Giorgio Repetto, ds del Pescara

CORONAVIRUS

Repetto: stop agli allenamenti. La B al 9 maggio? Ho dei dubbi 

Il ds biancazzurro: «Tornare al Poggio sarebbe da irresponsabili, già ci sono state troppe delle leggerezze. Andare in campo d’estate? Anche a me è accaduto nel 1979»

PESCARA. Chiusi in casa e pochi contatti con il mondo esterno. Anche il Pescara sta seguendo le indicazioni del governo, con i calciatori che continuano ad allenarsi nelle proprie abitazioni con sedute di lavoro basate soprattutto sulla parte atletica. «Io invece mangio, posso fare solo questo», prova a sdrammatizzare così Giorgio Repetto, il direttore sportivo dei biancazzurri, che dalla sua casa di Spoltore risponde al Centro con un filo di ironia. «Mi sento come un animale in gabbia, ma non mi interessa perché la situazione è troppo delicata per pensare di agire in altra maniera», racconta il dirigente del Delfino, in costante contatto con lo staff medico e tecnico. «Oggi bisognerebbe riprendere con gli allenamenti, ma non sarà così. Noi non ci alleneremo, a prescindere dalle comunicazioni ufficiali di Lega e Aic (Associazione italiana calciatori). Non abbiamo nessuna intenzione di allenarci al Poggio degli Ulivi e anche l’allenatore Legrottaglie, il ds Bocchetti e tutta la società sono d’accordo in tal senso», dice Repetto. «Riprendere sarebbe un controsenso assurdo, perché in questo momento serve solo senso di responsabilità e il calcio, come tutto il mondo dello sport, deve dare l’esempio».
Il ds del Pescara, poi, dice la sua sulla possibilità di riprendere il campionato non oltre il 9 maggio, deadline indicata dalla Lega di serie B. «Di medicina e di virologia non capisco nulla, però, così, a naso, dubito che si possa riprendere entro quella data. Bisognerà capire in che modo evolverà la situazione in Italia e poi si potranno fare delle valutazioni più precise, visto che al centro-sud il picco del virus è previsto più avanti. Non possiamo parlare di calcio e di campionato con oltre 20mila contagiati e 1.800 morti. Poi, invece, come spero, se si dovesse normalizzare il tutto, allora torneremo in campo giocando anche in estate».
Un finale di campionato con il caldo torrido? «Qual è il problema? Io, nel 1979, ho giocato gli spareggi promozione con il Pescara a luglio. Torneo falsato? In queste situazioni certi ragionamenti passano in secondo piano. Se vogliono pensare a salvare la stagione, sicuramente non potranno togliere la serie A al Benevento. Con una classifica cristallizzata si potrebbe fare uno spareggio tra seconda e terza e un solo spareggio play out. Anche se, ripeto, in questa situazione tutto passa in secondo piano, visto che lo sport professionistico è un’azienda che produce spettacolo, non una cosa primaria». Il ds del Pescara, poi, torna anche sulla gara di Benevento, l’ultima dei biancazzurri otto giorni fa, prima dello stop. «Non volevamo andare in campo e il presidente Daniele Sebastiani, prima della partita, si era attivato per non farla disputare vista la situazione d’emergenza. Siamo arrivati a quella gara con tantissimi casi di influenza tra i calciatori e avevamo fatto le segnalazioni seguendo il protocollo sanitario. In quel momento, visto che non c’era lo stato d’emergenza come adesso, non hanno ritenuto di fare il tampone ai giocatori e noi siamo scesi in campo con le mascherine proprio per dare un segnale forte», continua. «Lo sport doveva fermarsi prima e alcune partite non si sarebbero dovute giocare, non solo in B, anche in serie A, campionato in cui si registrano i primi casi di positività tra i calciatori. C’è stata leggerezza, bisognava fermarsi prima».
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