Calcio

Lancini, lacrime biancazzurre: «Il Pescara è sulla mia pelle»

15 Giugno 2025

Il difensore: «Dopo i rigori ho pianto di gioia, la serie B è diventata un tatuaggio. Siamo stati “squadra” anche fuori dal campo ogni giorno coinvolgendo le nostre famiglie»

PESCARA. La sua scorza bresciana è dura, ma il cuore è difficile da comandare. Edoardo Lancini ha lo sguardo di ghiaccio e l’animo nobile. Dopo il rigore decisivo parato da Plizzari nella finalissima contro la Ternana, si è lasciato andare in un pianto liberatorio. Una lacrima schietta vale più di mille sorrisi costretti e più di ogni parola. Il difensore del Pescara è uomo pratico, che bada al sodo, nato e cresciuto in una terra laboriosa e schietta, come l’entroterra Bresciano, a ridosso della Franciacorta, patria delle famose bollicine made in Italy.

Lancini, torniamo indietro di una settimana e premiamo play. Cosa vede?

«Ragazzi, ho i brividi. Ho impiegato giorni a capire quanto accaduto. Sono felicissimo, perché emotivamente è una promozione che ho vissuto tantissimo».

Ha pianto?

«Sì, tanto. È stata una gioia indescrivibile, perché sono molto sensibile e vedere tutta quella gente in festa per noi è bellissimo. Ho pianto di gioia».

Serie B sudata e meritata perché non partivate da favoriti?

«Assolutamente sì. Forse, non siamo stati i più forti, ma sicuramente i più bravi. Il gruppo ha fatto la differenza».

Lei per Baldini è come una specie di amuleto o sbagliamo?

«(ride) Sì, anche lui per me visto che è il terzo campionato che vinciamo insieme. Baldini è il mio maestro e mi ha cambiato la carriera. A Palermo è stato determinante sulla mia crescita personale. È un tecnico eccezionale, da serie A».

Questo è il suo quarto campionato vinto in carriera. In che posizione lo mette?

«Al primo posto e spiego anche il motivo. A Brescia c’era una squadra forte sulla carta, a Palermo nella doppia promozione anche. A Pescara i valori dei giocatori sono stati evidenti, certo, ma forse in pochi ci davano per favoriti. Abbiamo sofferto e vinto».

Lo snodo promozione qual è stato?

«La vittoria a Pesaro nella gara d’andata dei play off. Li ho capito tutto».

È arrivato a gennaio dal Novara, ma con qualche mese di ritardo rispetto alle richieste del mister?

«Esatto. Baldini mi voleva già la scorsa estate, ma, nonostante le pressioni, il Novara non mi ha lasciato partire. A gennaio, poi, ho detto io vado a Pescara e basta. La storia poi la conoscete…»

Vedendo il leone stilizzato che occupa tutta la sua schiena, ha per caso una passione per i tatuaggi?

«Sì, ne ho moltissimi. L’ultimo l’ho fatto in onore del Pescara».

Ovvero?

«Io e alcuni miei compagni abbiamo un disegno con un paio di corna e la data della promozione. Il mio tatuaggio per la serie B è sulla gamba».

La cosa più bella di questa stagione?

«Il gruppo che si è creato fuori dal campo. Io, insieme a tanti ragazzi, ho vissuto a Montesilvano a ridosso della zona dei grandi alberghi. Abbiamo cementato il gruppo in una piazzetta vicino casa, sul prato, insieme a mogli, fidanzate e figli. Quello era il nostro ritrovo segreto. Abbiamo anche un gruppo whatsapp “piazzetta gang”, nel quale ci siamo quasi tutti».

A chi dedica la promozione?

«Alla mia famiglia, al mister e alla tifoseria. Ma anche a Mattia Baldini e Diego Labbricciosa (vice allenatore e collaboratore tecnico, ndr), che mi hanno supportato nei momenti difficili».

Pescara le piace? È pronto a restare?

«Pescara è una piazza super e vorrei restare qui. Nei prossimi giorni vedremo, ma per me non ci sono problemi. La società lo sa che io ci sono. Qui ho trovato un club organizzatissimo con strutture e campi d’allenamento. Di presidenti ne ho conosciuti tanti, ma Sebastiani sa fare calcio come pochi. Anche il ds Foggia è una persona molto seria».

Che serie B si prospetta?

«Un campionato duro e sarà fondamentale creare un bel gruppo coeso. E poi c’è il fattore Baldini».

Resta?

«Lui è stato fondamentale e deve restare. Con lui il Pescara può aprire un ciclo perché è uno che ama sognare, ha ambizione, insegna calcio e non ama fare campionati anonimi».

Le sue origini?

«Sono di Urago d’Oglio, un paesino in provincia di Brescia. Ora sono qui per qualche giorno di vacanza e poi partirò con mia moglie, Chiara, con la quale oggi festeggio l’anniversario di matrimonio, e mio figlio Filippo di tre anni».

Un pizzico d’Abruzzo l’aveva conosciuto a Brescia anni fa?

«Sì, perché i primi a scommettere su di me sono stati Andrea e Ivo Iaconi (sono di Giulianova, ndr), che a Pescara conoscete benissimo. Andrea, il ds, è quello che ha voluto che io andassi in prima squadra allenata da Ivo, che poi mi ha fatto debuttare in B a 19 anni. Con loro a Brescia ho dei ricordi positivi».

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