Pescara, anche la società è in crisi

I soci Di Cosimo e Pirocchi pronti a seguire Sebastiani che vuole lasciare.

PESCARA. Il caos societario andrà avanti ancora per un po’. Problemi d’intesa, di rapporti personali, di opinioni diverse; tutto ciò sta dando filo da torcere ai tanti soci del Pescara. Il conto alla rovescia dice che mancano dieci giorni all’assemblea per la ricapitalizzazione, ma finora punti d’intesa non ci sono. L’amministratore delegato Daniele Sebastiani ha comunicato al resto del club la voglia di mollare la barca. Lo ha fatto la scorsa settimana inviando una e-mail accorata ai dirigenti. Qualcuno non ha perso tempo e ha subito dichiarato di volerlo seguire. Di Cosimo e Pirocchi in primis. Ieri Deborah Caldora ha incontrato di nuovo Sebastiani per cercare di ricomporre la frattura, ma siamo ancora lontani da un possibile dietrofront dell’amministratore delegato del Delfino, che nel giro di poche ore ha ritrattato i motivi del suo disimpegno.

Prima erano motivi personali e lavorativi, poi ha imboccato la strada della contestazione per la gestione del club. Però questo poco importa, perché la cosa che interessa di più in questo momento è capire bene dove si vuole arrivare con questo braccio di ferro interno. La fronda degli scissionisti, se così possiamo definirla, è formata da sei soci. Quelli interpellati, ovvero Di Cosimo, Acciavatti e Pirocchi hanno provato a dare la propria motivazione. Antonio Di Cosimo è un fedelissimo di Daniele Sebastiani e si evince dalle sue parole: «Quello che farà Daniele farò anche io. Io sono legato a lui e la sua decisione sarà anche la mia.

In società lui è il mio riferimento e sono in sintonia con il suo pensiero riguardo la gestione del club», dice l’imprenditore pescarese e aggiunge: «Abbiamo fatto tanto per creare una società solida e dico che se ci fosse una leadership più chiara, il club avrebbe margini di crescita». Francesco Pirocchi non vede aperture all’orizzonte: «Ad oggi non ci sono ripensamenti e stiamo valutando di andare via. Vogliamo capire se ci sono le condizioni e l’unità d’intenti per andare avanti, altrimenti nel massimo rispetto nei confronti degli altri andremo via. Andiamo via per problemi di budget? Quello è un argomento caldo, ma non è il vero problema». L’altro socio in odore di abbandono Alessandro Acciavatti preferisce non rilasciare dichiarazioni e racchiude il suo pensiero così. «Attenderò l’11 dicembre e prenderò le mie decisioni in completa autonomia». Insomma chiamateli Guelfi e Ghibellini o Troiani contro Spartani, fatto sta che le due fronde quella di De Cecco, Edmondo e Caldora e quella di Sebastiani & Co. sono ancora lontane da un punto d’incontro. La lotta per le investiture continua.