Pescara, ecco i gemelli dietro Ciuffo: «La squadra ci ama»

Sono Loris e Yuri Mazzioli: «Indossare il costume è faticoso perché lì dentro fa molto caldo ma, quando incitiamo lo stadio e i bambini ci salutano e ci chiedono gli autografi, sentiamo emozioni uniche»
PESCARA. Un sogno chiamato B e un intero popolo a inseguirlo. Tra i protagonisti della cavalcata del Pescara, oltre ai vari Dagasso, Plizzari e Merola, c’è Ciuffo, la mascotte dei biancazzurri che ha accompagnato la squadra durante tutta la stagione. Idolo dei tifosi, la mascotte ha già migliaia di follower su suo profilo Instagram. Dentro il costume si nasconde una coppia di gemelli, Loris e Yuri Mazzioli. Neanche a dirlo, sono tifosissimi del Pescara. Anche perché «solo se il sangue che ti scorre nelle vene è biancazzurro, puoi essere Ciuffo», spiegano all’unisono.
Yuri e Loris, il Pescara ce la farà?
(si guardano, scoppia una risata) «Siamo scaramantici... I presupposti ci sono».
Chi è, tra i giocatori, il migliore amico di Ciuffo?
«Ci vogliono tutti bene, ma con Letizia e Dagasso, che è pescarese doc, abbiamo un rapporto particolare».
Siete anche nella final four della “Mascotte league” organizzata dalla Lega pro: rischiate il “doblete”.
«L’anno scorso Ciuffo è arrivato in finale ma ha perso contro la mascotte del Catania. Quest’anno possiamo fare la storia».
Com’è iniziato tutto?
«Da un’idea del direttore della Pescara Calcio Academy Marco Arcese, che voleva ridare un “Delfino” alla città dopo più di dieci anni in cui era rimasta senza. E hanno pensato subito a noi, perché sanno quanto siamo “malati” per questa squadra».
Quand’è stata la prima volta che siete andati allo stadio?
«Stagione 1984-1985. Avevamo 4 anni. Da allora, in quarant’anni abbiamo perso al massimo dieci partite all’Adriatico-Cornacchia».
Che cosa significa essere Ciuffo?
«È faticoso (dentro il costume fa veramente caldo!), ma bellissimo. Siamo tutt’uno con la Curva Nord. Seguire i loro cori, incitare tutto lo stadio. È emozionante».
Nei brutti periodi siete stati presi di mira dai fans?
«Sarebbe potuto accadere, ma non è mai successo. Anzi, siamo riusciti a scaldare i loro cuori nei momenti in cui il Pescara soffriva di più».
La cosa più bella di indossare questo costume?
«I bambini ci chiedono l’autografo, ci vogliono bene. Quando uno di loro ci fa il segno del cuore dagli spalti e vedono che gli rispondiamo sono felicissimi. Anche quando a fine partita ci raggiungono in campo i tifosi affetti con disabilità, è un’emozione bellissima renderli felici con un abbraccio.
Ciuffo vive anche fuori dal campo?
«Facciamo molte iniziative con associazioni benefiche. Anche per questo in città Ciuffo è un simbolo».
Ormai non c’è Pescara senza Ciuffo.
«Non riusciremmo a immaginarla. Una mascotte forte come la nostra non c’è mai stata».
È vero che Ciuffo ha anche una canzone?
«Si chiama “Stasera mi tuffo”. Il cantante e produttore è Francesco Altobelli. Mercoledì allo stadio sentirete tutti i bambini cantarla!».
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