Il trionfo di Camplone «Pur di vincere ho tradito il 4-3-3»

Il tecnico pescarese promosso in B alla guida del Perugia: «Sono già nella storia, deciderò il futuro con il presidente»
PESCARA. A 46 anni è arrivato il trionfo che può cambiargli, in meglio, la carriera: Andrea Camplone ora se la gode. Il tecnico pescarese ha guidato il Perugia alla promozione in B, vincendo il girone B della Prima divisione. Successo al fotofinish, grazie all’1-0 rifilato, domenica, al Frosinone nello scontro diretto. Dapprima il secondo posto e l’eliminazione nella semifinale play off dell’anno scorso, poi la cavalcata trionfale. In mezzo il divorzio dell’estate scorsa, salvo poi essere richiamato dal presidente Santopadre al posto di Lucarelli alla vigilia dell’inizio di campionato. Le prospettive adesso sono incerte: oggi Camplone e il presidente Santopadre si vedono per parlare di futuro, ma la conferma non è affatto sicura.
Camplone nella storia del Perugia, ha ottenuto promozioni sia da calciatore che da allenatore.
«Una bella soddisfazione, diciamo che ho saldato un debito dopo l’eliminazione dai play off della passata stagione».
Resterà a Perugia?
«Domani (oggi, ndr) andrò a Roma per parlare con il presidente Santopadre».
Che cosa vi direte?
«Io di certo gli dirò di confermarmi solo se è convinto. Altrimenti amici come prima, anzi meglio di prima».
Vuole andare via?
«Al contrario, voglio restare. Ma la serie B è dura, la si affronta bene solo se c’è convinzione in quello che si fa».
Promozione all’ultima giornata.
«E’ stata una sofferenza atroce, ma è andata bene».
A chi dedica questo traguardo?
«Alla famiglia, a mia moglie Barbara e ai figli Erika e Derek. Li ho un po’ trascurati ultimamente...».
Il complimento più bello?
«Di mia moglie. “Era ora!”, mi ha detto».
Il momento più difficile della stagione?
«Dopo la vittoria di Lecce. Ci siamo un po’ imborghesiti. La squadra si era smarrita, ci eravamo montati la testa...».
Da qui il richiamo del presidente Santopadre: “Camplone si dia una svegliata!”.
«Sono stato costretto a cambiare modulo. Eravamo troppo prevedibili con il 4-3-3 e insicuri in difesa».
Ed è passato al 3-5-2?
«Non ho dormito due notti per cercare di capire come fare. E così ho deciso di adeguare il modulo alle caratteristiche dei giocatori».
Resta un amante del 4-3-3?
«E’ il mio modulo di riferimento».
Ha temuto di non farcela?
«Più che altro avevo l’incubo dei play off. L’esperienza della passata stagione è stata devastante».
Quante telefonate ha ricevuto?
«Tante, da Max Allegri a Massara, passando per Franco Baldini e Ubaldo Righetti. Pensi mi ha chiamato anche Ramaccioni (ex team manager del Perugia e del Milan, ndr)».
Galeone?
«No, Galeone no. Non è nemmeno venuto a vedere la partita...».
L’ha chiamato il Pescara?
«No».
Le piacerebbe allenare il Pescara?
«E me lo chiede? E’ la squadra della mia città, ci ho giocato per tanti anni...».
Il livello della Prima divisione è sceso?
«Non lo so, ma di certo il nostro era un girone difficile. Tante piazze blasonate, molte società ambiziose. Un campionato bello e avvincente. Non è stato facile vincere».
I play off?
«Si azzera tutto, è un mini-torneo in cui contano nervi saldi ed esperienza».
Chi ha giocato il calcio più bello?
«Il Pontedera mi ha impressionato molto».
E L’Aquila?
«Una gradita sorpresa, il quinto posto per una neopromossa è un bel traguardo».
Che cosa farà L’Aquila nei play off?
«Non faccio pronostici, non c’è una squadra favorita. E poi la prima gara è secca, può accadere di tutto».
Quali sono i giovani migliori del campionato?
«Posso parlare dei miei. E Andrea Conti, terzino destro classe 1994, dell’Atalanta è uno che farà strada. Così come Mattia Sprocati, un 1993 del Parma. Anche Insigne, il fratello dell’attaccante del Napoli, ha fatto bene, ma poi si è fatto male...».
Per Camplone questa è la promozione numero?
«E’ la sesta sul campo, anche se una me l’hanno tolta a tavolino (sempre a Perugia, quella per il cavallo regalato da Gaucci all’arbitro, ndr). Due a Pescara, tre a Perugia e una ad Ancona. E’ la seconda da allenatore, perché mi piace ricordare anche quella ottenuta a Penne in D, attraverso i play off».
Perugia come piazza a chi assomiglia?
«A Pescara, è passionale e pretende molto. Domenica erano in ventimila sugli spalti».
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