Abruzzo, scambia i segnali bianchi e rossi del Cai per divieti d'accesso e si perde in montagna: escursionista recuperato

Sono 30 gli interventi del Soccorso alpino condotti nell'arco dell'estate sul versante teramano. In molti casi ci si imbatte in turisti "analfabeti" della montagna

TERAMO. Fortuna il maltempo, altrimenti l’estate ormai a quasi alle spalle rischiava d’essere ricordata come la peggiore degli ultimi anni sul fronte degli incidenti in montagna. Venti gli interventi del Soccorso alpino sui monti teramani in poco meno di tre mesi, i due terzi di quelli registrati quest’anno ma soprattutto nessun calo rispetto alla passata stagione turistica quando le condizioni climatiche furono ben più clementi. Pioggia e freddo insomma avranno pure creato non pochi danni all’indotto del comprensorio, ma sono serviti a tener lontano da sentieri e monti escursionisti impreparati e dell’ultim’ora.

Montagna o trappola? «L’incidenza è stata alta, praticamente stabile rispetto a un anno fa», traccia un primo bilancio il capostazione del corpo del Soccorso Alpino di Teramo, Pino Sabbatini. «Certo», aggiunge, «se non ci fosse stato il brutto tempo le richieste sarebbero praticamente raddoppiate». L’area più colpita è il versante orientale del Gran Sasso – Prati di Tivo, il Corno Grande e il Corno Piccolo – che com’è noto è il più “battuto” da turisti ed escursionisti nella stagione turistica. Qui ogni anno, e il 2014 non fa eccezione, si concentra l’80% dei soccorsi. Il restante 20% riguarda invece le altre due catene della montagna teramana, la Laga e i Monti Gemelli. Regno dei cercatori di funghi, la zona può trasformarsi in una trappola per quanti s’avventurano tra boschi e sentieri, spesso poco conosciuti, rischiando di smarrire l’orientamento e restare isolati. «I Monti della Laga sono tra i più critici, ci sono posti scivolosi per la presenza d’acqua sulle arenarie», spiega ancora, «e il pericolo più grande è di cadere sulle pietre e rimetterci anche la vita». A differenza del Gran Sasso, il periodo “caldo” per questo versante del Teramano inizia adesso, con la ricerca dei funghi, e va avanti per tutto l’autunno. D’inverno l’attenzione torna sul comprensorio sciistico per il rischio valanghe.

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L’escursionista improvvisato. L’identikit di chi chiede l’aiuto del Soccorso Alpino è difficile da tracciare. Tra i 30 soccorsi effettuati da gennaio ad oggi dai 15 volontari del corpo teramano per fortuna non ci sono episodi gravi, neanche un intervento alpinistico ad esempio. «Chi scala le rocce è molto preparato, invece troppo spesso qualcuno s’improvvisa escursionista senza vedere le previsioni, studiare il percorso o saper leggere una bussola o una cartina». E non mancano casi anche comici: c’è chi in vetta scambia i segnali “rosso-bianchi” dei sentieri Cai per divieti d’accesso e, quindi, invece di seguire il percorso fa la strada contraria. E’ accaduto a un turista di 46 anni di Sassuolo che si è ritrovato dopo ore di giri per evitare le vie col “divieto di accesso” sull’orlo di un burrone vicino al Passo del cannone a 2.700 metri. C’è il turista romeno che s’arrampica ai cavi d’acciaio sulla roccia della via ferrata per raggiungere il rifugio Franchetti ma poi ci resta “appeso”, o ancora quello che si perde, va nel panico e si confonde tra i soccorritori che continuano a cercarlo ignari di tutto. E poi famiglie con bambini all’arrembaggio, “scalatori” su pareti friabili e chi più ne ha ne metta. «Ne vediamo di tutti i colori», ammette Sabbatini, «ogni sera riceviamo una chiamata per avere indicazioni su come recuperare la strada o per un intervento. Chi va in montagna crede di poter arrivare ovunque ma non è così. E’ un ambiente ostile, va affrontato con un approccio tecnico». I consigli, dunque, sono quelli di sempre: studiare bene il percorso, dotarsi di cartine e sistemi Gps, avere un abbigliamento adeguato e non avventurarsi in sentieri troppo difficoltosi.

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