia l’hotel e raggiunge i compagni per la presentazione ufficiale delle squadre. Oggi ultima sgambata e da domani si fa sul serio. Con quel sogno rosa che da tempo accompagna Giulio Ciccone. Se potesse, il suo Blockhaus lo abbraccerebbe anche dalla finestra dell’hotel di Budapest, ma per coronare il sogno mancano solo 10 giorni. Buon Giro.
Enrico Giancarli
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