Pescara battuto e contestato

Tifosi sul piede di guerra dopo il ko con il Portogruaro

PESCARA. Brutto, talmente brutto da far perdere la pazienza anche ai tifosi. Pomeriggio da incubo per il Pescara, battuto dal Portogruaro e contestato dai propri sostenitori. La seconda sconfitta consecutiva è figlia di un’altra gara da dimenticare. Indecorosa per chi ha ambizioni.

Altri 90’ senza uno straccio di tiro indirizzato nello specchio della porta. Biancazzurri in crisi nel momento cruciale della stagione. In stato confusionale per l’incapacità di fare gioco. A dir poco incomprensibile il nervosismo che ha determinato un’altra espulsione dopo le due rimediate a Terni.

Il cartellino rosso che Massimo Bonanni si è “guadagnato” (dopo 30’), rifilando una testata ad Altinier a gioco fermo, ha condizionato l’incontro. Ha finito per pesare su una partita non bella che il Portogruaro ha giocato in modo accorto, dapprima (con il 3-4-1-2) contenendo la sfuriata irrazionale del Pescara e poi (passando al 4-3-1-2) colpendolo nel finale quando, inevitabilmente, è sceso sul piano atletico. Nulla da eccepire sul successo dei veneti.

Hanno “monetizzato” la superiorità numerica in una delle rare incursioni in area. Hanno vinto giocando una gara diligente sul piano tattico e sfruttando i problemi dei biancazzurri. Che, grazie alla seconda sconfitta casalinga, sono stati superati in classifica dal Portogruaro. Sono scesi al terzo posto e, virtualmente, fuori dalla zona play off, visto che, al momento, hanno gli scontri diretti a sfavore con Reggiana e Cosenza.

Il Pescara è andato completamente in tilt nel momento decisivo, proprio quando la capolista Verona sta mettendo le mani sulla promozione in B, nonostante il cammino non esaltante. E la tifoseria ha perso inevitabilmente la pazienza. Ha sempre sostenuto la squadra, lo ha fatto anche ieri dopo un primo tempo incolore. Poi, ha iniziato a invocare gli attributi dei giocatori che, invece, hanno continuato a pasticciare in mezzo al campo.

E così, dopo la rete dell’attaccante Ettore Marchi, entrato in campo da cinque minuti, i tifosi hanno svuotato il cuore della curva Nord. Sono usciti fuori e hanno iniziato a contestare. Chiedendo al presidente De Cecco di bloccare il pagamento degli stipendi e attaccando i protagonisti di una stagione con tante ombre e poche luci in rapporto agli obiettivi.

Numeri alla mano, nemmeno l’avvento di Eusebio Di Francesco (due vittorie, due pareggi e altrettante sconfitte) in panchina è servito a raddrizzare la stagione. Il cammino è simile a quello di Cuccureddu da cui l’ex centrocampista della Roma ha ereditato un organico costruito male e rifinito peggio nel corso del mercato di gennaio. Ha speso tanto e male la società. I limiti sono oggettivi.

Lì davanti la squadra fa fatica a creare gioco. Gli attaccanti vanno sempre incontro a brutte figure, perché sono spesso costretti a giocare spalle alla porta. E poi non c’è abbastanza qualità in mezzo al campo. Quantomeno discutibile la scelta di tenere in panchina Dettori, uno dei pochi centrocampisti in grado di conferire imprevedibilità alla manovra. E’ un Pescara inguardabile e senza attenuanti.

Irritante se si considerare che i giocatori più rappresentativi (Ganci a Terni e Bonanni ieri) si fanno espellere con tanta facilità. Un segnale inequivocabile del malessere che agita lo spogliatoio.
Cambiano i moduli e i giocatori, ma il Pescara continua a deludere le attese. E’ in preda a una confusione che coinvolge squadra e società. E senza una reazione vigorosa rischia di veder sfumare anche il traguardo dei play off. Quello sì che sarebbe un fallimento, calcisticamente parlando.