Il patron Daniele Sebastiani e i giocatori del Pescara nel mirino dei tifosi

PESCARA IN ATTESA DEL VERDETTO

I tifosi si sfogano sui social: Sebastiani sotto accusa

L’incubo di vedere sfumare anche l’ultima àncora di salvataggio dei play out e le colpe distribuite a tutti i livelli: in primis al presidente. L’ex Bivi: «La storia va rispettata»

PESCARA. Delusione, rabbia e amarezza scorrono sui social ai tempi post Covid, quando gli assembramenti sono vietati e gli stadi chiusi. È lì che tifosi o semplici appassionati rovesciano il loro stato d’animo. Anche quelli biancazzurri che venerdì notte hanno faticato a prendere sonno e che ieri mattina si sono svegliati convinti di essere in preda a un incubo. Si sono sfogati su Facebook o sugli altri social. E se la sono presa con tutti. In primis con il presidente Daniele Sebastiani, poi con i giocatori e, infine, molto gettonato, l’allenatore Andrea Sottil.

Chi in modo civile e chi no. Ma la maggior parte individua in Daniele Sebastiani il principale responsabile della caduta libera. Quantomai scontato dal momento che i rapporti tra il presidente e la gran parte della tifoseria pescarese appare da tempo compromessa. A lui vengono rimproverati i cambi di allenatori (Zauri, Legrottaglie e Sottil), tra l’altro tutti accomunati dal fatto che sono esordienti nella categoria; la scelta dei giocatori, la cessione di alcuni; il mancato rimpiazzo del centravanti Tumminello che si è fatto male a settembre. E poi i movimenti di mercato: che fine ha fatto il bulgaro Bojinov, chiedono in tanti. E inoltre le famose plusvalenze centrate nelle ultime sessioni di mercato. Di tutto e di più, soprattutto parole offensive.

«Disgustato» è il termine più nobile tra i tanti utilizzati. I giocatori, ovviamente, non sono esenti da critiche. Fiorillo è tra i pochi ad essere salvati. Ad ognuno degli altri un pensiero sgradevole. C’è il timore che giovedì il Collegio di garanzia del Coni ridia uno o due punti al Trapani. E così facendo al Pescara non resterebbe nemmeno l’ultima scialuppa di salvataggio chiamata play out. Sarebbe retrocesso direttamente. Anche perché in molti commenti si fa notare che il Pescara sul campo è già sceso in C, dal momento che sarebbe scavalcato dal Trapani in base ai risultati maturati sul rettangolo verde. Si guarda alla serie C come un baratro che coinvolge tutta la città. Sì, perché il passo indietro sarebbe di Pescara _ e non solo del Pescara_ con le difficili prospettive a cui si andrebbe incontro per risalire la china. Dal sogno chiamato serie A coltivato fino a poco più di un anno fa all’incubo della C.

«Un po’ di Lega Pro potrebbe solo far del bene. Cuscí arcalet da sa piant», consiglia Giacomo Di Cesare sulla pagina Facebook del Centro. C’è chi, poi, consiglia di andare a richiamare Bepi Pillon. E chi, invece, si augura che sia solo Massimo Oddo il pescarese a dover piangere dopo i play out tra Perugia e Pescara. Infine la considerazione di Edy Bivi, 60 anni, ex centravanti biancazzurro degli anni Novanta: «Ci sono piazze dove devi rispettare la storia», scrive su Facebook, «dove si spostavano migliaia di persone per vedere un modo di giocare (e vivere pescarese) che non può essere accantonato. Non me ne vogliano gli allenatori succedutisi, ma l'impronta è galeoniana, avvicinata con tempi di gioco diversi, solo da Zeman».

Un’impronta che raramente si è vista negli ultimi tempi. Ma il pensiero resta fisso a venerdì sera e alla sconfitta di venerdì a Verona maturata a 2’ dalla fine. «Ecco, questa la colpa più grave: non giocarsela ma sperare nella misericordia dei veronesi (anche se di sponda Chievo)... Che delusione!», il pensiero espresso da Antonio Marcheggiani sulla pagina Facebook della società biancazzurra.

@roccocoletti1

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