Allarme sanitario dopo il disastro

Depuratori fuori uso. Giuliante: presto la richiesta dello stato di calamità
TERAMO. E' piena emergenza ambientale. Uno degli effetti più devastanti l'alluvione l'ha avuto sui depuratori. Mentre alcuni ora funzionano, ad esempio quelli di Giulianova ed Alba Adriatica, tre sono gravemente lesionati. Per un paio si stima ci vorranno quattro mesi per ripararli. Intanto i liquami finiscono direttamente in mare.
DEPURATORI. Ieri si è svolta in Regione una riunione fra il commissario dell'Ato, Pierluigi Caputi e i vertici della Ruzzo reti. «L'imperativo», esordisce il presidente della Ruzzo reti, Giacomo Di Pietro, «è non rovinare la stagione estiva. Quindi bisogna lavorare giorno e notte per riparare i depuratori. A Tortoreto abbiamo già cominciato: la condotta in queste ore sarà riparata, ma se il depuratore se non funziona non risolviamo molto». In sostanza bisogna concordare procedure snelle, che evitino le lungaggini dei normali appalti. La situazione peggiore c'è al depuratore di Tortoreto, che ha riportato danni per 5 milioni. La struttura serve anche Giulianova nord: se non tornasse in funzione per l'estate sarebbe una mazzata per l'economia provinciale. Quello di Morro d'Oro è praticamente sott'acqua. «Ma è più piccolo e stiamo vedendo se si può delocalizzare», osserva Di Pietro. L'impianto di Pineto è tutto sommato quello che ha bisogno di meno lavori. I tecnici dell'Arta sono già andati a fare i rilievi sulle strutture. «E' basilare una deroga alle autorità che vigilano sulla depurazione, non possiamo stare nei parametri stabiliti nella legge. E' una deroga che abbiamo chiesto alla Regione». Infatti la legge prevede, dopo le alluvioni, che per 24 ore il depuratore possa funzionare in maniera anomala. Ma in questo caso si parla di mesi. «E non abbiamo considerato il danno che non si vede», aggiunge sconsolato Di Pietro, «cioè la rottura delle fognature». E' previsto a breve un vertice in Provincia con Protezione civile, sindaci e Regione.
TORNA L'ACQUA. Intanto l'acqua potabile è tornata domenica notte nei centri della Vibrata rimasti a secco dopo la rottura, per frana, della condotta principale a Colonnella.
STATO DI CALAMITA'. Gianfranco Giuliante, assessore regionale alla Protezione civile, annuncia che la Regione in queste ore dichiarerà «lo stato di calamità naturale e il primo passo sarà quello di sottoporre la richiesta al Consiglio dei ministri con una lettera di intenti predisposta dagli uffici regionali». Sulla stima dei danni spiega che si é «nell'ordine di decine di milioni, anche se una stima precisa non possiamo ancora farla: alcune situazioni devono essere ulteriormente approfondite». Alla Regione stanno già arrivando i primi rapporti. Non a caso ieri sera, convocata dall'assessore provinciale Elicio Romandini, si è tenuta una riunione fra i Comuni dell'Unione della Vibrata, per fare il punto sui danni.
GINOBLE. Il deputato Pd Tommaso Ginoble annuncia che con gli altri colleghi abruzzesi organizzerà iniziative parlamentari affinché la richiesta di stato di calamità non passi in secondo piano a livello nazionale. Domani ha convocato una riunione a Roma. «E' fondamentale attivarsi da subito anche perché ci sono regioni, come le Marche, che hanno agito con maggiore tempestività».
TERAMO-MARE. Il consigliere regionale Idv Cesare D'Alessandro si concentra sui danni alla Teramo-mare - «superstrada con decine di difetti» - e l'allagamento del sottopasso a Mosciano, dove un uomo è morto «non perché sfortunato come ha affermato il ministro Matteoli ma perché le pompe per lo svuotamento dell'acqua non hanno funzionato». L'Idv chiede che si accertino «le responsabilità, anche quelle di chi ha progettato, diretto e realizzato la Teramo-Mare».
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