pineto

Zanardi: "Per essere campioni bisogna volerlo"

Il campione di ciclismo paralimpico incontra 600 studenti e parla di educazione sportiva: "In Abruzzo gente meravigliosa, ma bisogna curare meglio il manto stradale"

INVIATO A PINETO. Raccontano che l’amico Claudio Costa, storico medico dei piloti del Motomondiale e fondatore della “clinica mobile” sui circuiti, quando lo vide moribondo sul letto dell’ospedale di Berlino, ricoverato per l’incidente del Lausitzring dal quale uscì senza gambe, disse a quanti aveva vicino: «Quest’uomo tornerà a fare tutto quello che faceva prima: camminare, guidare, sciare e, soprattutto, a portare sulle spalle suo figlio Niccolò». A distanza di 15 anni da quel terribile incidente, Alex Zanardi, bolognese, non solo ha dato seguito al responso profetico dell’oracolo “dottor Costa”, ma in aggiunta è andato e va anche in bicicletta, con la handbike per l’esattezza, con la quale ha conquistato due ori e un argento ai Giochi paralimpici di Londra di quattro anni fa, cinque ori e due argenti ai mondiali su strada tra Greenville (Usa), Baie-Comeau (Canada) e Roskilde (Danimarca) tra il 2011 e il 2015. Insomma, un campione della pedalata fatta con le braccia, dotato di bicipiti che sembrano le pale di un mulino a vento. E quando a bordo di quella sorta di banana, Zanardi, oggi 49enne, entra nel palazzetto dello sport Santa Maria, a Pineto, insieme ai compagni di squadra, ti accorgi della presenza di un fenomeno paranormale dallo spostamento d’aria che crea in sella a quel “bolide”. Eppure oggi va a due all’ora e non potrebbe fare diversamente in questo luogo al chiuso e pieno di pedoni. Ma tutti scattano in piedi, a canticchiare l’Inno di Mameli, mentre oltre 600 alunni delle scuole medie di Pineto, Atri, Roseto e Silvi ritmano le strofe del Fratelli d’Italia col battimani insieme a insegnanti e accompagnatori.

Pineto, Alex Zanardi incontra gli studenti
Alex Zanardi, l'ex pilota di Formula 1 e medaglia d'oro ai Giochi paralimpici di Londra con la handbike, ha incontrato ieri a Pineto (Teramo) 600 studenti insieme alla squadra che andrà a Rio 2016 e al ct Valentini (video di Luciano Adriani)http://bit.ly/1mZc6IY

I ragazzi della seconda G di Silvi mostrano il cartellone “Con la voglia di vincere, con la voglia di vivere”, fondendo in poche parole il motto di questi atleti della Nazionale paralimpica di ciclismo che, proprio a Pineto, sono in ritiro da lunedì scorso e fino a sabato, per preparare i Giochi di Rio 2016. «Credete sempre in voi stessi e in ciò che state facendo, perché neanche io avrei mai creduto di potere arrivare dove sono arrivato prima del mio incidente», ha detto Zanardi ai ragazzi. Proprio lui che ha dovuto fare della sua vita di necessità virtù, lui che il destino ha privato della sorella maggiore Cristina, morta prematuramente proprio in un incidente stradale nel lontano 1979. Incredibile ma vero.

Zanardi, si può essere campioni con la disabilità?

« La sua è una domanda difficile. L’importante è non porsi il problema per riuscire a diventare campioni. È tutta una questione di atteggiamento mentale che bisogna tirare fuori e io, insieme ai compagni di squadra, se siamo qui è perché siamo riusciti in questo. Ecco, non bisogna mai porsi dei limiti in ciò che si vuole fare».

Che ricordi ha di Michael Schumacher?

«È stato un grandissimo pilota. Ho corso con lui nelle gare di kart. Sono stato collaudatore in Formula 1 quando lui gareggiava».

Come ha vissuto la tragedia del 2001 in Germania?

«In carriera ho avuto tanti successi, quelli sperati e cercati, soprattutto negli Stati Uniti. Ma bisogna riflettere sul fatto che la vita è fatta di alti e bassi e bisogna essere sempre riconoscenti con i momenti belli che hai ottenuto».

Ricorda suo figlio quando per la prima volta l’ha rivista senza gambe?

«Certo, ma all’epoca Niccolò aveva appena 3 anni. Ma mia moglie guidò bene il bambino nell’impatto che avrebbe avuto portando mio figlio in ospedale. È stato il primo momento, ma per capirsi basta guardarsi negli occhi. Il tempo poi ha aggiustato tutto».

Lei viene spesso con la Nazionale in Abruzzo, come si trova qui?

«Questa è una regione meravigliosa, gli abruzzesi sono fantastici e l’accoglienza è sempre speciale. Ma dovete curare meglio le strade affinché si possa andare in bici senza incorrere nei pericoli. Del resto, le tasse si pagano anche per rifare le strade. E noi siamo quelli che vogliono che le regole si rispettino».

Quale appello lancia ad automobilisti e giovani?

«I giovani una dose d’incoerenza, giusta però, devono pur averla nella loro vita. L’importante è che indirizzino il loro oggi su quelli che sono dei sani valori. Abbiano anche la forza di trasformare le passioni in mestiere e il mestiere in passioni. Ecco, l’importante è che non passi anche tra di loro il messaggio che io sono un eroe per via dell’incidente che ho avuto: c’è chi vive con una spada di Damocle sulla testa e a loro va il mio costante pensiero. Gli automobilisti in generale, poi, riflettano sul senso della vita perché a volte messaggiare o parlare col telefonino mentre si guida equivale ad avere in mano un’arma che può uccidere, una sorta di pistola. Ci vuole tanto buon senso mentre si guida, e gli adulti, soprattutto, possono essere un buon esempio per i più giovani».

©RIPRODUZIONE RISERVATA