Pallavolo

Ordine, gruppo e testa: la leggenda Velasco fa la storia del volley

9 Settembre 2025

Un uomo di sinistra giunto nel 1983 dall’Argentina: dalla Generazione di Fenomeni fino alle Invincibili

È arrivato da La Plata (in Argentina) l’uomo che ha fatto la storia della pallavolo, prima maschile e ora femminile. Ha 73 anni il ct che ha guidato l’Italvolley femminile al titolo mondiale conquistato domenica a Bangkok. Un maestro dello sport e di vita nato da padre peruviano, di professione agronomo, e madre argentina di origini inglesi, professoressa di lingua inglese. Ha perso un fratello vittima della dittatura negli anni Settanta. È arrivato in Italia nel 1983 tramite “raccomandazione”. Waldo Kantor e Carlos Wagenpfeil (che aveva allenato in nazionale), infatti, lo consigliarono ai dirigenti dello Jesi, in A2. E da lì è partita la scalata. Ha portato con sé un metodo di lavoro innovativo, fatto di disciplina, organizzazione e attenzione alla mentalità di squadra. La consacrazione è arrivata a Modena, dove sulla panchina della Panini ha conquistato quattro scudetti consecutivi, tre Coppe Italia e una Coppa CEV, trasformando la città emiliana in un laboratorio di eccellenza. Idee di sinistra, ma disciplina rigida.

Nel 1989 il primo incarico in nazionale maschile ha dato il via a una delle stagioni più straordinarie dello sport azzurro, passata alla storia come l’epoca della Generazione di fenomeni. Con lui l’Italia ha conquistato il primo europeo nel 1989 e, l’anno successivo, il primo titolo mondiale in Brasile. Seguono tre World League di fila, un altro Europeo e soprattutto il secondo Mondiale, vinto in Grecia nel 1994. In pochi anni l’Italia ha dominato la scena internazionale, cambiando per sempre la percezione della pallavolo nel Paese e nel mondo.

Dopo aver guidato anche la nazionale femminile italiana fino alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, Velasco ha continuato la sua carriera tra club e selezioni nazionali in diversi Paesi, dalla Spagna all’Iran. Proprio con la nazionale iraniana ha ottenuto un trionfo storico nel 2013, conquistando il primo titolo asiatico della storia e aprendo nuove prospettive a un movimento in crescita. Nel 2014 è tornato in Argentina, dove è rimasto alla guida della nazionale maschile fino al 2018, prima di rientrare in Italia per occuparsi del settore giovanile delle nazionali azzurre. Esperienze anche nel calcio, come dirigente. Alla Lazio e all’Inter, ma senza lasciare mai il segno. Sembra ormai “bollito”, ma non lo è perché - mentre regala questa impressione - sta gettando le basi per i successivi trionfi, organizzando il settore giovanile della federazione.

Poi, la femminile. Prima nel club (a Busto Arsizio) e poi la federazione gli consegna la Nazionale femminile. Forte, fortissima, ma non una squadra a cui la gestione Mazzanti non è riuscita a dare disciplina. È pane per i denti di Velasco. A gennaio 2024 prende in mano l’Italia: arrivano due Nations League, un oro olimpico, un titolo mondiale e una serie di vittorie ancora in corso (36). Con lo stesso gruppo in cui inserisce gradualmente qualche giocatrice per garantire ricambi. Ha cementato il gruppo, ha lavorato sulla testa delle giocatrici. Egonu è tornata ad alti livelli e la staffetta con Antropova una risorsa destinata a fare la differenza. Un maestro Velasco. Ammaliante nel suo eloquio, affascinante nel suo pensiero. Unico.