Pescara in affanno, Pincione a New York

Il presidente parte, i collaboratori non prendono soldi da tre mesi

PESCARA. Max Pincione oggi torna a New York. Del resto, che stia a meno a Pescara cambia poco. Lo dicono i fatti. Per reperire i fondi necessari all’iscrizione in C1 del club biancazzurro, sono stati dati in garanzia alla Caripe i crediti di mercato, sui quali il presidente, che è arrivato pochi mesi fa, non ha nessun merito. Meglio che vada a New York, dove forse può reperire i mezzi finanziari per rilanciare il Pescara. Tra pochi giorni, così ha sempre detto, farà arrivare due milioni di euro. Pochi, certo, ma sicuramente benedetti.

La drammaticità del momento ha fatto sì che l’attenzione venisse focalizzata solo sull’Irpef, gli oneri previdenziali e le fidejussioni. O meglio, sugli elementi determinanti per la sopravvivenza del club. Sono stati dimenticati i collaboratori che da tre mesi (e in qualche caso quattro) non percepiscono un centesimo. Neppure i soldini a titolo di rimborso spese. La nuova società, che ha cambiato struttura a più riprese, è entrata in scena a gennaio... Brutta cosa, dai. C’è aria da caduta dell’impero: mentre i collaboratori ansimano, il presidente gira in macchina con un autista e ha un piccolo esercito di avvocati, consulenti e (ma solo nella prima fase) guardie del corpo. Pincione potrebbe difendersi dicendo che a quelle spese provvede a titolo personale, senza gravare sulla società. Ai tifosi basterebbe come risposta? Il presidente non gradisce che si parli dei problemi del club. Non se ne parlerebbe, se li risolvesse.

Oggi i crediti di mercato saranno ratificati dagli organi competenti e, di conseguenza, la Caripe attiverà l’iter, si spera velocissimo, per finanziare il club, in modo che sistemi il conto con l’erario e sia in regola per la C1 (ma difficilmente dribblerà la penalizzazione). Una modifica nello statuto societario farà sì che vengano nominati un nuovo cda e un amministratore che, in qualche modo, facciano riferimento alla Caripe. La supervisione della banca rimarrà fino a quando ci sarà il debito. Per quanto riguarda i contratti eccedenti il minimo sindacale (c’era anche quello di Cinelli...), dovrebbero essere stati trovati gli adeguati parafulmini. Insomma, non serviranno quelle fidejussioni che su Pincione hanno lo stesso effetto della luce del sole sui vampiri.

I soldi di Pincione vengono automaticamente associati al rilancio della squadra. Probabilmente è il caso di correggere il tiro. Se arriveranno, dovranno essere utilizzati innanzitutto per dare nuova linfa al settore giovanile, che da almeno un paio di decenni è la fonte principale del sostentamento della squadra maggiore. Guai a pensare che il vivaio sia un’inesauribile vena d’oro. Il Pescara di questi giorni, come quello di Paterna e di Scibilia e Oliveri ultima versione, deve vendere l’argenteria di famiglia per non morire di fame. Dirlo senza peli sulla lingua eviterà deleterie perdite di tempo e sarà, almeno, un punto di (ri)partenza. Per quanto riguarda il mercato, non c’è neppure l’ombra di un’operazione in entrata degna di questo nome. Qualche saluto si registra: Demartis va a Perugia, Martini forse in B (Ascoli?). Tra i possibili futuri biancazzurri ci sono due nomi già noti ai tifosi: Stella e Mora. Capitolo allenatore: Di Mascio in pole, Galeone subito dietro.