Alba, arrestati i due rom del delitto Fadani

Dall'Aquila parte l'ordine contro Spinelli e Levakovic condannati a 10 anni ciascuno per la morte del commerciante

ALBA ADRIATICA. Delitto Fadani: arresti domiciliari per Sante Spinelli e Danilo Levakovic, i due rom di Alba Adriatica assolti in primo grado e recentemente condannati in Appello per l'omicidio di Emanuele Fadani, l'imprenditore 38enne ucciso con un pugno nel novembre 2010. I due sono stati arrestati nella tarda serata di ieri dai carabinieri della compagnia di Alba (guidati dal capitano Pompeo Quagliozzi) su ordinanza dei giudici della corte d'Appello.

Ordinanza emessa dopo la richiesta del procuratore generale dell'Aquila che ha chiesto la detenzione in carcere ipotizzando un pericolo di fuga. Istanza, quest'ultima, che non è stata accolta. Il 13 marzo scorso i giudici d'Appello dell'Aquila, riformando la sentenza di primo grado emessa nell'aprile del 2011 dal gup di Teramo Giovanni de Rensi, hanno stabilito che ad uccidere Fadani in concorso con Elvis Levakovic, che sferrò il pugno fatale, sono stati anche il cugino Danilo Levakovic e Sante Spinelli. Dieci anni e quattro mesi ad Elvis (in primo grado condannato a dieci); dieci anni a Danilo e Spinelli (in primo grado assolti).

Questa, dunque, è stata la sentenza bis sul delitto che nel 2009 scatenò una sommossa popolare ad Alba Adriatica contro la comunità rom. La notte dell'11 novembre Fadani e il suo amico Graziano Guercioni cominciarono a litigare con i tre rom in un pub del centro. La lite proseguì in strada, Guercioni venne colpito e Fadani reagì. Un pugno alla testa infertogli da Elvis Levakovic gli causò una devastante emorragia cerebrale e il commerciante di 39 anni morì in pochi minuti. La pubblica accusa ha sempre sostenuto la tesi dell'omicidio volontario in concorso, chiedendo trent'anni per ciascuno dei tre rom sia in primo che in secondo grado. Una tesi che, riguardo alla volontarietà del gesto, non ha retto ad alcun vaglio di giudici terzi, appello compreso. Contro la sentenza di secondo grado i legali dei tre rom hanno annunciato un ricorso in Cassazione.

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