Alcol ai minorenni sulla costa, protesta dei genitori sul web

Dopo il diverbio tra una mamma di Roseto e il vice sindaco Montese si scatena il dibattito in rete sull’assenza di controlli da parte delle autorità

ROSETO. A chi spetta il controllo sulla vendita di alcolici ai giovani sotto i 18 anni, che per legge non potrebbero acquistarli? Non si fa troppo poco, da parte delle istituzioni, per vigilare su un fenomeno, quello dell’abuso di alcol in giovanissima età, che appare in preoccupante aumento anche nel Teramano? L’argomento è stato oggetto ieri notte, in presenza di alcuni adolescenti brilli, di un diverbio tra una mamma e il vice sindaco di Roseto Alfonso Montese mentre si stava concludendo, sul lungomare, l’affollatissima rievocazione della pesca “con la sciabica”. Un diverbio che è stato ripreso e amplificato sulla rete qualche ora dopo, dando vita a un acceso dibattito su Twitter.

«Una madre che chiede aiuto per vendita di alcol ai minori si è sentita rispondere dal vicesindaco della sua città che sono fatti dei genitori». Questa la frase postata dalla signora che ha scatenato il dibattito sul social network, coinvolgendo persone da ogni parte del mondo. «In Svizzera vendita di alcolici vietata ai minori, in caso di dubbi è necessario mostrare la carta d’identità», è l’intervento di Giuliano Castgliego, cui è seguito quello di Claudia Larix che sottolinea come «diventa colpa della politica l’assenza di azioni di loro competenza. I genitori possono fare ordinanze? Educare non basta».

Da parte sua, il vice sindaco di Roseto si è giustificato chiarendo al Centro che la frase esatta detta alla mamma era stata: «Non ci possiamo sostituire ai genitori». Ma la puntualizzazione non cambia la sostanza del dibattito mediatico, che è proprio questa: i genitori sentono di aver bisogno dell’aiuto delle istituzioni nella quotidiana battaglia contro il consumo di alcol da parte dei giovani. «È un tema serio e grave», ribadisce Barbara Collevecchio, la psicologa che ha acceso il dibattito su Twitter, e Paolo Mantovan le dà man forte: «I lidi balneari vivono delle sbornie dei ragazzini; posso testimoniare». Un’accusa molto grave, che comunque non sembra un segreto sulla rete. «Io vivo al mare, in Versilia», scrive un’altra tweeter, che si firma Nike@ilvelodiMaya, «i ragazzi sono rimasti gli unici a spendere nei bar». «Ogni notte nei paesi di mare», si legge in un altro messaggio, «schiere di minorenni ingrassano le casse dei gestori di locali spregiudicati e la politica tace; perché?». «Perché i politici di questi paesi», è la risposta in rete di Barbara Collevecchio, «vivono dei voti delle lobby di gestori di stabilimenti balneari. E intanto l’alcol tra i minori è sempre più una piaga». Roberto Marsicano è lapidario: «La vendita di alcol a minori e minorati è reato e il sindaco è pubblico ufficiale».

L’argomento era già stato portato all’attenzione dei lettori del Centro alcuni mesi fa grazie all’intervento di un’altra mamma di Roseto (di cui però non faremo il nome, per tutelare l’identità dei figli), la quale si è attivata da sola restando per ore davanti ai locali notturni a controllare il comportamento dei propri ragazzi, che riteneva a rischio, così come quello dei loro amici, per poi lanciare un tam-tam sulla rete nella speranza di ottenere aiuto da altri genitori. Ieri la signora è tornata sull’argomento su Facebook, ribadendo il succo della sua denuncia: «Purtroppo anche qui a Roseto i locali vendono alcolici a minorenni e in alcuni posti anche a basso prezzo. Ragazze adolescenti (anche di 12 anni), di buona famiglia, ubriache per amore, magari solo per far vedere al ragazzo a cui si va dietro che si è capaci di fare di tutto, pur non avendo mai bevuto neanche coca cola. Sono episodi di cui sono stata testimone in prima persona, così come altri, e che io ritengo il primo passo verso l’autodistruzione se non si interviene per tempo».

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