atletica in lutto

L’addio a Carlo Vittori, il maestro di Mennea

Il professore è scomparso a 84 anni la vigilia di Natale; fu anche preparatore atletico del Pescara calcio di Mazzone

ASCOLI PICENO. Lo sport italiano ha dato ieri l’addio a Carlo Vittori, il “maestro” dello sprint tricolore che ha fatto grande Pietro Mennea e l’atletica leggera italiana, scomparso a 84 anni alla vigilia di Natale. A salutarlo nella Chiesa di Sant’Angelo Magno ad Ascoli, una folla di ascolani e tanti volti dello sport, dal presidente della Fidal Alfio Giomi all’ex allenatore di calcio Carlo Mazzone, amico fraterno di Vittori, mentre l’olimpionico del lancio del disco Armando De Vincentis ha ricordato la figura del tecnico scopritore di tanti campioni. Fra i banchi anche tecnici e tesserati dell’Asa, la società atletica ascolana, oltre a Fabio Sturani della giunta nazionale del Coni.

Vittori ha legato il proprio nome in particolare a quello di Pietro Mennea (senza dimenticare Marcello Fiasconaro, Donato Sabia, Pierfrancesco Pavoni e le staffette veloci), formando con lui uno dei binomi più vincenti della storia dello sport azzurro. Vittori si era affermato in gioventù come sprinter, arrivando a vestire la maglia azzurra per otto volte, tra il 1951 e il 1954 (nel 1952, anche la partecipazione ai Giochi di Helsinki); ma solo successivamente, nel ruolo di allenatore, il professore contribuì a scrivere pagine memorabili per la velocità italiana. L’approccio metodologico innovativo, il rigore applicativo, avevano bisogno di un interprete: il cerchio si chiuse all’inizio degli anni ’70, quando Vittori prese in mano il talento di Mennea. Tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli anni 80 la sua esperienza si tramutò in un’età dell’oro per l’atletica azzurra. Oltre agli straordinari successi del barlettano - record mondiale sui 200 e oro olimpico a Mosca 1980 - arrivò anche l’argento mondiale della staffetta 4x100 a Helsinki 1983, con il quartetto Tilli, Simionato, Pavoni, Mennea subito dietro i “mostri” americani guidati da Carl Lewis. Decine di studenti-tecnici si sono formati sui testi firmati da Vittori. Ma Vittori si dedicò anche ad altri sport, rimettendo in piedi, sportivamente parlando, tanto per fare l’esempio più noto, un promettente ragazzo della Primavera della Fiorentina reduce da un calvario chirurgico: Roberto Baggio, che aveva la muscolatura a una delle gambe così lesionata da essere inferiore di 7 centimetri. Vittori fu anche preparatore atletico del Pescara nell’annata 1990-91 di Serie B, quando sulla panchina biancazzurra sedeva il tecnico Mazzone.